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Diminuente Corte Costituzionale: nuova valutazione

Un imputato, condannato per reati contro il patrimonio, ha presentato ricorso in Cassazione invocando l’applicazione della nuova diminuente Corte Costituzionale n. 86/2024. La Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso, annullando la sentenza di secondo grado. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione che tenga conto non solo del danno patrimoniale, ma di tutte le circostanze dell’azione, come richiesto dalla Consulta.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

La diminuente della Corte Costituzionale e la valutazione del danno

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 5637/2025, offre un’importante applicazione pratica della diminuente Corte Costituzionale introdotta con la sentenza n. 86 del 2024. Questo intervento ha modificato i criteri di valutazione dell’attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità, imponendo ai giudici un’analisi più ampia e completa del fatto reato. Il caso in esame riguarda un ricorso presentato da un imputato condannato per reati contro il patrimonio, il quale sosteneva di aver agito per garantire un sostentamento alla propria famiglia.

Il Fatto e le Decisioni di Merito

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un uomo da parte del Tribunale e, successivamente, della Corte di Appello di Palermo per una serie di reati, tra cui quelli previsti dagli artt. 81 cpv., 110, 628 cod. pen. e 71 D.L.vo n. 159/2011 (capo 1) e 707 cod. pen. (capo 2). In primo grado, all’imputato era stata concessa l’attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità, prevista dall’art. 62 n. 4 c.p., oltre alle attenuanti generiche. La Corte d’Appello aveva confermato la sentenza di primo grado.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il difensore dell’imputato ha presentato ricorso per cassazione basandosi su tre motivi principali:
1. Errata qualificazione giuridica del fatto: La difesa ha chiesto l’applicazione della nuova diminuente introdotta dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 86 del 2024, sostenendo una sproporzione tra la pena e il fatto commesso, anche alla luce delle motivazioni economiche che avevano spinto l’imputato ad agire.
2. Violazione di legge sul reato ex art. 707 c.p.: Si contestava la mancata chiarezza sull’uso esclusivo degli arnesi da scasso da parte del ricorrente.
3. Carenza di motivazione: Veniva lamentato il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).

La decisione della Cassazione e l’impatto della diminuente Corte Costituzionale

La Suprema Corte ha ritenuto fondato solo il primo motivo di ricorso, accogliendolo e annullando la sentenza con rinvio ad altra sezione della Corte d’Appello di Palermo. Gli altri due motivi sono stati dichiarati manifestamente infondati, poiché le questioni sollevate non erano state presentate nei precedenti gradi di giudizio, come richiesto dalla procedura.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale relativo all’applicazione dell’attenuante del danno di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.) alla luce della sentenza della Consulta n. 86/2024. Il giudice di primo grado aveva concesso l’attenuante basandosi unicamente sull’aspetto patrimoniale del danno. Tuttavia, la sentenza della Corte Costituzionale ha stabilito che la valutazione deve essere più ampia. Non basta considerare solo l’entità economica del pregiudizio, ma è necessario analizzare il fatto nella sua interezza, includendo “la natura, la specie, i mezzi, le modalità o circostanze dell’azione”.

Poiché la valutazione del giudice di merito si era limitata al solo aspetto patrimoniale, la Cassazione ha ritenuto che non fosse stata compiuta quell’analisi completa richiesta dalla Consulta. Di conseguenza, la sentenza impugnata doveva essere annullata su questo specifico punto per consentire una nuova e più approfondita valutazione da parte del giudice del rinvio.

Le Conclusioni

Questa decisione consolida un principio di diritto di grande rilevanza: la sentenza della Corte Costituzionale n. 86/2024 ha un’efficacia diretta e impone ai giudici di merito un cambio di prospettiva nella concessione dell’attenuante del danno di speciale tenuità. La valutazione non può più essere meramente quantitativa, ma deve diventare qualitativa, considerando ogni aspetto della condotta dell’imputato. La Cassazione, annullando la sentenza, ha garantito che il principio di proporzionalità della pena venga rispettato attraverso un esame completo del caso concreto, in linea con i dettami della Consulta.

Cosa ha cambiato la sentenza della Corte Costituzionale n. 86/2024 riguardo l’attenuante del danno di speciale tenuità?
Ha stabilito che per concedere tale attenuante, il giudice non deve valutare solo l’aspetto economico del danno, ma deve considerare tutti gli aspetti dell’azione, come la natura, i mezzi, le modalità e le circostanze del reato.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d’appello?
Perché il giudice di merito aveva concesso l’attenuante basandosi esclusivamente sulla valutazione del danno patrimoniale, senza compiere l’analisi complessiva della condotta richiesta dalla nuova interpretazione della Corte Costituzionale. La sentenza è stata quindi annullata con rinvio per una nuova valutazione sul punto.

Perché gli altri motivi di ricorso sono stati rigettati?
Sono stati ritenuti inammissibili perché le questioni sollevate (relative al reato di possesso di arnesi da scasso e alla particolare tenuità del fatto) non erano state presentate come motivi di appello nel precedente grado di giudizio. Secondo un principio consolidato, non si possono sollevare per la prima volta in Cassazione questioni non devolute al giudice d’appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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