Sentenza di Cassazione Penale Sez. 3 Num. 13076 Anno 2024
Penale Sent. Sez. 3 Num. 13076 Anno 2024
Presidente: NOME COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 14/02/2024
SENTENZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 12/04/2023 della CORTE APPELLO di MILANO
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
lette le conclusioni del AVV_NOTAIO COGNOME
Il Proc. Gen. conclude per l’inammissibilità del ricorso
Depositata in Cancelleria
Oggi , 29 MAR, 2024
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RITENUTO IN FATTO
Con la sentenza del 12 aprile 2023 la Corte di appello di Milano ha confermato la condanna inflitta dal Tribunale di Milano il 11 luglio 2022 a NOME alla pena di 2 anni e 6 mesi di reclusione per i reati ex art. 2 e 10 d.lgs. n. 74 del 2000.
Il difensore dell’imputata ha proposto ricorso per cassazione avverso tale sentenza deducendo tre motivi.
Con il primo motivo si deduce il vizio ex art. 606, comma 1, lett. d), cod. proc. pen. per la mancata assunzione di una prova decisiva, la testimonianza del teste NOME COGNOME, ammessa in primo grado ed illegittimamente revocata dal Tribunale. Con il secondo motivo si deduce il travisamento della prova in ordine alla ritenuta natura di cartiera della società fornitrice [in Xiuhua. Con il terzo motivo si deduce la illogicità e contraddittorietà della motivazione sulla ritenuta responsabilità per reato di cui al capo b) ex art. 10 d.lgs. n. 74 del 2000.
CONSIDERATO IN DIRITTO
1. Il primo motivo è fondato.
1.1. In punto di diritto, va ribadito il principio per cui il giudice di appell l’obbligo di disporre la rinnovazione del dibattimento quando la richiesta di parte sia riconducibile alla violazione del diritto alla prova, che non sia stato esercita o per forza maggiore o per la sopravvenienza della prova dopo il giudizio, o perché la ammissione della prova, ritualmente richiesta nel giudizio di primo grado, sia stata irragionevolmente negata da quel giudice; così Sez. 6, n. 7197 del 10/12/2003, dep. 2004, Cellini Rv. 228462 – 01. Nel caso esaminato, la RAGIONE_SOCIALE ha annullato con rinvio la sentenza di appello di rigetto della richiesta di rinnovazione del dibattimento, in quanto doveva essere applicato il comma secondo dell’art. 603 cod. proc. pen – con conseguente obbligo di rinnovazione del dibattimento avendo il giudice di primo grado, su istanza della parte civile, dichiarato la decadenza dal potere di richiedere l’ammissione dei testi ritualmente indicati dall’imputato nelle liste ex art. 468 cod. proc. pen., solo adducendo l’omessa citazione degli stessi all’udienza, con ciò negando irragionevolmente il diritto alla prova, in quanto la valutazione circa l’ammissione dei testimoni prescinde dalla loro effettiva presenza all’inizio dell’udienza, presenza che è unicamente funzionale a garantire un più ordinato svolgimento del processo, e che diviene necessaria dopo che sia stata disposta dal giudice l’assunzione della testimonianza stessa.
Nello stesso senso Sez. 5, n. 12099 del 02/02/2023, NOME, non massimata.
1.2. Dagli atti risulta che la prova testimoniale della difesa fu ammessa dal Tribunale di Milano all’udienza del 4 ottobre 2021; il Tribunale all’udienza del 21 febbraio 2022 ha dichiarato decaduta la parte dall’espletamento della prova per testimoni perché il teste, presente in udienza, avrebbe dovuto essere escusso con l’ausilio di un interprete – essendo cinese e non parlando la lingua italiana circostanza non indicata dalla difesa in precedenza.
1.2.1. Va rilevato che l’art. 143-bis, comma 1, cod. proc. pen. prevede che «L’autorità procedente nomina un interprete … quando la persona che vuole o deve fare una dichiarazione non conosce la lingua italiana». Come affermato da Sez. 3, n. 23941 del 22/04/2021, COGNOME, Rv. 281347, in motivazione, il riferimento alla persona che «deve» fare una dichiarazione si attaglia alla persona del testimone che, ai sensi dell’art. 198, comma primo, cod. proc. pen. ha, tra gli altri, l’obbligo «di rispondere secondo verità alle domande che gli sono rivolte». L’art. 143-bis, comma 1, cod. proc. pen., affida all’autorità giudiziaria procedente la nomina dell’interprete; pone come condizione per la sua applicabilità, esclusivamente, la condizione che il teste non conosca la lingua italiana; non pone a carico della difesa alcun onere di comunicazione preventiva rispetto ad un teste regolarmente citato e presente in udienza né ipotesi di decadenza.
1.2.2. Ne consegue che – poiché la richiesta di rinnovazione dell’istruzione era riconducibile alla violazione del diritto alla prova – la Corte di appello avrebb dovuto ammettere la prova ex art. 603, comma 2, cod. proc. pen. e non avrebbe dovuto valutarne la rilevanza.
Per altro, è inconferente il richiamo, operato dalla Corte di appello, alla trattazione orale, tenuto conto che il comma 4 dell’art. 598-bis cod. proc. pen. è entrato in vigore il 30 dicembre 2022 e l’udienza si è celebrata il 12 aprile 2023.
L’accoglimento del primo motivo, restando assorbiti i successivi, determina l’annullamento con rinvio della sentenza impugnata ad altra sezione della Corte di appello di Milano per nuovo giudizio.
P.Q.M.
Annulla la sentenza impugnata con rinvio per nuovo giudizio ad altra sezione della Corte di appello di Milano. Così deciso il 14/02/2024.