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Diritti del detenuto: no al rasoio elettrico col cavo

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza che autorizzava un detenuto in regime speciale all’acquisto di un rasoio con cavo elettrico. La sentenza chiarisce i limiti dei diritti del detenuto, distinguendo tra il diritto inviolabile all’igiene e le modalità del suo esercizio, che restano soggette alla discrezionalità dell’amministrazione penitenziaria per ragioni di sicurezza e ordine interno. L’uso di un apparecchio a batteria è stato ritenuto sufficiente a garantire il diritto.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Diritti del detenuto e limiti del potere amministrativo carcerario

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, è intervenuta su un tema delicato che tocca i diritti del detenuto: il confine tra la tutela di un diritto fondamentale, come quello all’igiene, e il potere discrezionale dell’amministrazione penitenziaria nel regolarne l’esercizio. La questione, nata dalla richiesta di un detenuto di acquistare un rasoio elettrico con cavo, ha permesso ai giudici di ribadire un principio cardine dell’ordinamento penitenziario.

Il caso: un rasoio elettrico e i diritti del detenuto

Un detenuto, sottoposto al regime penitenziario differenziato previsto dall’art. 41-bis e affetto da una patologia che lo rendeva immunodepresso, aveva chiesto di poter acquistare un rasoio elettrico di una specifica marca, alimentato con cavo. La richiesta era motivata da ragioni di salute: evitare l’uso del rasoio comune disponibile nella sala barbiere, potenzialmente rischioso per le sue condizioni.

Inizialmente, il Magistrato di sorveglianza aveva archiviato la richiesta, specificando che il regolamento carcerario permetteva già l’acquisto di rasoi elettrici a pile. Tuttavia, il Tribunale di sorveglianza aveva accolto il reclamo del detenuto, autorizzando l’acquisto del rasoio con cavo. Secondo il Tribunale, il divieto non era giustificato da esigenze di sicurezza, dato che altri apparecchi con cavo, come asciugacapelli e ventilatori, erano già in uso tra i detenuti.

Contro questa decisione, il Ministero della Giustizia ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che il Tribunale avesse invaso la sfera di competenza dell’amministrazione carceraria, la quale ha la facoltà di stabilire quali oggetti siano permessi per garantire la sicurezza e la gestione ordinata dell’istituto.

La decisione della Corte di Cassazione

La Corte Suprema di Cassazione ha accolto il ricorso del Ministero, annullando senza rinvio l’ordinanza del Tribunale di sorveglianza. Ha quindi stabilito che il divieto di acquistare un rasoio con cavo elettrico è legittimo e rientra nei poteri dell’amministrazione penitenziaria.

Le motivazioni: i diritti del detenuto e la distinzione tra diritto e modalità di esercizio

La motivazione della Corte si fonda su una distinzione cruciale: quella tra il diritto soggettivo del detenuto e le modalità del suo esercizio. Il diritto all’igiene personale è un diritto fondamentale, strettamente connesso alla dignità umana, e deve essere sempre garantito. Tuttavia, lo stato di detenzione comporta inevitabilmente delle limitazioni alle modalità con cui tale diritto può essere esercitato.

L’amministrazione penitenziaria ha il potere e il dovere di organizzare la vita interna degli istituti, bilanciando i diritti dei singoli con le esigenze collettive di ordine e sicurezza. La scelta di vietare apparecchi con cavo elettrico, consentendo al contempo quelli a batteria, non nega il diritto all’igiene, ma ne regola semplicemente l’esercizio. Questa scelta, spiega la Corte, risponde a finalità legittime:
1. Sicurezza: Ridurre i rischi legati a un uso improprio di dispositivi collegati alla rete elettrica.
2. Organizzazione: Controllare in modo rigoroso l’utilizzo delle risorse energetiche dell’istituto.

Secondo la Cassazione, l’intervento del giudice di sorveglianza è giustificato solo quando l’amministrazione nega il diritto in sé, o impone modalità di esercizio talmente irragionevoli da renderlo di fatto inesigibile. Nel caso di specie, la possibilità di utilizzare un rasoio a batteria era un’alternativa valida e sufficiente a soddisfare l’esigenza del detenuto. Pertanto, il Tribunale di sorveglianza, autorizzando l’acquisto del modello con cavo, si è indebitamente ingerito in una valutazione discrezionale che spetta unicamente all’amministrazione carceraria.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

Questa sentenza riafferma un principio consolidato: il controllo giurisdizionale sugli atti dell’amministrazione penitenziaria non può trasformarsi in una gestione sostitutiva. Il giudice non può sostituire le proprie valutazioni a quelle, discrezionali, della direzione del carcere, a meno che queste non siano palesemente illegittime, arbitrarie o lesive del nucleo essenziale di un diritto. Per i diritti del detenuto, ciò significa che, sebbene il diritto sia garantito, le sue concrete modalità di fruizione possono essere legittimamente limitate da regolamenti interni, purché questi siano proporzionati e giustificati da esigenze di ordine e sicurezza.

Un detenuto può acquistare qualsiasi oggetto per l’igiene personale?
No. Il diritto all’igiene personale è garantito, ma gli oggetti specifici che un detenuto può acquistare o possedere sono soggetti ai regolamenti dell’istituto penitenziario. L’amministrazione può limitare la tipologia di oggetti per ragioni di sicurezza e organizzazione interna, purché venga offerta un’alternativa valida per esercitare il diritto.

Qual è il limite all’intervento del giudice sulle decisioni dell’amministrazione penitenziaria?
Il giudice può intervenire solo se l’amministrazione penitenziaria viola una disposizione di legge o di regolamento, causando un pregiudizio attuale e grave a un diritto del detenuto. Non può intervenire sulle scelte discrezionali e organizzative dell’amministrazione, a meno che non siano manifestamente irragionevoli o tali da svuotare di contenuto il diritto stesso.

La negazione di un rasoio con cavo elettrico viola i diritti del detenuto?
Secondo la Corte di Cassazione, no. La negazione non costituisce una violazione del diritto all’igiene e alla salute se al detenuto è consentito l’uso di un’alternativa, come un rasoio a batteria. Si tratta di una legittima regolamentazione delle modalità di esercizio del diritto, che rientra nella discrezionalità dell’amministrazione penitenziaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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