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Diritto alla salute detenuto: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che il reclamo di un carcerato contro il mancato rispetto di una prescrizione medica, come l’allocazione in una cella singola per motivi di salute, non è un reclamo generico ma riguarda la lesione di un diritto soggettivo. In particolare, il diritto alla salute del detenuto. Di conseguenza, il rimedio corretto è quello giurisdizionale previsto dall’art. 35-bis dell’Ordinamento Penitenziario, e non quello generico dell’art. 35. La Corte ha annullato la decisione del Tribunale di Sorveglianza che aveva dichiarato inammissibile il reclamo, rinviando per un nuovo esame nel merito.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Diritto alla salute del detenuto: la Cassazione traccia la linea di confine

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20701 del 2024, interviene su una questione fondamentale che tocca la dignità e i diritti fondamentali delle persone private della libertà personale. Il provvedimento chiarisce la natura dello strumento a disposizione del carcerato quando l’amministrazione penitenziaria non ottempera a una prescrizione medica, riaffermando la centralità del diritto alla salute del detenuto e il corretto rimedio giurisdizionale per la sua tutela.

I Fatti del Caso

Un detenuto, recluso presso la casa circondariale di Milano-Opera, presentava un reclamo a seguito della mancata attuazione di una prescrizione del medico psichiatra. Il medico aveva indicato la necessità che l’uomo fosse collocato in una cella singola, in regime aperto, per via delle sue condizioni di salute. L’amministrazione penitenziaria, tuttavia, non aveva dato seguito a tale indicazione.

Il detenuto si rivolgeva prima al Magistrato di Sorveglianza e, successivamente, proponeva reclamo al Tribunale di Sorveglianza di Milano. Quest’ultimo, però, dichiarava il reclamo inammissibile, qualificandolo come un “reclamo generico” ai sensi dell’art. 35 dell’Ordinamento Penitenziario (Ord. pen.). Secondo il Tribunale, la richiesta non riguardava un vero e proprio diritto soggettivo, ma un mero interesse alla corretta esecuzione della pena, rendendo la decisione non impugnabile.

La distinzione cruciale per il diritto alla salute del detenuto

La difesa del detenuto ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che il Tribunale avesse errato nella qualificazione giuridica del reclamo. Non si trattava di un generico interesse, ma della violazione di un diritto fondamentale: il diritto alla salute, tutelato dall’articolo 32 della Costituzione. Pertanto, lo strumento corretto non era il reclamo generico (art. 35 Ord. pen.), bensì il reclamo giurisdizionale previsto dall’art. 35-bis Ord. pen., che tutela appunto i diritti soggettivi dei detenuti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente la tesi difensiva, annullando con rinvio il provvedimento impugnato. I giudici di legittimità hanno ribadito un principio consolidato nella loro giurisprudenza, ovvero la netta distinzione tra i due tipi di reclamo.

Il reclamo generico (art. 35 Ord. pen.): è finalizzato a tutelare un mero interesse del detenuto alla corretta esecuzione della pena e alla regolarità della vita carceraria. Le decisioni emesse in questo ambito non sono ulteriormente impugnabili.
Il reclamo giurisdizionale (art. 35-bis Ord. pen.): è uno strumento specifico per far valere la lesione di un diritto soggettivo del detenuto, causata da un comportamento dell’amministrazione penitenziaria. Questo rimedio garantisce una tutela piena e le decisioni sono impugnabili.

La Corte ha specificato che il magistrato di sorveglianza, di fronte a un reclamo, ha il dovere di qualificarlo correttamente. Deve verificare se la pretesa del detenuto riguarda un diritto soggettivo e se esiste una correlazione tra tale diritto e la condotta dell’amministrazione.

Nel caso di specie, il mancato rispetto della prescrizione medica di alloggiare il detenuto in una cella singola per ragioni sanitarie integra un’evidente lesione del diritto alla salute del detenuto. Questo diritto è intangibile e deve essere garantito alle stesse condizioni dei cittadini in stato di libertà, come sancito dalla normativa sul riordino della medicina penitenziaria (L. 419/1998 e D.lgs. 230/1999).

Conclusioni

La sentenza rappresenta un’importante riaffermazione della tutela giurisdizionale dei diritti fondamentali in carcere. La Corte di Cassazione ha chiarito che quando è in gioco la salute di una persona detenuta, non ci si trova di fronte a una mera questione organizzativa, ma alla potenziale violazione di un diritto soggettivo costituzionalmente garantito. Di conseguenza, il detenuto ha diritto a uno strumento di tutela effettivo e pienamente giurisdizionale, come quello previsto dall’art. 35-bis Ord. pen., con la possibilità di ricorrere fino in Cassazione. La decisione del Tribunale di Sorveglianza è stata annullata perché, qualificando erroneamente il reclamo come generico, ha negato al detenuto il diritto a un nuovo e approfondito esame della sua istanza.

Quando un reclamo di un detenuto riguarda un diritto soggettivo?
Un reclamo riguarda un diritto soggettivo quando lamenta un pregiudizio concreto e attuale a una posizione giuridica intangibile della persona, come il diritto alla salute, derivante da un comportamento dell’amministrazione penitenziaria.

Qual è la differenza tra il reclamo ex art. 35 e quello ex art. 35-bis dell’Ordinamento Penitenziario?
Il reclamo ex art. 35 riguarda il mero interesse alla corretta esecuzione della pena e le sue decisioni non sono impugnabili. Il reclamo ex art. 35-bis, invece, è un rimedio giurisdizionale per la tutela di diritti soggettivi lesi e il provvedimento emesso è pienamente impugnabile.

Il mancato rispetto di una prescrizione medica in carcere lede il diritto alla salute del detenuto?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, il mancato rispetto di una prescrizione di un medico psichiatra sulla sistemazione in cella di un detenuto determina un’evidente lesione del diritto alla salute, tutelato dall’art. 32 della Costituzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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