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Diritto di difesa e DASPO: la Cassazione annulla

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di convalida di un provvedimento del Questore, poiché emessa prima della scadenza del termine di 48 ore concesso all’interessato per esercitare il proprio diritto di difesa. La Corte ha ribadito che questo termine è inderogabile e la sua violazione comporta la nullità del provvedimento giudiziario e l’inefficacia della misura restrittiva.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Diritto di difesa e DASPO: Annullata la Convalida Troppo Veloce

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale nel nostro ordinamento: la necessità di garantire un effettivo diritto di difesa non può essere sacrificata sull’altare della celerità. Il caso riguarda la convalida di una misura di prevenzione, simile al noto DASPO, emessa dal Giudice per le indagini preliminari prima che fosse scaduto il termine di 48 ore a disposizione dell’interessato per presentare le proprie memorie difensive. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un provvedimento emesso dal Questore di una provincia lombarda il 26 aprile 2024, con cui venivano imposte specifiche prescrizioni a un cittadino, tra cui l’obbligo di presentazione. L’atto veniva notificato all’interessato il 29 aprile alle ore 11:00.

La procedura prevede che, entro 48 ore, il Pubblico Ministero debba richiedere la convalida della misura al Giudice per le indagini preliminari (GIP), il quale ha le successive 48 ore per decidere. In questo caso, la richiesta di convalida veniva presentata il 30 aprile alle 12:30 e il GIP emetteva l’ordinanza di convalida lo stesso giorno, alle ore 14:00.

Il problema, sollevato dalla difesa, è evidente: l’ordinanza del GIP è stata emessa appena 27 ore dopo la notifica del provvedimento all’interessato, ben prima della scadenza del termine di 48 ore che la giurisprudenza riconosce come tempo minimo per consentirgli di organizzare una difesa adeguata.

L’Importanza del Diritto di Difesa nel Procedimento

Le misure di prevenzione come quella in esame, pur non essendo pene in senso stretto, incidono sulla libertà personale, un diritto tutelato dall’articolo 13 della Costituzione. Per questo motivo, la legge e la giurisprudenza, sia costituzionale che di legittimità, hanno stabilito rigide garanzie procedurali.

Una di queste è il cosiddetto “termine dilatorio” di 48 ore dalla notifica del provvedimento del Questore. Questo lasso di tempo non serve solo al Pubblico Ministero per chiedere la convalida, ma anche e soprattutto al destinatario della misura per:

* Accedere agli atti del procedimento.
* Comprendere le accuse e gli elementi a suo carico.
* Predisporre e depositare memorie o deduzioni difensive.

Emettere un provvedimento di convalida prima che questo termine sia scaduto significa, di fatto, vanificare la possibilità per l’interessato di interloquire con il giudice, riducendo il contraddittorio a una mera formalità.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso, ha affermato con chiarezza che il mancato rispetto del termine dilatorio di 48 ore a favore della difesa costituisce una nullità di ordine generale, insanabile, ai sensi dell’art. 178, lettera c), del codice di procedura penale. Gli Ermellini hanno ribadito un orientamento consolidato: le memorie e le deduzioni depositate entro le 48 ore dalla notifica sono sempre tempestive e il GIP non può decidere prima della scadenza di tale termine.

Nel caso specifico, la decisione del GIP, intervenuta prima che l’interessato potesse materialmente esercitare il proprio diritto di difesa, è stata considerata viziata. La fretta procedurale ha compresso un diritto fondamentale, rendendo l’ordinanza di convalida illegittima. La Corte ha specificato che questa violazione comporta l’annullamento dell’ordinanza giudiziaria e, di conseguenza, la perdita di efficacia della misura imposta dal Questore.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un’importante conferma della centralità delle garanzie difensive nei procedimenti che limitano la libertà personale. Anche in contesti dove l’urgenza è un elemento caratterizzante, come nelle misure di prevenzione, non è possibile derogare al nucleo essenziale del diritto al contraddittorio. La decisione della Cassazione è un monito per le autorità giudiziarie: la convalida di un provvedimento restrittivo deve sempre avvenire nel pieno rispetto dei tempi previsti dalla legge a tutela della difesa. Di conseguenza, l’ordinanza impugnata è stata annullata senza rinvio, dichiarando l’inefficacia del provvedimento del Questore limitatamente all’obbligo di presentazione.

Entro quanto tempo il destinatario di un provvedimento del Questore può esercitare il suo diritto di difesa?
Il destinatario ha un termine di 48 ore, decorrenti dalla notifica del provvedimento, per esercitare il suo diritto di difesa, ad esempio presentando memorie scritte.

Il Giudice può convalidare il provvedimento del Questore prima che siano trascorse 48 ore dalla notifica all’interessato?
No. La sentenza stabilisce che il Giudice non può provvedere prima della scadenza di tale termine, altrimenti l’ordinanza di convalida è affetta da nullità per violazione del diritto di difesa.

Qual è la conseguenza se il Giudice convalida il provvedimento prima del termine di 48 ore?
La conseguenza è l’annullamento senza rinvio dell’ordinanza di convalida e la perdita di efficacia della misura restrittiva imposta dal Questore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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