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Diritto di difesa straniero: la traduzione dell’atto

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato straniero che lamentava la violazione del suo diritto di difesa. La Corte ha stabilito che la mancata traduzione immediata dell’ordinanza cautelare non comporta automaticamente la nullità della misura, specialmente se viene nominato un interprete durante l’interrogatorio e se la difesa non dimostra un pregiudizio concreto e attuale derivante dal ritardo. La questione del diritto di difesa straniero richiede la prova di un danno effettivo alle strategie difensive.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Diritto di difesa straniero: quando la traduzione tardiva dell’ordinanza non invalida la misura

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5708/2025, ha affrontato un caso cruciale per il diritto di difesa straniero nel processo penale italiano. La pronuncia chiarisce i limiti della nullità derivante dalla mancata traduzione di un’ordinanza cautelare, sottolineando la necessità per la difesa di dimostrare un pregiudizio concreto e non meramente potenziale. Questa decisione offre importanti spunti sulla bilanciamento tra garanzie procedurali e l’effettività della giustizia.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un’ordinanza del GIP del Tribunale di Reggio Calabria, che applicava a un cittadino straniero la misura cautelare del divieto di dimora in Calabria per gravi indizi di colpevolezza in materia di stupefacenti. Successivamente, il Tribunale della Libertà sostituiva tale misura con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Il punto critico emergeva durante l’interrogatorio di garanzia: il giudice si accorgeva che l’indagato non comprendeva la lingua italiana. Di conseguenza, sospendeva l’udienza, nominava un interprete e gli affidava il duplice incarico di assistere l’indagato durante l’atto e di tradurre per iscritto l’ordinanza cautelare. La traduzione scritta veniva notificata circa due mesi dopo.

La difesa presentava appello, sostenendo la violazione del diritto di difesa e l’inefficacia della misura cautelare a causa del ritardo nella traduzione, equiparando la mancata conoscenza della lingua a un ‘impedimento assoluto’ a partecipare coscientemente al procedimento.

La Decisione della Cassazione sul diritto di difesa straniero

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del Tribunale della Libertà. I giudici supremi hanno respinto le argomentazioni della difesa, ritenendole generiche e non in grado di dimostrare un interesse concreto e attuale a ricorrere.

Secondo la Corte, il ricorso si limitava a riproporre le stesse doglianze già respinte nei gradi precedenti, senza confrontarsi specificamente con le motivazioni dei giudici di merito. Questa modalità, definita di ‘genericità estrinseca’, costituisce una causa di inammissibilità, poiché l’atto di impugnazione non può ignorare le ragioni della decisione che contesta.

Inoltre, la Corte ha sottolineato la carenza di interesse, poiché la difesa non aveva spiegato in che modo la tardiva conoscenza del testo scritto dell’ordinanza avesse concretamente pregiudicato le strategie difensive dell’indagato.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su principi consolidati in giurisprudenza. In primo luogo, ha distinto la situazione in esame da quella di un ‘impedimento assoluto’. L’immediata nomina di un interprete durante l’interrogatorio di garanzia aveva garantito all’indagato la comprensione delle accuse e la possibilità di difendersi oralmente. Questo ha assicurato la partecipazione ‘attiva e cosciente’ al procedimento.

In secondo luogo, la Cassazione ha richiamato l’orientamento delle Sezioni Unite, secondo cui l’omessa o ritardata traduzione dell’ordinanza cautelare configura una nullità a regime intermedio. Questo tipo di nullità, per essere fatta valere, richiede due condizioni:

1. Deve essere eccepita tempestivamente, ossia con l’impugnazione dell’ordinanza (riesame), altrimenti viene sanata.
2. La parte che la eccepisce deve dimostrare un interesse concreto, cioè un pregiudizio effettivo e non meramente astratto o potenziale. Non basta lamentare la violazione della norma; occorre spiegare come tale violazione abbia inciso negativamente sul diritto di difesa.

Nel caso specifico, la difesa si era limitata a lamentare la tardività della traduzione in termini astratti, senza allegare quale specifica strategia difensiva fosse stata compromessa. La Corte ha ritenuto congruo il termine impiegato per la traduzione, considerata la complessità dell’atto e le difficoltà documentate dal traduttore, il cui incarico era stato anche legittimamente prorogato dal giudice.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: nel processo penale, le nullità procedurali non sono un fine, ma uno strumento a tutela di interessi concreti. Per invalidare un atto a causa di una traduzione mancante o tardiva, non è sufficiente invocare la violazione del diritto di difesa straniero in astratto. È indispensabile che la difesa articoli in modo specifico quale danno concreto sia derivato da tale omissione. La presenza di un interprete durante gli atti orali cruciali, come l’interrogatorio di garanzia, è considerata un presidio fondamentale che, in assenza di prove contrarie, può essere ritenuto sufficiente a garantire una difesa effettiva.

La mancata traduzione immediata di un’ordinanza cautelare a un indagato straniero che non parla italiano rende sempre nulla la misura?
No. Secondo la sentenza, non si tratta di una nullità assoluta. La situazione può integrare un’ipotesi di nullità a regime intermedio, che deve essere eccepita tempestivamente e richiede la dimostrazione di un pregiudizio concreto al diritto di difesa.

Cosa deve dimostrare la difesa per far valere la nullità dovuta a una traduzione tardiva?
La difesa ha l’onere di indicare l’esistenza di un interesse a ricorrere concreto, attuale e verificabile. Deve specificare come e in quale misura la mancata tempestiva conoscenza del provvedimento tradotto abbia influito negativamente sulle proprie strategie difensive. La mera allegazione di un pregiudizio astratto o potenziale non è sufficiente.

La nomina di un interprete durante l’interrogatorio di garanzia è sufficiente a sanare la mancata traduzione scritta dell’ordinanza?
La nomina di un interprete che assiste l’indagato durante l’interrogatorio, traducendo oralmente le contestazioni e gli elementi a carico, è considerata dalla Corte un elemento fondamentale per garantire la partecipazione attiva e cosciente al procedimento. Sebbene non sostituisca l’obbligo di traduzione scritta, essa attenua la lesione del diritto di difesa e sposta sulla difesa l’onere di provare che, nonostante l’assistenza orale, si sia comunque verificato un pregiudizio concreto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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