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Diritto di critica: quando non è diffamazione

Una persona, condannata in primo e secondo grado per diffamazione per aver definito “scorretto e aggressivo” il legale della controparte in una email, è stata assolta dalla Corte di Cassazione. La Suprema Corte ha stabilito che, nel contesto di un’accesa disputa condominiale, tali espressioni rientrano nell’esercizio del diritto di critica e non superano il limite della continenza, annullando la sentenza perché il fatto non costituisce reato.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Diritto di critica: non è diffamazione definire un avvocato “scorretto e aggressivo”

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5239/2025, ha chiarito i confini tra il reato di diffamazione e il legittimo esercizio del diritto di critica, specialmente nel contesto di accese dispute. La Suprema Corte ha annullato una condanna per diffamazione, sottolineando l’importanza di valutare il contesto e la portata delle espressioni usate. Approfondiamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Una condomina veniva condannata sia dal Giudice di Pace che dal Tribunale per il reato di diffamazione. L’accusa nasceva da un’email inviata all’amministratore di condominio, a un altro condomino e, per conoscenza, al legale che assisteva il condominio in una controversia contro la stessa imputata. In tale comunicazione, la donna definiva il comportamento dell’avvocato “scorretto e aggressivo”.

Nei gradi di merito, i giudici avevano ritenuto tali termini lesivi della reputazione personale e professionale del legale, considerandoli affermazioni gratuite e offensive. L’imputata, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando sia vizi procedurali sia, soprattutto, una errata valutazione degli elementi del reato, sostenendo che le sue parole rientrassero nel diritto di critica.

L’analisi della Cassazione e il diritto di critica

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ribaltando completamente le decisioni precedenti. I giudici di legittimità hanno sottolineato come, in materia di diffamazione, la Corte stessa sia “giudice del fatto”, potendo quindi valutare direttamente la portata offensiva delle espressioni contestate.

Il punto centrale della decisione risiede nell’analisi del contesto. Le parole “scorretto e aggressivo” non sono state pronunciate in astratto, ma all’interno di una vicenda complessa e conflittuale che coinvolgeva l’imputata e l’amministrazione condominiale. Le affermazioni erano contenute in una email a diffusione limitata, indirizzata a soggetti direttamente coinvolti nella controversia.

Il limite della continenza

La Corte ha ricordato che il requisito della continenza, essenziale per l’esercizio del diritto di critica, ha un carattere elastico. Per valutarne il rispetto, non basta fermarsi al tenore letterale delle parole, ma occorre considerare:

* Il messaggio che si intende trasmettere.
* Il contesto dialettico in cui le dichiarazioni si inseriscono.
* Le modalità di espressione.

Nel caso specifico, le espressioni erano riferite al comportamento del legale e non alla sua persona o alla sua integrità professionale in generale. Si trattava di una “scomposta reazione”, frutto della elevata conflittualità esistente, e non di un attacco gratuito e immotivato.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione evidenziando che i giudici di merito non avevano adeguatamente considerato l’elemento soggettivo del reato e, soprattutto, non avevano contestualizzato le affermazioni. Le espressioni, sebbene potenzialmente offensive, erano funzionali a manifestare un dissenso e una critica nell’ambito di una specifica vicenda. Erano, in sostanza, l’espressione di un pensiero critico, seppur espresso in termini aspri, su una situazione che l’imputata percepiva come ingiusta.

Secondo la Corte, le parole utilizzate, pur avendo una qualche valenza offensiva, non superavano il limite della continenza. La loro “modesta portata dispregiativa” e il riferimento a un comportamento specifico, e non alla persona, le qualificano come espressione del diritto di critica, scriminando così il reato di diffamazione ai sensi dell’art. 51 c.p. La Corte ha quindi annullato la sentenza impugnata senza rinvio, perché il fatto non costituisce reato.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: la valutazione di un’espressione come diffamatoria non può prescindere dal contesto in cui è inserita. In situazioni di alta conflittualità, come le dispute condominiali, il diritto di critica consente l’uso di un linguaggio anche aspro e polemico, a condizione che sia funzionale a esprimere il proprio dissenso su comportamenti specifici e non si traduca in un’aggressione personale gratuita. La decisione offre un importante parametro per distinguere la critica, anche severa ma legittima, dall’offesa diffamatoria penalmente rilevante.

Usare i termini “scorretto” e “aggressivo” verso un avvocato è sempre diffamazione?
No. Secondo la sentenza, se tali termini sono utilizzati in un contesto conflittuale specifico, riferiti a un comportamento e non alla persona in generale, e rientrano in una critica legata alla vicenda, possono essere scriminati dall’esercizio del diritto di critica.

Cosa si intende per “continenza” nel diritto di critica?
La continenza è un requisito che impone l’uso di espressioni proporzionate allo scopo critico. Non significa usare un linguaggio mite, ma evitare aggressioni gratuite e immotivate. La sua valutazione è elastica e dipende dal contesto, dal messaggio e dalle modalità di comunicazione.

Perché il contesto è fondamentale per valutare la diffamazione?
Il contesto è cruciale perché permette di comprendere il reale significato e la finalità delle espressioni. Una frase che, isolata, potrebbe apparire offensiva, inserita in un contesto di accesa dialettica o di critica su specifici accadimenti può rivelarsi una legittima manifestazione di pensiero.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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