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Diritto di difesa: interprete non madrelingua basta?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso, confermando la condanna per resistenza e lesioni. La sentenza chiarisce che il diritto di difesa è garantito se l’imputato è assistito da un interprete in una lingua da lui compresa, anche se non madrelingua. Viene inoltre specificato che la mancata nomina di un interprete costituisce una nullità sanabile se non eccepita tempestivamente dalla difesa presente in udienza.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Diritto di Difesa e Interprete: Basta una Lingua Compresa?

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale per la giustizia penale: il diritto di difesa dell’imputato straniero e la necessità dell’assistenza di un interprete. La decisione analizza i confini di tale diritto, specificando quando la mancata nomina di un traduttore costituisce una violazione e quando, invece, le garanzie processuali possono ritenersi soddisfatte anche senza un interprete madrelingua.

I Fatti del Caso: Resistenza e la Questione Linguistica

Il caso trae origine dal ricorso di un cittadino straniero, condannato in appello per i reati di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali. L’imputato, detenuto e collegato in videoconferenza durante l’udienza di appello, ha lamentato diverse violazioni procedurali. In primo luogo, la mancata assistenza di un interprete durante tale udienza. In secondo luogo, ha sostenuto che, anche quando un interprete era stato presente nel corso del processo, questi parlava una lingua (l’inglese) che l’imputato comprendeva, ma che non era la sua lingua madre. Infine, il ricorrente contestava la sua capacità di intendere e di volere al momento dei fatti e la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

La Decisione della Cassazione e il Diritto di Difesa

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le doglianze sollevate dall’imputato. L’ordinanza offre importanti chiarimenti su diversi aspetti procedurali e sostanziali.

La Mancata Nomina dell’Interprete: una Nullità “Sanabile”

Il primo motivo di ricorso riguardava l’assenza dell’interprete durante l’udienza di appello. La Cassazione ha ricordato che, secondo un orientamento consolidato, la mancata nomina di un interprete per l’imputato che non conosce la lingua italiana integra una “nullità a regime intermedio”. Questo significa che il vizio deve essere eccepito dalla parte, ossia dalla difesa, prima del compimento dell’atto o immediatamente dopo. Nel caso di specie, il difensore dell’imputato era presente all’udienza e non ha sollevato alcuna obiezione. Questo silenzio, secondo la Corte, ha “sanato” il vizio procedurale, rendendo la doglianza inammissibile.

L’Interprete e la Lingua Compresa

Di particolare interesse è la posizione della Corte sulla seconda censura. L’imputato lamentava la violazione del diritto di difesa perché l’interprete non parlava la sua lingua madre, ma una lingua veicolare (l’inglese) che egli comunque comprendeva. La Cassazione ha ribadito che la norma (art. 143 c.p.p.) è finalizzata a garantire all’imputato la piena comprensione degli atti e dei passaggi fondamentali del processo. Non impone, quindi, il diritto assoluto alla traduzione nella propria lingua madre. Se l’imputato stesso dichiara di parlare e comprendere un’altra lingua e viene assistito da un interprete in quella lingua, il suo diritto di difesa è pienamente tutelato.

Vizio Parziale di Mente e Capacità Processuale

La Corte ha inoltre ritenuto inammissibili i motivi relativi al vizio di mente. La Corte d’Appello aveva correttamente basato la sua decisione su una perizia che attestava la capacità dell’imputato di partecipare al processo e un vizio solo parziale di mente. Tale vizio era già stato considerato per attenuare la pena, ma non per escludere il dolo (di natura generica per i reati contestati) o la sua pericolosità sociale. La Cassazione non può riesaminare nel merito tali valutazioni, se non sono manifestamente illogiche, cosa che in questo caso non era.

L’Esclusione della Particolare Tenuità del Fatto

Infine, è stata respinta anche la richiesta di applicare l’art. 131-bis c.p. (particolare tenuità del fatto). La Corte ha evidenziato che una modifica normativa del 2019 esclude espressamente l’applicazione di tale causa di non punibilità per il reato di resistenza quando commesso contro un agente di pubblica sicurezza. Per le lesioni, la richiesta è stata giudicata generica e infondata.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su principi procedurali e sostanziali ben definiti. Dal punto di vista procedurale, la Corte sottolinea l’onere della parte di eccepire tempestivamente le nullità relative, per evitare che vengano sanate. Ignorare questo onere preclude la possibilità di far valere il vizio in un momento successivo. Sul piano sostanziale, la decisione riafferma una visione pragmatica del diritto di difesa: l’obiettivo non è un formalismo linguistico (la lingua madre a tutti i costi), ma la garanzia effettiva che l’imputato possa comprendere e partecipare consapevolmente al processo. Se questo obiettivo è raggiunto attraverso una lingua veicolare conosciuta dall’imputato, il diritto è salvaguardato.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per il Diritto di Difesa

Questa ordinanza consolida importanti principi per la difesa degli imputati stranieri. Insegna che la difesa deve essere vigile e proattiva nel sollevare immediatamente eventuali vizi procedurali, come la mancanza di un interprete. Inoltre, chiarisce che la pretesa di un interprete madrelingua non è assoluta; ciò che conta è la comprensione effettiva del processo. La decisione bilancia le garanzie individuali con le esigenze di efficienza del sistema giudiziario, confermando che il diritto di difesa è un diritto concreto e sostanziale, non un appiglio per contestazioni puramente formali.

Cosa succede se manca l’interprete durante un’udienza e la difesa non solleva subito il problema?
Secondo la Corte, la mancata nomina dell’interprete dà luogo a una “nullità a regime intermedio”. Questo vizio procedurale viene sanato se il difensore presente in udienza non lo eccepisce immediatamente, rendendo impossibile contestarlo in seguito.

L’imputato straniero ha diritto a un interprete che parli la sua lingua madre?
No, non necessariamente. Il diritto di difesa è garantito se l’imputato è assistito da un interprete in una lingua che egli dichiara di parlare e comprendere, anche se non si tratta della sua lingua madre. L’obiettivo è assicurare la piena comprensione del processo.

Il reato di resistenza a pubblico ufficiale può essere considerato di “particolare tenuità”?
No. A seguito di una modifica normativa del 2019, la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) non è applicabile al delitto di resistenza quando questo è commesso nei confronti di un ufficiale o agente di pubblica sicurezza nell’esercizio delle sue funzioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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