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Diritti dei detenuti: il rasoio elettrico in carcere

La Corte di Cassazione ha stabilito che la scelta di un detenuto di utilizzare un rasoio elettrico con filo, anziché a batteria, non costituisce un diritto soggettivo tutelabile. La decisione rientra nella discrezionalità dell’amministrazione penitenziaria per motivi di sicurezza. La sentenza chiarisce la distinzione fondamentale tra i diritti dei detenuti, che devono essere garantiti, e le modalità del loro esercizio, che possono essere legittimamente limitate per esigenze di ordine e sicurezza interna, senza che il giudice di sorveglianza possa intervenire.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Diritti dei Detenuti: Quando la Scelta di un Rasoio Diventa Questione di Diritto

La vita detentiva è un complesso equilibrio tra la restrizione della libertà personale e la necessaria tutela dei diritti fondamentali della persona. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato una questione apparentemente marginale, ma densa di implicazioni giuridiche: l’uso di un rasoio elettrico. L’analisi di questo caso offre spunti cruciali per comprendere i confini dei diritti dei detenuti e il perimetro di intervento dell’autorità giudiziaria rispetto alle decisioni dell’amministrazione penitenziaria.

I Fatti del Caso: un Rasoio Elettrico al Centro del Contenzioso

Un detenuto, ristretto in regime di cui all’art. 41-bis dell’ordinamento penitenziario, aveva presentato un reclamo al Magistrato di sorveglianza. La sua richiesta era semplice: ottenere l’autorizzazione all’acquisto e all’uso di un rasoio elettrico per capelli e barba con filo elettrico, invece di quello a batteria, unico modello consentito da una circolare del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.

Sia il Magistrato di sorveglianza prima, che il Tribunale di sorveglianza poi, avevano accolto la richiesta del detenuto. Secondo i giudici di merito, il divieto imposto dall’amministrazione ledeva il diritto soggettivo alla salute e alla cura dell’igiene personale, rappresentando un’inutile afflizione non supportata da adeguate motivazioni di sicurezza.

Contro questa decisione, il Ministero della Giustizia ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che la scelta del tipo di rasoio non attiene a un diritto soggettivo, ma alle mere modalità di esercizio di tale diritto, la cui regolamentazione spetta alla discrezionalità dell’amministrazione per garantire ordine e sicurezza.

La Decisione della Corte: Diritto Soggettivo vs. Discrezionalità Amministrativa e i diritti dei detenuti

La Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Ministero, annullando senza rinvio le decisioni dei giudici di sorveglianza. Il principio affermato è netto: la scelta tra un rasoio con cavo e uno a batteria non costituisce un diritto soggettivo tutelabile in sede giurisdizionale. Si tratta, invece, di un mero interesse di fatto.

La Corte ha chiarito che il reclamo al Magistrato di sorveglianza è ammissibile solo quando la condotta dell’amministrazione penitenziaria viola una norma e da tale violazione deriva un “attuale e grave pregiudizio all’esercizio dei diritti” del detenuto. In questo caso, il diritto fondamentale all’igiene e alla cura della persona non era negato, ma semplicemente regolamentato nelle sue modalità di esercizio.

Le Motivazioni: La Distinzione tra Diritto e Modalità di Esercizio

Il cuore della motivazione della Suprema Corte risiede nella fondamentale distinzione tra il nucleo intangibile di un diritto e le modalità con cui esso viene esercitato in un contesto particolare come quello carcerario. Il diritto a mantenere una buona igiene personale è sacrosanto e non può essere soppresso. Tuttavia, le modalità pratiche per garantirlo possono e devono essere disciplinate dall’amministrazione penitenziaria per contemperare tale diritto con le irrinunciabili esigenze di sicurezza interna.

La Corte ha specificato che l’amministrazione, vietando l’uso di rasoi con filo elettrico per ragioni di sicurezza (legate, ad esempio, al controllo dell’energia elettrica o al rischio di folgorazione) e consentendo al contempo l’uso di apparecchi a batteria, ha operato una scelta discrezionale. Tale scelta non è né manifestamente irragionevole né sproporzionata, in quanto non impedisce al detenuto di radersi, ma si limita a imporre l’uso di uno strumento ritenuto più sicuro. Pertanto, questa decisione non svuota di contenuto il diritto all’igiene e non è sindacabile dal giudice di sorveglianza.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza sui diritti dei detenuti

Questa sentenza ribadisce un principio cardine dell’ordinamento penitenziario: l’amministrazione detiene un potere organizzativo e discrezionale essenziale per la gestione della vita carceraria. L’intervento del giudice è un rimedio eccezionale, attivabile solo a fronte della lesione di un diritto soggettivo nel suo nucleo essenziale, e non per contestare scelte organizzative che incidono solo sulle modalità di fruizione del diritto.

Le implicazioni sono significative. Da un lato, si rafforza il ruolo dell’amministrazione nel dettare regole interne volte a prevenire rischi per la sicurezza. Dall’altro, si traccia una linea chiara per l’intervento della magistratura di sorveglianza, che non può trasformarsi in un organo di controllo generalizzato sulla gestione quotidiana degli istituti, ma deve concentrarsi sulla tutela dei diritti dei detenuti quando questi sono realmente e gravemente compromessi.

Un detenuto ha il diritto di scegliere quale tipo di rasoio elettrico utilizzare in carcere?
No. Secondo la sentenza, la scelta tra un rasoio con filo e uno a batteria non costituisce un diritto soggettivo. Rientra invece nelle modalità di esercizio del diritto all’igiene, che l’amministrazione penitenziaria può regolare per motivi di sicurezza.

Il Magistrato di sorveglianza può sempre intervenire per tutelare i diritti dei detenuti?
No. Il suo intervento è legittimo solo quando la condotta dell’amministrazione penitenziaria lede un vero e proprio diritto soggettivo del detenuto, causandogli un pregiudizio grave e attuale. Non può sindacare le scelte discrezionali dell’amministrazione sulle modalità di esercizio di un diritto, se queste non sono manifestamente irragionevoli o tali da svuotare il diritto stesso di contenuto.

La sicurezza del carcere può limitare un diritto fondamentale come quello alla cura della persona?
Sì, la sicurezza può limitare le modalità con cui un diritto viene esercitato, ma non può negare il diritto in sé. Nel caso specifico, il divieto di usare un rasoio con filo è considerato una legittima misura di sicurezza, poiché al detenuto era comunque garantita la possibilità di curare la propria igiene utilizzando un rasoio a batteria, ritenuto più sicuro dall’amministrazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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