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Diritto di difesa: annullato Daspo se il GIP ignora la memoria

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di convalida di un Daspo con obbligo di presentazione, poiché il giudice non aveva considerato la memoria difensiva depositata tempestivamente dall’interessato. La sentenza ribadisce che ignorare le argomentazioni della difesa costituisce una grave violazione del diritto di difesa, portando alla nullità del provvedimento e alla cessazione della misura.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Diritto di Difesa: Annullato il Daspo se il Giudice Ignora la Memoria Difensiva

Il diritto di difesa è uno dei pilastri fondamentali del nostro ordinamento giuridico, un principio che deve essere garantito in ogni fase del procedimento, anche in quelli, come la convalida di un Daspo, caratterizzati da celerità. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato con forza questo principio, annullando un’ordinanza di convalida di un Daspo perché il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) aveva completamente ignorato la memoria difensiva presentata dall’interessato. Vediamo nel dettaglio i fatti e le motivazioni di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un tifoso veniva raggiunto da un provvedimento del Questore che gli imponeva, per otto anni, il divieto di accedere a manifestazioni sportive (Daspo) con l’obbligo di presentarsi in questura in occasione delle partite della sua squadra del cuore, sia in casa che fuori.

Notificato il provvedimento, l’interessato, avvalendosi dei suoi diritti, trasmetteva tempestivamente tramite PEC una memoria difensiva al GIP competente per la convalida. In questo documento, sollevava questioni cruciali:
1. Durata eccessiva: La durata di otto anni era ritenuta illegittima, poiché superava il limite massimo di cinque anni previsto per i casi non aggravati. L’interessato specificava di avere un precedente per un “Daspo urbano”, e non per un “Daspo sportivo”, contestando quindi la qualifica di recidivo nel contesto delle manifestazioni sportive.
2. Violazione del principio di gradualità: La sanzione appariva sproporzionata.
3. Mancata motivazione: Non erano state esplicitate le ragioni per estendere l’obbligo di presentazione anche alle partite in trasferta su tutto il territorio nazionale.

Tuttavia, il GIP, nel convalidare il provvedimento del Questore, ometteva completamente di valutare la memoria difensiva, non dandone atto e non confutando in alcun modo le argomentazioni presentate. Di qui, il ricorso in Cassazione.

La Violazione del Diritto di Difesa secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendo fondato e assorbente il primo motivo: la palese violazione del diritto di difesa. La giurisprudenza è granitica nel sostenere che il termine di 48 ore concesso all’interessato per presentare memorie al GIP è una garanzia fondamentale del contraddittorio. Se l’interessato si avvale di questa facoltà, il giudice ha l’obbligo non solo formale, ma sostanziale, di prendere in considerazione le deduzioni difensive.

Nel caso specifico, era provato che:
– Il provvedimento del Questore era stato notificato il 18/03.
– La memoria difensiva era stata depositata il 20/03, quindi ampiamente entro le 48 ore.
– L’ordinanza di convalida del GIP, emessa il 21/03, non conteneva alcun riferimento, neppure implicito, alle argomentazioni della difesa.

Questo silenzio del giudice ha reso l’ordinanza nulla, poiché ha svuotato di significato la garanzia difensiva prevista dalla legge.

Le Motivazioni

La Corte ha ribadito che l’ordinanza di convalida che ignora una memoria difensiva ritualmente depositata è nulla per violazione del diritto di difesa, ai sensi dell’art. 178, lett. c), del codice di procedura penale. Il giudice non può limitarsi a recepire passivamente il provvedimento del Questore, ma deve confrontarsi attivamente con le obiezioni sollevate dall’interessato.

La decisione impugnata è stata quindi annullata senza rinvio, poiché la nullità dell’atto era così palese da non richiedere un nuovo giudizio. L’annullamento ha determinato la cessazione dell’efficacia dell’obbligo di presentazione, rendendo superfluo l’esame degli altri motivi di ricorso. Il principio del contraddittorio, anche nella sua forma “cartolare” (cioè basata su atti scritti), è un presidio irrinunciabile che deve essere sempre rispettato.

Le Conclusioni

Questa sentenza è un monito importante per l’autorità giudiziaria: la celerità dei procedimenti di convalida non può mai andare a discapito delle garanzie fondamentali. Il diritto di difesa non è una mera formalità, ma l’essenza stessa del giusto processo. Ogni cittadino ha il diritto di essere ascoltato e le sue argomentazioni devono essere vagliate. Ignorarle significa emettere un provvedimento viziato, destinato a essere annullato, come correttamente statuito dalla Suprema Corte.

È valido un provvedimento di convalida di un Daspo se il giudice non considera la memoria difensiva presentata in tempo?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’ordinanza di convalida è nulla per violazione del diritto di difesa se il giudice omette completamente di valutare la memoria difensiva tempestivamente depositata dall’interessato.

Entro quale termine si può presentare una memoria difensiva contro un provvedimento del Questore con obbligo di presentazione?
L’interessato ha un termine di 48 ore, decorrente dalla notifica del provvedimento, per depositare memorie o deduzioni difensive al Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) competente per la convalida.

Cosa comporta l’annullamento dell’ordinanza di convalida per violazione del diritto di difesa?
L’annullamento dell’ordinanza di convalida comporta la cessazione dell’efficacia del provvedimento del Questore, limitatamente alla misura dell’obbligo di presentazione presso un ufficio di polizia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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