LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Diritto di difesa DASPO: 48 ore per le memorie

Un soggetto ha ricevuto un DASPO con obbligo di presentazione alla polizia. La convalida del GIP è avvenuta meno di 48 ore dopo la notifica, impedendo un’adeguata difesa. La Corte di Cassazione ha stabilito che la violazione di questo termine minimo lede il diritto di difesa DASPO, comportando l’annullamento della sola misura dell’obbligo di presentazione, mentre resta valido il divieto di accesso agli stadi.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Diritto di Difesa DASPO: la Cassazione Annulla l’Obbligo di Firma se non Vengono Concesse 48 Ore

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19646 del 2024, ha riaffermato un principio cruciale a tutela del cittadino: il pieno rispetto del diritto di difesa DASPO. In particolare, la Corte ha stabilito che la convalida da parte del Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) dell’obbligo di presentazione alla polizia, accessorio al DASPO, è nulla se al destinatario non viene concesso un termine minimo di 48 ore per presentare le proprie memorie difensive. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale fondamentale per garantire un giusto procedimento.

I Fatti del Caso: un DASPO e un Termine Troppo Breve

Il caso ha origine da un provvedimento del Questore di Brescia, che imponeva a un cittadino un DASPO della durata di cinque anni. Oltre al divieto di accesso a tutte le competizioni sportive, il provvedimento prevedeva la prescrizione di comparire tre volte presso una stazione dei Carabinieri in occasione delle partite di calcio. Il provvedimento veniva notificato all’interessato il 4 settembre alle ore 13:50. Il Pubblico Ministero richiedeva la convalida al GIP il giorno seguente alle 11:05, e il GIP la emetteva il 6 settembre alle ore 13:41. In sostanza, tra la notifica e la convalida erano trascorse meno di 48 ore, un lasso di tempo che la difesa ha ritenuto insufficiente per esercitare adeguatamente il proprio diritto.

La Violazione del Diritto di Difesa DASPO e il Termine di 48 Ore

Il ricorrente, tramite il suo difensore, ha basato il suo ricorso in Cassazione proprio sulla violazione del termine minimo per difendersi. Secondo un indirizzo ormai consolidato della giurisprudenza, il destinatario di un provvedimento del Questore che impone l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria deve avere a disposizione un termine di 48 ore dalla notifica per poter esaminare gli atti e presentare memorie e deduzioni al giudice della convalida. Questo termine è speculare a quello concesso al Pubblico Ministero per richiedere la convalida stessa. La difesa ha sostenuto che la compressione di questo tempo avesse causato una nullità generale per violazione del diritto di difesa.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendo fondato il primo motivo. I giudici hanno ribadito che l’inosservanza del termine di 48 ore non consente l’effettivo esercizio del diritto di difesa e, pertanto, costituisce una causa di nullità generale, come previsto dall’art. 178, lett. c), del codice di procedura penale.

Le Motivazioni

La Corte ha sottolineato come la giurisprudenza sia unanime nel riconoscere che il termine di 48 ore, decorrente dalla notifica all’interessato, è un presidio invalicabile a garanzia del contraddittorio e della difesa. Il GIP non può procedere alla convalida prima che sia spirato tale termine, a meno che l’interessato non abbia già presentato le proprie memorie. Nel caso di specie, il provvedimento impugnato dava atto espressamente che non erano state presentate memorie difensive, confermando così la lesione del diritto. Pertanto, la Corte ha annullato senza rinvio l’ordinanza di convalida, dichiarando l’inefficacia del provvedimento del Questore, ma limitatamente alla parte relativa all’obbligo di presentazione.

Le Conclusioni

Le implicazioni pratiche di questa sentenza sono significative. Viene chiarito che, sebbene il DASPO come misura amministrativa di divieto di accesso agli stadi resti valido (in quanto la sua efficacia non dipende dalla convalida giurisdizionale), la sua componente più afflittiva e limitativa della libertà personale, ovvero l’obbligo di firma, decade se il procedimento di convalida non rispetta le garanzie difensive. Questa pronuncia serve da monito per le autorità procedenti e rafforza le tutele per i cittadini, assicurando che anche nelle procedure di prevenzione venga sempre garantito uno spazio adeguato per la difesa.

Quanto tempo ha una persona per difendersi da un DASPO con obbligo di firma prima della convalida del GIP?
La persona ha diritto a un termine minimo di 48 ore dalla notifica del provvedimento del Questore per esaminare gli atti e presentare memorie e deduzioni difensive al giudice della convalida.

Cosa succede se il termine di 48 ore per la difesa non viene rispettato?
L’inosservanza di tale termine costituisce una causa di nullità generale dell’ordinanza di convalida, poiché comprime e lede l’effettivo esercizio del diritto di difesa. Di conseguenza, l’obbligo di presentazione alla polizia viene annullato.

L’annullamento della convalida per violazione del diritto di difesa invalida l’intero DASPO?
No. La sentenza chiarisce che l’annullamento riguarda esclusivamente la parte del provvedimento che impone l’obbligo di presentazione alla polizia. La parte amministrativa del DASPO, cioè il divieto di accesso agli impianti e alle manifestazioni sportive, rimane pienamente valida ed efficace.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati