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Diritto di querela dipendente: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per tentato furto e porto abusivo di armi. La sentenza ribadisce un principio fondamentale: il diritto di querela del dipendente di un esercizio commerciale è valido se questi ha una ‘detenzione qualificata’ della merce, a prescindere da una delega formale del proprietario. Il reato di furto, infatti, tutela non solo la proprietà ma anche il possesso e la detenzione. La Corte ha inoltre respinto le doglianze sulla qualifica del coltello come strumento di lavoro e sulla richiesta di applicazione della particolare tenuità del fatto, data la gravità complessiva della condotta.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Diritto di Querela del Dipendente: La Cassazione Fa Chiarezza sul Furto in Negozio

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10463 del 2025, si è pronunciata su un caso di tentato furto in un esercizio commerciale, consolidando un importante principio sul diritto di querela del dipendente. Questa decisione chiarisce che non è necessario essere il proprietario o il legale rappresentante di un’azienda per denunciare validamente un furto subito sul posto di lavoro. Analizziamo i dettagli di questa pronuncia e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un uomo condannato nei primi due gradi di giudizio per tentato furto e porto abusivo di un coltello a serramanico. L’imputato era stato sorpreso da un addetto alla vigilanza di un grande magazzino del fai-da-te mentre prelevava prodotti dagli scaffali, li rimuoveva dalle confezioni per eludere il sistema di allarme e tentava di superare le casse senza pagare.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:
1. La presunta invalidità della querela, in quanto sporta da un semplice dipendente del negozio e non dal legale rappresentante.
2. L’errata valutazione del coltello, a suo dire uno strumento di lavoro.
3. Il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).

Il Diritto di Querela del Dipendente e la Detenzione Qualificata

Il punto cruciale della sentenza riguarda la validità della querela. La Corte ha rigettato completamente la tesi difensiva, ribadendo un orientamento ormai consolidato. Ai fini della procedibilità per il reato di furto, la persona offesa non è solo il proprietario del bene, ma chiunque abbia su di esso un potere di fatto assimilabile al possesso, definito come ‘detenzione qualificata’.

Questo significa che anche un dipendente, un capo reparto o un cassiere, avendo la responsabilità e la custodia della merce all’interno del negozio, è titolare del diritto di sporgere querela. Il bene giuridico tutelato dalla norma sul furto, infatti, non è la mera proprietà, ma una concezione più ampia di possesso che include qualsiasi relazione di fatto con il bene che comporti un autonomo potere di custodia, gestione e controllo.

La Corte ha specificato che non è necessario che il dipendente sia munito di una procura formale da parte del proprietario. Ciò che rileva è la sua posizione di garanzia e controllo sulla merce, che lo rende persona offesa dal reato.

Gli Altri Motivi di Ricorso: il Porto del Coltello e la Tenuità del Fatto

La Cassazione ha ritenuto manifestamente infondati anche gli altri motivi di ricorso.

Per quanto riguarda il porto del coltello, i giudici hanno sottolineato che la giustificazione di portarlo per ‘motivi di lavoro’ era del tutto inappropriata. L’imputato si trovava in un esercizio commerciale, un luogo totalmente estraneo alle sue mansioni lavorative, rendendo il porto dell’oggetto ingiustificato e penalmente rilevante. Il ‘giustificato motivo’ richiesto dalla legge deve essere strettamente correlato al luogo, al tempo e alla natura dell’attività svolta, cosa che in questo caso mancava completamente.

Infine, è stata negata l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La Corte ha ritenuto che la condotta, valutata nel suo complesso, non potesse essere considerata di minima offensività. La simultanea commissione del tentato furto e del porto abusivo di un’arma all’interno di un negozio ha creato un pericolo concreto che esclude la possibilità di qualificare il fatto come ‘tenue’.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi proposti erano generici, assertivi e non si confrontavano criticamente con le logiche e corrette motivazioni della Corte d’Appello. I giudici di legittimità hanno evidenziato come la giurisprudenza sul diritto di querela del dipendente sia pacifica e si ponga in continuità con i principi espressi anche dalle Sezioni Unite. La tutela penale contro il furto è ampia e protegge chiunque abbia una relazione qualificata con la cosa sottratta. La decisione di non concedere l’esclusione della punibilità ex art. 131-bis c.p. è stata motivata dalla valutazione complessiva della condotta, che, includendo il porto di un’arma impropria durante il furto, non presentava i requisiti della minima offensività richiesti dalla norma.

Conclusioni

Questa sentenza offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, rafforza la tutela degli esercizi commerciali, legittimando pienamente i dipendenti ad agire tempestivamente per la protezione dei beni aziendali attraverso la querela. In secondo luogo, ricorda che il porto di oggetti atti a offendere è ammesso solo in presenza di un motivo strettamente necessario e contingente, non sulla base di generiche esigenze lavorative. Infine, delimita chiaramente l’ambito di applicazione della ‘particolare tenuità del fatto’, escludendola in casi in cui la condotta, seppur magari di modesto danno patrimoniale, presenti profili di pericolosità concreta.

Un semplice dipendente di un negozio può sporgere querela per un furto?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, anche il dipendente di un esercizio commerciale è titolare del diritto di querela se ha la ‘detenzione qualificata’ della merce, ovvero un potere di custodia e gestione sui beni. Non è necessaria una delega formale da parte del proprietario.

Portare con sé un coltello per ‘motivi di lavoro’ è sempre giustificato?
No. La giustificazione è valida solo se esiste una stretta e diretta correlazione tra il porto dell’oggetto, le modalità, il luogo e le esigenze lavorative. Portare un coltello in un contesto estraneo alla propria funzione lavorativa, come un altro negozio, non costituisce un giustificato motivo.

Quando si può applicare la causa di non punibilità per ‘particolare tenuità del fatto’?
La sua applicazione richiede una valutazione complessiva della condotta, che deve risultare di minima offensività. Nel caso di specie, la Corte ha escluso la sua applicabilità perché al tentato furto si aggiungeva il porto abusivo di un’arma in un luogo pubblico, una circostanza che aumenta la pericolosità del fatto e ne impedisce la qualificazione come ‘tenue’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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