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Diritti detenuti 41-bis: scambio cibo e regole

Un detenuto sottoposto al regime speciale ha presentato ricorso per la mancata consegna di generi alimentari. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che la regola di richiedere lo scambio di cibo il giorno prima è una legittima modalità di esercizio dei diritti detenuti 41-bis e che un singolo episodio di minima importanza non costituisce una violazione di un diritto soggettivo né un trattamento inumano.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Diritti detenuti 41-bis: Scambio cibo e limiti, la parola alla Cassazione

L’equilibrio tra la tutela dei diritti detenuti 41-bis e le esigenze di sicurezza penitenziaria è un tema di costante attualità. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato il caso di un reclamo per la mancata consegna di una confezione di gamberi, offrendo spunti cruciali sui limiti delle regole interne e sulla soglia per considerare violato un diritto fondamentale. La decisione chiarisce quando una semplice irregolarità amministrativa si trasforma in una lesione meritevole di tutela.

Il Fatto: la mancata consegna dei gamberi

Un detenuto, soggetto al regime speciale previsto dall’art. 41-bis dell’ordinamento penitenziario, presentava reclamo lamentando la mancata consegna di una confezione di gamberi in data 26 novembre 2020. Il diniego era motivato dal fatto che la richiesta di scambio di generi alimentari non era stata presentata, come da regolamento interno, il giorno precedente.

Il detenuto, ritenendo leso un suo diritto, chiedeva una tutela inibitoria e un risarcimento, sostenendo che tale episodio violasse i suoi diritti e costituisse un trattamento degradante. Sia il Magistrato di Sorveglianza prima, sia il Tribunale di Sorveglianza poi, avevano rigettato le sue istanze, qualificando l’accaduto come un evento isolato e di minima importanza, non sufficiente a configurare una reale violazione.

La questione sui diritti detenuti 41-bis: legittimità della regola

Il ricorso in Cassazione si è concentrato sulla legittimità della norma interna che impone di richiedere lo scambio di oggetti il giorno prima. Il ricorrente sosteneva che tale regola fosse un’applicazione erronea della disciplina relativa ai diritti detenuti 41-bis.

Il bilanciamento tra diritti e controllo

La giurisprudenza, richiamata dalla stessa Corte, ha costantemente affermato che provvedimenti di questo tipo non negano il diritto allo scambio, ma si limitano a regolarne l’esercizio. La richiesta anticipata è considerata una misura funzionale e proporzionata, necessaria per permettere all’amministrazione penitenziaria di effettuare i dovuti controlli di sicurezza sugli scambi, controlli che sarebbero impraticabili se le richieste fossero presentate immediatamente prima dello scambio stesso.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei gradi precedenti e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Le motivazioni

La ratio decidendi della Corte si fonda su due pilastri. In primo luogo, la regola della richiesta anticipata è una regolamentazione legittima e non una soppressione del diritto. In secondo luogo, e in modo ancora più decisivo, la Corte chiarisce la natura del reclamo giurisdizionale in materia di diritti. Ai sensi dell’art. 35-bis ord. pen., tale strumento non è volto a tutelare un mero interesse alla corretta esecuzione della pena, ma a verificare l’esistenza di un pregiudizio concreto ed attuale a una posizione di diritto soggettivo. Nel caso di specie, la mancata consegna di una singola confezione di gamberi è stata ritenuta un episodio di “minima significanza”, del tutto inidoneo a causare un pregiudizio “grave” e “attuale” all’esercizio di un diritto. A maggior ragione, un fatto così circoscritto non può integrare gli estremi di un trattamento inumano o degradante, che presuppone una soglia di gravità ben più elevata. Il ricorso è stato quindi giudicato inammissibile anche perché le censure erano generiche e non si confrontavano con il nucleo della motivazione del provvedimento impugnato, ovvero l’assenza manifesta di un pregiudizio rilevante.

Le conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale nella gestione dei diritti detenuti 41-bis: non ogni irregolarità o diniego da parte dell’amministrazione penitenziaria costituisce automaticamente una violazione di un diritto soggettivo. Per attivare una tutela risarcitoria o inibitoria, è necessario che il detenuto dimostri un danno concreto, attuale e di una certa gravità. Un singolo episodio, se di lieve entità, rientra nella normale gestione amministrativa e non è sufficiente a giustificare un intervento giurisdizionale, men che meno una condanna per trattamento inumano.

È legittimo che l’amministrazione penitenziaria imponga a un detenuto in 41-bis di richiedere lo scambio di cibo con un giorno di anticipo?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che questa regola non nega il diritto allo scambio, ma ne regola l’esercizio. È una misura funzionale al controllo necessario in un regime di alta sicurezza e non è considerata una limitazione illegittima.

Un singolo episodio di mancata consegna di cibo può essere considerato un trattamento inumano o degradante?
No, secondo la sentenza, un singolo episodio “episodico e di minima significanza”, come la mancata consegna di una confezione di gamberi, è inidoneo a configurare una violazione di un diritto del detenuto e, a maggior ragione, un trattamento inumano o degradante.

Quali sono i requisiti per presentare un reclamo efficace per la violazione di un diritto in carcere?
Per attivare la tutela giurisdizionale prevista dall’art. 35-bis ord. pen., non è sufficiente lamentare un’irregolarità. Il detenuto deve dimostrare di aver subito un “pregiudizio concreto ed attuale” a una sua posizione di diritto soggettivo a causa del comportamento dell’amministrazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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