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Diritto di difesa DASPO: la Cassazione annulla convalida

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di convalida di un DASPO con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, poiché emessa prima della scadenza del termine di 48 ore concesso all’interessato per presentare le proprie difese. La sentenza ribadisce che il mancato rispetto di questo termine per garantire il diritto di difesa DASPO determina la nullità insanabile del provvedimento di convalida, con conseguente perdita di efficacia dell’obbligo di presentazione.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Diritto di Difesa nel DASPO: la Convalida non può essere affrettata

Il rispetto dei termini procedurali non è una mera formalità, ma un presidio fondamentale a tutela dei diritti dei cittadini. Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha riaffermato questo principio, annullando la convalida di un DASPO con obbligo di firma perché emessa prima della scadenza del termine di 48 ore a disposizione della difesa. Questa decisione mette in luce l’importanza del diritto di difesa DASPO e le conseguenze della sua violazione.

I Fatti di Causa

Un tifoso veniva raggiunto da un provvedimento del Questore (DASPO) che, oltre a vietargli l’accesso agli stadi, gli imponeva l’obbligo di presentarsi presso una stazione dei Carabinieri in occasione degli incontri di calcio della sua squadra. Il provvedimento gli veniva notificato alle ore 10:30 del 25 aprile.

Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP), su richiesta del Pubblico Ministero, convalidava tale misura con un’ordinanza emessa alle ore 10:20 del 27 aprile. A prima vista, potrebbe sembrare una questione di pochi minuti, ma in diritto, il tempo è una garanzia. L’interessato, tramite il suo difensore, ha impugnato l’ordinanza di convalida dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando proprio la violazione dei termini previsti per l’esercizio del suo diritto di difesa.

L’importanza del Diritto di Difesa DASPO: Il Termine di 48 ore

Il nucleo della questione giuridica risiede nel termine perentorio che la legge concede alla persona colpita da un DASPO con obbligo di firma per preparare la propria difesa. La normativa e la giurisprudenza consolidata della stessa Corte di Cassazione stabiliscono che il destinatario del provvedimento del Questore ha diritto a un termine di 48 ore, decorrenti dalla notifica, per esaminare gli atti e presentare memorie o deduzioni al giudice competente per la convalida.

Questo lasso di tempo è considerato il minimo indispensabile per consentire un effettivo esercizio del diritto di difesa, un principio costituzionalmente garantito. Il giudice, pertanto, non può procedere alla convalida prima che questo termine sia interamente trascorso.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del tifoso, ritenendolo fondato. Ha constatato che l’ordinanza di convalida del GIP era stata emessa dieci minuti prima della scadenza delle 48 ore dalla notifica del provvedimento del Questore. Questa inosservanza, anche se minima, costituisce una violazione diretta delle norme procedurali poste a garanzia del contraddittorio e della difesa.

le motivazioni

Nelle sue motivazioni, la Corte ha ribadito un orientamento ormai consolidato: la convalida del provvedimento del Questore non può intervenire prima che sia decorso il termine di quarantotto ore dalla sua notifica all’interessato. L’inosservanza di tale termine non consente l’effettivo esercizio del diritto di difesa ed è causa di nullità generale e insanabile dell’ordinanza di convalida. La natura particolarmente urgente del provvedimento non giustifica una compressione dei diritti difensivi, che devono essere sempre garantiti. La Corte ha quindi annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata, dichiarando la conseguente inefficacia del provvedimento del Questore, ma limitatamente all’obbligo di presentazione.

le conclusioni

La sentenza ha un’implicazione pratica molto chiara: l’annullamento dell’ordinanza di convalida fa perdere efficacia alla parte del provvedimento che incide sulla libertà personale, ovvero l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. È importante sottolineare, come fa la stessa Corte, che il divieto di accesso agli stadi (il DASPO vero e proprio) rimane invece valido, in quanto misura di competenza dell’Autorità di Pubblica Sicurezza che non richiede la convalida giurisdizionale. Questa pronuncia serve da monito sulla necessità di un rigoroso rispetto delle garanzie procedurali, anche in contesti, come quello delle misure di prevenzione, dove l’urgenza è spesso un fattore determinante.

Quanto tempo ha una persona per difendersi da un DASPO con obbligo di firma prima della convalida del giudice?
La persona interessata ha un termine di 48 ore, che decorrono dal momento della notifica del provvedimento del Questore, per esaminare gli atti e presentare memorie e deduzioni al giudice.

Cosa succede se il giudice convalida il DASPO prima che siano trascorse le 48 ore dalla notifica?
Se il giudice emette l’ordinanza di convalida prima dello scadere delle 48 ore, viola il diritto di difesa dell’interessato. Tale violazione, secondo la Corte di Cassazione, comporta la nullità generale e insanabile dell’ordinanza di convalida.

L’annullamento della convalida cancella completamente il DASPO?
No. L’annullamento dell’ordinanza di convalida rende inefficace solo la parte del provvedimento che limita la libertà personale, cioè l’obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria. Il divieto di accedere ai luoghi in cui si svolgono manifestazioni sportive, che è il cuore del DASPO, rimane in vigore in quanto misura di competenza dell’Autorità di Pubblica Sicurezza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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