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Diritto di critica: i limiti alla stampa su un magistrato

La Cassazione ha rigettato il ricorso contro l’assoluzione di un giornalista accusato di diffamazione ai danni di un magistrato. La Corte ha stabilito che il diritto di critica consente di collegare una sanzione disciplinare a un altro procedimento giudiziario, se ciò non si traduce in un attacco personale e gratuito, rispettando così il limite della continenza.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Diritto di Critica: la Cassazione traccia i confini per la stampa che si occupa di magistrati

In una recente sentenza, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso delicato che intreccia la libertà di stampa e la tutela della reputazione dei magistrati. La decisione chiarisce i confini del diritto di critica giornalistica, in particolare quando si tratta di collegare vicende disciplinari a procedimenti giudiziari. La pronuncia conferma l’assoluzione di un giornalista e del direttore responsabile di un quotidiano, accusati di diffamazione per aver pubblicato articoli riguardanti un magistrato.

I Fatti del Caso: Un Magistrato Sotto i Riflettori

La vicenda trae origine da una serie di articoli pubblicati su un noto quotidiano. Il giornalista aveva dato notizia di una sanzione disciplinare inflitta dal Consiglio Superiore della Magistratura a un magistrato con funzioni di presidente del tribunale del riesame. La sanzione era scaturita dal contenuto di una conversazione, registrata all’insaputa del magistrato, in cui quest’ultimo manifestava l’intenzione di usare un caso di presunta colpa medica, allora pendente, per esercitare pressione in una controversia personale del coniuge contro un’azienda ospedaliera.

Gli articoli collegavano direttamente la vicenda disciplinare al procedimento penale per colpa medica, suggerendo un’interferenza indebita. Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello aveva impugnato la sentenza di assoluzione, sostenendo che tale collegamento avesse superato il limite della continenza, trasformando la cronaca in un attacco denigratorio.

Il Diritto di Critica Giornalistica e i suoi Limiti

La Corte di Cassazione, nel respingere il ricorso, ha ribadito i principi fondamentali che governano il diritto di critica, sancito dall’art. 21 della Costituzione. I giudici hanno sottolineato la distinzione essenziale tra cronaca e critica:

* Diritto di Cronaca: si basa sulla narrazione veritiera di fatti e richiede il rispetto dei requisiti di verità, interesse pubblico e continenza espressiva.
* Diritto di Critica: consiste nell’espressione di un giudizio o di un’opinione, che per sua natura è soggettiva. I suoi limiti sono la rilevanza sociale dell’argomento e la correttezza dell’espressione (continenza).

Il limite della continenza non riguarda il contenuto della critica, ma la sua forma. Non deve tradursi in un attacco personale, gratuito e umiliante, ma rimanere funzionale alla comunicazione dell’informazione e alla finalità di disapprovazione.

La Particolare Rilevanza della Critica verso i Magistrati

La Corte ha specificato che il diritto di critica nei confronti dei provvedimenti giudiziari e dei comportamenti dei magistrati deve essere riconosciuto nel modo più ampio possibile. Questo rappresenta l’unico strumento efficace di controllo democratico su un’attività istituzionale esercitata in nome del popolo italiano da soggetti che godono di ampia autonomia e indipendenza.

Le Motivazioni della Sentenza

La Suprema Corte ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse correttamente applicato questi principi. I giudici di merito avevano stabilito che gli articoli incriminati non avevano superato il limite della continenza. Il giornalista aveva dato conto in modo corretto delle ragioni della decisione disciplinare del CSM, che sanzionava un comportamento deontologicamente scorretto finalizzato a strumentalizzare la funzione giudiziaria per fini privati.

Secondo la Cassazione, le modalità espressive utilizzate negli articoli erano proporzionate e funzionali alla comunicazione dell’informazione. Il collegamento operato tra la sanzione e il processo per colpa medica non era un’aggressione gratuita, ma un elemento pertinente al tema in discussione e al concetto critico espresso, tenuto conto:
1. Del contesto complessivo;
2. Della natura dell’attività giornalistica;
3. Della particolare qualità pubblica della parte civile (il magistrato).

La Corte ha concluso che cercare e riferire legami, rapporti e relazioni tra fatti diversi, quando questi elementi risultino oggettivamente sussistenti, rientra a pieno titolo nell’esercizio del diritto di critica del giornalista.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per il Giornalismo Giudiziario

Questa sentenza consolida un importante principio a tutela della libertà di stampa. Stabilisce che il giornalismo giudiziario può legittimamente indagare e creare connessioni tra eventi diversi, anche quando coinvolgono figure istituzionali come i magistrati, a patto che ciò avvenga nel rispetto della continenza formale. La critica, anche aspra e sferzante, è permessa se non trascende in un attacco personale fine a se stesso. Ciò garantisce un controllo democratico essenziale sull’operato della giustizia, bilanciando il diritto all’informazione con la tutela della reputazione individuale.

Quando un giornalista supera il limite della continenza nel criticare un magistrato?
Secondo la Corte, il limite della continenza è superato quando le espressioni utilizzate, pur riferendosi a fatti veri e di interesse pubblico, si traducono in attacchi personali, diretti a colpire la sfera morale del soggetto su un piano individuale, diventando un’aggressione verbale gratuita, infamante e inutilmente umiliante.

Qual è la differenza tra diritto di cronaca e diritto di critica secondo la Corte?
Il diritto di cronaca consiste nella narrazione di fatti e deve rispettare il requisito della verità oggettiva. Il diritto di critica, invece, è l’espressione di un giudizio o di un’opinione, che è per sua natura soggettiva. Per la critica, i limiti sono la rilevanza sociale dell’argomento e la correttezza formale dell’espressione (continenza), non la rigorosa obiettività.

È legittimo per un giornalista collegare una sanzione disciplinare a carico di un magistrato con un altro caso giudiziario?
Sì, la Corte afferma che rientra nel diritto di critica del giornalista ricercare e riferire al lettore legami, rapporti e relazioni tra fatti diversi, quando questi elementi risultano oggettivamente sussistenti. Tale collegamento è legittimo se le modalità espressive sono proporzionate e funzionali all’informazione, senza degenerare in un attacco personale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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