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Diritto di difesa: annullato sequestro per omessa notifica

La Corte di Cassazione ha annullato parzialmente un’ordinanza di sequestro preventivo per violazione del diritto di difesa. Una delle indagate, coinvolta in un’ipotesi di turbativa d’asta, non era stata avvisata dell’udienza davanti al Tribunale del Riesame. La Corte ha stabilito che l’indagato è parte necessaria del procedimento e la sua mancata notifica determina la nullità del provvedimento. Il sequestro è stato invece confermato per le ipotesi di reato fiscale contestate a un altro indagato, per le quali la ricorrente era considerata solo ‘terza interessata’ e non parte necessaria.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Diritto di Difesa: Annullato Sequestro per Mancata Notifica all’Indagato

Il diritto di difesa è un pilastro fondamentale del nostro ordinamento giuridico, la cui violazione può invalidare anche i provvedimenti più gravi come il sequestro preventivo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 7676/2024) lo ribadisce con forza, annullando un’ordinanza di sequestro proprio perché una delle persone indagate non era stata messa in condizione di partecipare all’udienza di riesame. Analizziamo insieme questo caso per capire la distinzione cruciale tra ‘indagato’ e ‘terzo interessato’ e le conseguenze procedurali che ne derivano.

I Fatti del Caso: Turbativa d’Asta e Reati Fiscali

Il procedimento vedeva coinvolti un imprenditore e sua figlia. Le accuse erano complesse:
1. Turbativa d’asta in concorso (art. 353 c.p.): Contestata a entrambi. Secondo l’accusa, avrebbero turbato una procedura esecutiva attraverso condotte collusive, utilizzando una società a loro riconducibile per partecipare all’asta, effettuare rilanci e poi non versare il prezzo, ritardando così la procedura.
2. Sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte (art. 11, D.Lgs. 74/2000): Contestata solo all’imprenditore. Si ipotizzava che avesse simulato pagamenti verso la società di famiglia per alienare i propri ricavi e sottrarli alla riscossione coattiva del Fisco per un ingente debito tributario.

Il Sequestro e i Ricorsi

Inizialmente, il Giudice per le indagini preliminari aveva respinto la richiesta di sequestro. Il Pubblico Ministero, però, aveva presentato appello al Tribunale del Riesame, che aveva ribaltato la decisione, disponendo un doppio sequestro preventivo:
* Un sequestro finalizzato alla confisca del profitto del reato fiscale, per un valore di oltre 150.000 euro, sui beni dell’imprenditore e della società.
* Un sequestro impeditivo della società stessa, considerata lo strumento per commettere la turbativa d’asta.

Contro questa decisione, sia l’imprenditore che la figlia hanno proposto ricorso per cassazione. Il primo lamentava la sproporzione della misura, mentre la seconda eccepiva la nullità dell’intero procedimento per non aver ricevuto la notifica dell’udienza di riesame, violando il suo diritto di difesa.

Le Motivazioni della Corte Suprema

La Cassazione ha esaminato separatamente i due ricorsi, giungendo a conclusioni opposte.

Inammissibilità del Ricorso dell’Imprenditore

Il ricorso dell’imprenditore è stato giudicato inammissibile. La Corte ha chiarito che i due sequestri avevano finalità diverse e distinte: uno era diretto a recuperare il profitto del reato tributario, l’altro a impedire la reiterazione della turbativa d’asta. La censura sulla sproporzionalità è stata ritenuta generica e, in ogni caso, una valutazione di merito che non può essere affrontata in sede di legittimità. La Corte ha ribadito che il sequestro per equivalente può colpire beni nella disponibilità dell’indagato, anche se formalmente intestati a terzi, come la società di famiglia.

Accoglimento del Ricorso della Figlia e la Violazione del Diritto di Difesa

Di tutt’altro avviso è stata la Corte riguardo al ricorso della figlia. La sua doglianza era fondata su un vizio procedurale netto: l’omessa notifica dell’avviso di fissazione dell’udienza camerale davanti al Tribunale del Riesame.

La Cassazione ha operato una distinzione fondamentale:
* Qualità di Indagata: Per il reato di turbativa d’asta (art. 353 c.p.), la ricorrente era formalmente indagata. In questa veste, era una parte necessaria del procedimento e aveva il diritto assoluto di ricevere la notifica per poter partecipare all’udienza e difendersi. La mancata notifica ha quindi determinato la nullità dell’ordinanza impugnata, ma limitatamente a questo capo d’imputazione.
* Qualità di Terza Interessata: Per il reato fiscale (art. 11 D.Lgs. 74/2000), contestato solo a suo padre, la figlia non era indagata. La sua posizione era quella di ‘terza interessata’, in quanto rappresentante legale della società i cui beni erano stati sequestrati. Secondo la giurisprudenza, il ‘terzo interessato’ non è una parte necessaria del procedimento di riesame e non ha un diritto incondizionato a essere avvisato dell’udienza, potendo far valere le sue ragioni in altre sedi.

Di conseguenza, l’ordinanza è stata annullata con rinvio al Tribunale del Riesame, ma solo per la parte relativa al sequestro legato alla turbativa d’asta. Il Tribunale dovrà celebrare una nuova udienza, questa volta notificandola regolarmente alla ricorrente per garantirle il pieno esercizio del suo diritto di difesa.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza riafferma un principio cardine del processo penale: il contraddittorio deve essere sempre garantito alle parti necessarie del procedimento. La qualifica di ‘indagato’ conferisce uno status che non può essere ignorato, pena la nullità degli atti. La decisione chiarisce anche i confini di questo diritto, distinguendo nettamente la posizione dell’indagato da quella del terzo che, pur subendo gli effetti del sequestro, ha strumenti processuali differenti per tutelare i propri interessi. Per i professionisti del diritto, è un monito a verificare sempre la corretta instaurazione del contraddittorio nei procedimenti cautelari, mentre per i cittadini è la conferma che il diritto di difesa è un baluardo invalicabile a tutela della propria posizione processuale.

Un indagato ha sempre diritto di partecipare all’udienza di riesame su un sequestro?
Sì. Secondo la sentenza, la persona formalmente indagata in ordine a un reato per cui è stato richiesto un sequestro è una parte necessaria del procedimento camerale di riesame. Di conseguenza, ha il diritto di ricevere la notifica dell’udienza per poter partecipare e difendersi, pena la nullità del provvedimento emesso in sua assenza.

Perché il ricorso dell’imprenditore è stato dichiarato inammissibile?
Il suo ricorso è stato ritenuto inammissibile perché le sue censure sulla sproporzionalità del sequestro sono state considerate generiche e attinenti al merito della vicenda. La Corte di Cassazione può giudicare solo sulla violazione di legge (giudizio di legittimità) e non può riesaminare le valutazioni fattuali compiute dai giudici precedenti, salvo casi di manifesta illogicità, non riscontrati in questo caso.

Cosa distingue la posizione dell’indagato da quella del ‘terzo interessato’ nel procedimento di sequestro?
L’indagato è la persona nei cui confronti si svolgono le indagini per un determinato reato ed è parte necessaria del procedimento, con pieno diritto al contraddittorio. Il ‘terzo interessato’ è un soggetto che, pur non essendo indagato per quel reato, subisce gli effetti del sequestro (ad es. perché è proprietario dei beni sequestrati). Secondo la sentenza, il terzo interessato non ha un diritto incondizionato a partecipare all’udienza di riesame, a differenza dell’indagato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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