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Diritto di difesa violato: Cassazione annulla Daspo

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di convalida di un Daspo con obbligo di presentazione, a causa della violazione del diritto di difesa. Il giudice non aveva in alcun modo considerato la memoria difensiva presentata dall’interessato. La Corte ha ribadito che l’omessa valutazione delle deduzioni difensive rende nullo il provvedimento di convalida, specialmente se emesso su un modulo prestampato con motivazione in bianco.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Diritto di Difesa Violato: La Cassazione Annulla un Daspo per l’Omessa Valutazione della Memoria

Il diritto di difesa rappresenta un pilastro fondamentale del nostro ordinamento giuridico. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 28556/2025, ha riaffermato con forza questo principio, annullando la convalida di un Daspo perché il giudice non aveva minimamente considerato la memoria difensiva presentata dall’interessato. Questo caso evidenzia come un vizio procedurale, quale l’omessa valutazione delle argomentazioni difensive, possa invalidare un provvedimento restrittivo della libertà personale.

Il Caso: Un Daspo Convalidato Automaticamente

Un cittadino si è visto notificare un provvedimento del Questore (un “Daspo”) che, oltre a vietargli l’accesso a manifestazioni sportive, gli imponeva l’obbligo di presentarsi presso gli uffici di polizia per una durata di nove anni. Come previsto dalla legge, il provvedimento è stato trasmesso al Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) per la necessaria convalida.

Il difensore del cittadino, avvalendosi del suo diritto, ha depositato tempestivamente una memoria difensiva tramite Posta Elettronica Certificata (PEC). In questo documento, venivano sollevate specifiche censure riguardo l’attribuibilità della condotta, la mancanza dei presupposti di necessità e urgenza del provvedimento e la valutazione della pericolosità del soggetto.

Nonostante ciò, il GIP ha convalidato il Daspo utilizzando un modulo prestampato, senza fare alcun cenno alla memoria ricevuta e, addirittura, lasciando in bianco le parti destinate alla motivazione. Di fronte a questa palese violazione, il cittadino ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Cassazione: Il Diritto di Difesa non può essere ignorato

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Ha annullato senza rinvio l’ordinanza del GIP, dichiarando inefficace l’obbligo di presentazione imposto dal Questore. La Corte ha ribadito un principio consolidato nella sua giurisprudenza: il termine concesso all’interessato per presentare memorie difensive non può essere inferiore a 48 ore.

Crucialmente, se l’interessato si avvale di questa facoltà, l’ordinanza di convalida che non contenga alcun riferimento, non solo formale ma anche sostanziale, alle deduzioni difensive è nulla per violazione del diritto di difesa.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che il giudice della convalida non può limitarsi a un recepimento acritico del provvedimento del Questore. Deve, al contrario, confrontarsi attivamente con gli argomenti presentati dalla difesa. Nel caso di specie, l’utilizzo di un “foglio prestampato compilato solo nella intestazione e nella data e lasciato in bianco nella parte della motivazione” è stata la prova inconfutabile di un’omissione totale di valutazione.

Questo comportamento si traduce in una motivazione solo apparente, che non dà conto del percorso logico-giuridico seguito dal giudice. La nullità, prevista dall’art. 178, lettera c), del codice di procedura penale, è la conseguenza inevitabile di una così grave lesione delle prerogative difensive, che devono essere garantite in ogni fase del procedimento, incluse quelle relative alle misure di prevenzione.

Le Conclusioni

Questa sentenza è un monito importante per l’autorità giudiziaria: la convalida di misure che incidono sulla libertà personale non può essere un atto burocratico o automatico. Il giudice ha il dovere di esaminare nel merito le argomentazioni della difesa e di dare conto, nella motivazione del suo provvedimento, delle ragioni per cui le ha eventualmente disattese. Per i cittadini e i loro difensori, questa decisione rafforza la tutela del diritto di difesa, confermando che la presentazione di memorie e deduzioni è uno strumento efficace che non può essere ignorato. L’annullamento per un vizio procedurale così evidente riafferma che la forma è, molto spesso, garanzia di sostanza.

È valido un provvedimento del giudice che convalida un Daspo senza menzionare la memoria difensiva presentata dall’interessato?
No. Secondo la sentenza, l’ordinanza di convalida che non contenga alcun riferimento, né formale né sostanziale, alle deduzioni oggetto della memoria difensiva depositata è nulla per violazione del diritto di difesa.

Qual è il termine minimo che deve essere concesso per depositare una memoria difensiva contro un provvedimento del Questore?
La giurisprudenza citata nella sentenza stabilisce che il termine concesso all’interessato per depositare memorie e deduzioni non può essere inferiore a 48 ore dalla notifica del provvedimento.

Cosa succede se il giudice utilizza un modulo prestampato per la convalida, lasciando in bianco la parte della motivazione?
L’utilizzo di un modulo prestampato con la parte della motivazione lasciata in bianco dimostra una totale assenza di valutazione delle argomentazioni difensive e del provvedimento stesso. Ciò rende l’atto nullo, in quanto la motivazione è solo apparente e viola il diritto di difesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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