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Diniego attenuanti generiche: la guida in stato ebbrezza

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito sul diniego delle attenuanti generiche e sulla quantificazione della pena, ritenendo la motivazione adeguata in considerazione della gravità del fatto, dei precedenti penali dell’imputato e della guida con patente revocata.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Guida in stato di ebbrezza: perché la Cassazione conferma il diniego attenuanti generiche?

La valutazione della pena e la concessione delle circostanze attenuanti sono due momenti cruciali del processo penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un’importante lezione su come questi elementi vengono ponderati nel caso di guida in stato di ebbrezza. Il caso analizzato riguarda il diniego attenuanti generiche a un automobilista con precedenti, confermando come la gravità del fatto e la personalità dell’imputato siano decisive. Vediamo insieme i dettagli.

I Fatti di Causa

Un automobilista veniva condannato in primo grado e in appello per il reato di guida in stato di ebbrezza, con un tasso alcolemico rientrante nella fascia più grave prevista dal Codice della Strada. Tramite il suo difensore, l’imputato presentava ricorso in Cassazione lamentando due aspetti principali:

1. Eccessività della pena: La difesa sosteneva che la pena, quantificata in misura vicina al valore medio, non fosse supportata da una motivazione adeguata, ma basata su formule di stile.
2. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Si contestava il rigetto della richiesta di applicare le attenuanti previste dall’art. 62-bis c.p., ritenendo che i giudici di merito non avessero fornito una spiegazione sufficiente.

L’Analisi della Corte di Cassazione e il diniego attenuanti generiche

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo infondate le censure mosse dalla difesa. I giudici hanno stabilito che la sentenza della Corte d’Appello era, al contrario, assistita da un apparato argomentativo logico e coerente.

La decisione evidenzia un principio fondamentale: quando si contesta la motivazione di una sentenza, non è sufficiente lamentare una generica carenza, ma è necessario dimostrare una manifesta illogicità o contraddittorietà, cosa che nel caso di specie non è avvenuta.

Le Motivazioni della Decisione

Per comprendere appieno la decisione, è essenziale analizzare i punti chiave su cui si è fondata la Corte.

Gravità del Fatto e Precedenti Penali: I Criteri per la Pena

La Corte di Cassazione ha sottolineato come i giudici di merito avessero correttamente motivato la quantificazione della pena. La motivazione non era affatto generica, ma ancorata a elementi concreti e specifici:

* La gravità del fatto: evidenziata dall’elevato tasso alcolemico riscontrato.
* Le modalità della condotta: l’imputato si era messo alla guida pur avendo la patente revocata, dimostrando un particolare sprezzo delle regole.
* La personalità negativa dell’imputato: gravato da precedenti penali.

Questi elementi, valutati nel loro complesso, giustificavano pienamente una pena superiore al minimo edittale, senza che fosse necessario un obbligo di motivazione analitica per ogni singolo giorno di pena inflitto.

Perché il diniego attenuanti generiche è stato confermato?

Anche riguardo al secondo motivo di ricorso, la Corte ha ritenuto la motivazione della Corte d’Appello pienamente adeguata. Il diniego attenuanti generiche non è stato un atto arbitrario, ma la conseguenza di una valutazione precisa. I giudici di merito hanno infatti evidenziato:

* L’assenza di elementi positivi a favore dell’imputato, che potessero giustificare una riduzione della pena.
* La presenza di circostanze ostative, come i precedenti penali e la gravità complessiva della condotta.

Le attenuanti generiche non costituiscono un diritto automatico, ma una facoltà discrezionale del giudice, che deve essere esercitata sulla base di elementi concreti. In assenza di questi e in presenza di fattori negativi, il loro diniego è pienamente legittimo.

Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio consolidato: la valutazione della pena e delle attenuanti generiche deve essere ancorata a una motivazione concreta, che tenga conto di tutti gli indici previsti dall’art. 133 del Codice Penale, quali la gravità del reato e la capacità a delinquere del reo. La presenza di precedenti penali e la particolare gravità della condotta, come la guida con patente revocata, sono elementi che legittimano non solo una pena superiore al minimo, ma anche il diniego delle attenuanti generiche. Per la difesa, non è sufficiente lamentare l’uso di ‘formule di stile’, ma è necessario individuare vizi logici specifici nella motivazione del giudice, compito non riuscito nel caso di specie.

Perché il ricorso sulla quantificazione della pena è stato respinto?
La Corte ha ritenuto che la motivazione della sentenza impugnata fosse adeguata, poiché basata su elementi concreti come l’elevato tasso alcolemico, la guida con patente revocata e i precedenti penali dell’imputato, che giustificavano una pena superiore al minimo.

Su quali basi possono essere negate le attenuanti generiche in un caso di guida in stato di ebbrezza?
Le attenuanti generiche possono essere negate quando mancano elementi positivi a favore dell’imputato e, al contempo, sussistono circostanze negative, come precedenti penali specifici e la particolare gravità della condotta, che rendono immeritevole il beneficio.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta il rigetto definitivo del ricorso, la conferma della sentenza di condanna e l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una somma a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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