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Difformità edilizia: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una proprietaria contro un sequestro preventivo per difformità edilizia. La decisione si fonda sulla constatazione che l’intervento non era una ristrutturazione, ma una demolizione totale e ricostruzione, radicalmente diversa dal permesso concesso. Il ricorso per cassazione contro misure cautelari è limitato alla sola violazione di legge e non può contestare la logicità della motivazione del giudice del riesame.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Difformità edilizia: i limiti del ricorso contro il sequestro preventivo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 44058/2024, ha affrontato un caso di difformità edilizia chiarendo i ristretti limiti di ammissibilità del ricorso contro un’ordinanza di sequestro preventivo. Questa pronuncia è fondamentale per comprendere la differenza tra una ristrutturazione e una nuova costruzione realizzata in totale difformità dal titolo abilitativo, e per capire quali argomenti possono essere validamente spesi davanti alla Suprema Corte in materia cautelare.

I fatti del caso: la costruzione in totale difformità

Il caso ha origine da un sequestro preventivo disposto dal GIP del tribunale di Palermo su un lotto di terreno. L’indagata era accusata di aver realizzato un edificio in totale difformità dal permesso di costruire, dal nulla osta del Genio Civile e dalla CILA per Superbonus. In particolare, a fronte di un permesso che autorizzava interventi di parziale demolizione, era stata eseguita una demolizione totale del fabbricato preesistente, con la “cancellazione di ogni traccia dell’immobile in essere”, seguita dalla costruzione di un nuovo edificio.

La proprietaria aveva impugnato il provvedimento, prima davanti al Tribunale del riesame e poi in Cassazione, sostenendo che i lavori rientrassero nella categoria della “ristrutturazione” e che fossero stati presentati nuovi elementi a sostegno della sua tesi, come consulenze tecniche, circolari ministeriali e una SCIA in variante.

La decisione del Tribunale e i motivi del ricorso

Il Tribunale del riesame aveva confermato il sequestro, rigettando l’appello. La difesa ha quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando vizi di violazione di legge e di motivazione. Secondo la ricorrente, il Tribunale avrebbe trascurato elementi nuovi e decisivi, fornendo una motivazione illogica e contraddittoria. Si sosteneva che l’intervento, sebbene implicasse demolizione e ricostruzione, fosse comunque qualificabile come ristrutturazione, anche alla luce di una circolare del Ministero delle Infrastrutture.

L’analisi della Cassazione sulla difformità edilizia

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo su tutta la linea le argomentazioni della difesa. I giudici hanno ribadito un principio cardine della procedura penale: il ricorso per cassazione contro le ordinanze in materia di sequestro preventivo è ammesso solo per “violazione di legge”. Non è possibile, quindi, contestare la logicità o la coerenza della motivazione del giudice del riesame, a meno che essa non sia del tutto mancante o meramente apparente, tale da non rendere comprensibile l’iter logico seguito.

Nel caso specifico, la motivazione del Tribunale era chiara: l’intervento realizzato era sostanzialmente diverso da quello autorizzato. La demolizione totale e la successiva ricostruzione non potevano essere considerate una semplice ristrutturazione in parziale difformità, ma integravano una difformità edilizia totale, un’opera abusiva perché priva del necessario e specifico titolo edilizio.

Le motivazioni: perché il ricorso è inammissibile

La Cassazione ha spiegato punto per punto perché le doglianze della ricorrente non potevano essere accolte.

1. Assenza di violazione di legge: La difesa, pur lamentando una violazione di legge, in realtà criticava il merito della valutazione del Tribunale, chiedendo alla Cassazione una nuova e diversa interpretazione degli elementi fattuali. Questo tipo di valutazione è precluso in sede di legittimità.
2. Irrilevanza degli “elementi nuovi”: Gli elementi portati dalla difesa (consulenze, SCIA, ecc.) erano stati valutati dal Tribunale e ritenuti non idonei a smentire l’assunto accusatorio, ma anzi, in alcuni casi, confermativi della non conformità dell’opera.
3. Inefficacia della circolare ministeriale: I giudici hanno sottolineato che una circolare ministeriale è un atto amministrativo interno, un mero “ausilio ermeneutico” che non ha alcun effetto vincolante per il giudice penale. Non può, pertanto, derogare o porsi in contrasto con le norme di legge che disciplinano i titoli abilitativi edilizi.

In sostanza, la Corte ha stabilito che la ragione fondante del sequestro risiedeva nella totale alterazione dell’intervento rispetto al permesso rilasciato, un fatto oggettivo che configurava il reato ipotizzato.

Le conclusioni: implicazioni pratiche

Questa sentenza ribadisce due concetti fondamentali. In primo luogo, la distinzione tra ristrutturazione e nuova costruzione è netta: la demolizione totale di un edificio e la sua ricostruzione con caratteristiche diverse richiede un permesso di costruire specifico e non può essere mascherata da una semplice ristrutturazione. In secondo luogo, i rimedi processuali contro le misure cautelari reali, come il sequestro preventivo, sono molto limitati in Cassazione. È inutile tentare di rimettere in discussione l’apprezzamento dei fatti operato dai giudici di merito; l’unica via percorribile è dimostrare una palese e diretta violazione di una norma di legge o una motivazione inesistente.

Quando un ricorso per cassazione contro un sequestro preventivo è ammissibile?
Il ricorso è ammesso solo per violazione di legge, che include errori nell’applicazione di norme giuridiche o vizi procedurali. Non è consentito contestare la logicità o la coerenza della motivazione del giudice, a meno che questa non sia totalmente assente o meramente apparente.

Qual è la differenza tra ristrutturazione e nuova costruzione in caso di demolizione totale?
Secondo la sentenza, una demolizione totale dell’edificio preesistente, con la cancellazione di ogni sua traccia, seguita da una ricostruzione, non costituisce una ristrutturazione ma un intervento di nuova costruzione. Questo intervento è radicalmente diverso da quello di demolizione parziale e configura una difformità edilizia totale se eseguito con un permesso valido solo per quest’ultima.

Una circolare ministeriale può giustificare un intervento edilizio in contrasto con il permesso di costruire?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che le circolari amministrative sono atti interni alla Pubblica Amministrazione e non hanno potere vincolante per il giudice. Non possono quindi prevalere sulla legge né giustificare un’opera realizzata in violazione del titolo edilizio rilasciato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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