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Diritto di difesa nel DASPO: termine di 48 ore

La Corte di Cassazione ha annullato la convalida di un provvedimento di DASPO con obbligo di presentazione, stabilendo che la violazione del diritto di difesa si concretizza se il Giudice non attende il termine di 48 ore dalla richiesta del Pubblico Ministero prima di decidere. Tale lasso di tempo è indispensabile per permettere all’interessato di preparare e depositare le proprie argomentazioni difensive. La mancanza dell’orario di deposito sull’atto di convalida ha reso impossibile verificare il rispetto di questo termine essenziale, determinando l’inefficacia della misura.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Diritto di Difesa e DASPO: La Cassazione Annulla la Convalida Troppo Veloce

In una recente e significativa pronuncia, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cardine del nostro ordinamento: il diritto di difesa non può essere sacrificato sull’altare della celerità. La sentenza n. 5176 del 2024 ha annullato la convalida di un provvedimento del Questore (il cosiddetto DASPO con obbligo di presentazione) perché emessa senza attendere il termine minimo necessario a garantire all’interessato la possibilità di esporre le proprie ragioni. Vediamo nel dettaglio i fatti e le importanti conclusioni della Corte.

I Fatti del Caso

Un cittadino si era visto notificare un provvedimento del Questore che gli imponeva, per cinque anni, il divieto di accedere a tutti i luoghi del territorio nazionale dove si svolgono competizioni calcistiche, con l’aggiunta dell’obbligo di presentarsi presso un ufficio di Polizia in occasione delle partite della sua squadra del cuore.
La cronologia degli eventi è stata cruciale per la decisione:

* 23/05/2023: Il Questore emette il provvedimento.
* 24/05/2023, ore 12:45: Il provvedimento viene notificato all’interessato.
* 26/05/2023, ore 08:40: Il Pubblico Ministero (PM) deposita la richiesta di convalida al Giudice per le Indagini Preliminari (GIP).
* 26/05/2023: Nella stessa giornata, il GIP emette l’ordinanza di convalida, depositandola in cancelleria senza indicare l’orario.

Il ricorrente ha lamentato proprio questa sequenza, sostenendo che la rapidità della convalida gli avesse di fatto impedito di esercitare il proprio diritto di difesa, non avendo avuto il tempo materiale per visionare gli atti, estrarne copia e depositare eventuali memorie o controdeduzioni.

La Decisione della Corte e il Diritto di Difesa

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando senza rinvio l’ordinanza di convalida e dichiarando inefficace l’obbligo di presentazione. La decisione si fonda interamente sulla violazione del diritto di difesa, considerato un termine incomprimibile e funzionale al principio del contraddittorio.

Il Termine di 48 Ore per la Difesa

La Corte ha ribadito un orientamento giurisprudenziale consolidato: il destinatario di un provvedimento del Questore che impone l’obbligo di presentazione ha diritto a un termine per difendersi prima che il GIP decida sulla convalida. Questo termine, per analogia con quello previsto per la richiesta del PM, è individuato in 48 ore.
Questo lasso di tempo non è una mera formalità, ma è indispensabile per consentire all’interessato e al suo difensore di approntare una difesa effettiva.

Il Ruolo Decisivo dell’Orario di Deposito

Nel caso specifico, l’ordinanza di convalida del GIP, pur riportando la data del 26/05/2023, non specificava l’orario del deposito. Essendo stata emessa lo stesso giorno della richiesta del PM, era impossibile stabilire con certezza se il GIP avesse rispettato il termine di 48 ore dalla richiesta di convalida del PM. La Corte, richiamando un principio delle Sezioni Unite, ha sottolineato che in tema di libertà personale non si può ricorrere a presunzioni. L’omessa indicazione dell’ora, in un provvedimento soggetto a un termine orario di decadenza, ne causa l’inefficacia se non è possibile provare in altro modo che il termine sia stato rispettato.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte sono chiare e lineari. Il mancato rispetto del termine di 48 ore incide direttamente sul diritto di difesa, inibendo la possibilità del sottoposto di preparare e presentare memorie o deduzioni. La convalida, pertanto, non può intervenire prima che sia decorso questo termine essenziale. Qualsiasi violazione rende la convalida nulla per violazione di una norma procedurale fondamentale. La Corte ha specificato che l’impossibilità di verificare il rispetto del termine, a causa dell’omessa indicazione dell’orario, equivale a una sua violazione. In dubio pro libertate: ogni incertezza sulla regolarità formale di un atto che limita la libertà personale deve essere risolta a favore del cittadino.

Le Conclusioni

Questa sentenza rafforza le tutele procedurali a garanzia dei cittadini destinatari di misure di prevenzione. Stabilisce in modo inequivocabile che il diritto di difesa richiede tempi certi e non comprimibili. Le autorità, sia amministrative che giudiziarie, sono tenute a una meticolosa osservanza dei termini procedurali. L’indicazione non solo della data, ma anche dell’ora di deposito degli atti, diventa un elemento cruciale per garantire la trasparenza e la legittimità del procedimento, specialmente quando sono in gioco diritti fondamentali come la libertà personale.

Quanto tempo ha una persona per difendersi prima della convalida di un DASPO con obbligo di presentazione?
La persona ha diritto a un termine di 48 ore, che decorrono dal momento in cui il Pubblico Ministero deposita la richiesta di convalida al giudice. Questo tempo serve per esaminare gli atti e presentare memorie difensive.

Cosa succede se il giudice convalida il provvedimento prima che siano trascorse le 48 ore?
La convalida è illegittima e viene annullata, in quanto viola il diritto di difesa dell’interessato. Di conseguenza, la misura restrittiva della libertà personale, come l’obbligo di presentazione, diventa inefficace.

Perché la mancanza dell’orario sull’atto di convalida è stata decisiva?
Poiché la convalida è stata emessa nello stesso giorno della richiesta del PM, l’assenza dell’orario ha reso impossibile verificare se il giudice avesse atteso le 48 ore necessarie. Nel dubbio, la Corte di Cassazione ha stabilito che la procedura non può essere considerata regolare, portando all’annullamento del provvedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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