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Differenza tra incendio e danneggiamento: la Cassazione

La Corte di Cassazione chiarisce la differenza tra incendio e danneggiamento. Un uomo appicca il fuoco a due locali commerciali. Il Tribunale del riesame derubrica il reato a danneggiamento, ma la Suprema Corte annulla la decisione. Il punto chiave è l’intento (dolo) e la valutazione del pericolo, che va fatta ‘ex ante’, cioè al momento del fatto, a prescindere da come sono andate le cose dopo, come ad esempio il rapido spegnimento delle fiamme.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Incendio o Danneggiamento? La Cassazione Chiarisce la Sottile Differenza

Quando un fuoco viene appiccato intenzionalmente, si tratta sempre di incendio o può essere un semplice danneggiamento? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12140 del 2024, è tornata su questo tema cruciale, spiegando la differenza tra incendio e danneggiamento. La distinzione non è formale, ma si basa su elementi precisi come l’intenzione dell’agente e la valutazione del pericolo, con importanti conseguenze sulla gravità del reato contestato.

I Fatti del Caso: Un Fuoco Notturno e una Confessione

Il caso riguarda un uomo accusato di aver appiccato il fuoco a due locali commerciali, causando danni significativi. Inizialmente arrestato, l’indagato si era visto annullare la misura cautelare dal Tribunale del Riesame. Quest’ultimo aveva riqualificato il fatto da incendio (art. 423 c.p.) a semplice danneggiamento (art. 635 c.p.).

La decisione del Tribunale si basava su due pilastri:
1. L’entità del danno: Le foto e i video, secondo i giudici, mostravano danni contenuti e fiamme facilmente domabili, in un luogo isolato, suggerendo l’assenza di un pericolo concreto per la pubblica incolumità.
2. La confessione dell’indagato: L’uomo aveva ammesso di aver appiccato il fuoco per danneggiare il locale a seguito di una lite, dichiarandosi pentito e disponibile a risarcire. Questo, per il Tribunale, dimostrava un’intenzione limitata al solo danneggiamento.

Il Ricorso del Pubblico Ministero e la differenza tra incendio e danneggiamento

Il Pubblico Ministero ha impugnato la decisione del Tribunale del Riesame, portando il caso davanti alla Corte di Cassazione. Secondo l’accusa, il Tribunale aveva commesso un errore di valutazione, ignorando elementi cruciali che dimostravano la sussistenza del più grave reato di incendio.

Gli argomenti principali del ricorso erano:
* La reale natura delle fiamme: I filmati mostravano fiamme ‘divoratrici’ che avevano avvolto strutture in legno e plastica, materiali facilmente infiammabili.
* Il pericolo concreto: Il luogo non era affatto isolato. Le strutture si affacciavano su una strada statale e si trovavano vicino a vegetazione, abitazioni private e, soprattutto, a un piccolo deposito di bombole GPL.
* L’irrilevanza dello spegnimento rapido: La facilità con cui l’incendio era stato spento dipendeva dalla casuale vicinanza di una caserma dei Vigili del Fuoco, un fattore esterno che non può essere usato per valutare il pericolo iniziale.
* La prova dell’intento: Il Tribunale aveva creduto alla versione dell’indagato, ignorando prove che indicavano una chiara volontà di provocare un incendio: l’uso di una tanica di benzina, la sua distribuzione su un’ampia superficie e un messaggio inviato a un amico con scritto ‘brucio’.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Pubblico Ministero, annullando l’ordinanza del Tribunale del Riesame. La sentenza offre chiarimenti fondamentali sulla distinzione tra i due reati.

Il punto centrale, affermano i giudici, risiede nell’elemento psicologico, ovvero il dolo.
– Il reato di incendio è caratterizzato da un dolo generico: è sufficiente la volontà di cagionare un evento con fiamme che, per violenza e capacità di propagazione, creino un effettivo pericolo per la pubblica incolumità.
– Il reato di danneggiamento seguito da incendio, invece, richiede un dolo specifico: l’intenzione è limitata a danneggiare la cosa altrui, senza la previsione che da ciò possa scaturire un incendio pericoloso per la collettività.

Un altro principio cardine ribadito dalla Corte è quello della valutazione del pericolo. Il giudizio sulla pericolosità dell’incendio deve essere effettuato tramite una ‘prognosi postuma’, ovvero basandosi sulle circostanze esistenti al momento della condotta (ex ante). È irrilevante ciò che è accaduto dopo, come il tempestivo intervento dei soccorsi. Il pericolo va valutato in astratto, considerando la potenza del fuoco e la sua potenzialità diffusiva.

Nel caso specifico, il Tribunale del Riesame ha errato perché ha basato la sua decisione su una valutazione ex post (le fiamme sono state spente facilmente) e ha ignorato elementi ex ante che indicavano un pericolo concreto (prossimità di una strada, case e bombole di gas). Inoltre, ha fornito una motivazione carente, non confrontandosi adeguatamente con le prove presentate dall’accusa che contraddicevano la versione dell’indagato.

Le Conclusioni

Con questa sentenza, la Corte di Cassazione riafferma un principio fondamentale: per distinguere tra incendio e danneggiamento, bisogna guardare all’intenzione dell’agente e alla potenzialità lesiva della sua azione al momento in cui viene compiuta. Non ci si può fermare al risultato finale, soprattutto se questo è stato mitigato da eventi fortuiti. La decisione sottolinea l’obbligo per i giudici di fornire una motivazione completa e logica, che analizzi tutte le prove disponibili, senza dare un peso ingiustificato a dichiarazioni auto-assolutorie dell’indagato quando queste sono smentite da altri elementi probatori.

Qual è la differenza principale tra il reato di incendio e quello di danneggiamento seguito da incendio?
La differenza risiede nell’elemento psicologico (dolo). L’incendio richiede un ‘dolo generico’, cioè la volontà di appiccare un fuoco con fiamme capaci di propagarsi e creare un pericolo per la pubblica incolumità. Il danneggiamento seguito da incendio, invece, richiede un ‘dolo specifico’, ovvero l’intenzione di danneggiare una cosa specifica, senza prevedere che ne possa derivare un incendio pericoloso per la collettività.

Come si valuta il pericolo per la pubblica incolumità in un caso di incendio?
Il pericolo va valutato con un giudizio ‘ex ante’ (o ‘prognosi postuma’), cioè analizzando le circostanze esistenti al momento in cui l’azione è stata commessa. Non si deve tenere conto di eventi successivi e fortuiti, come un rapido intervento dei vigili del fuoco. Ciò che conta è la potenzialità diffusiva e distruttiva del fuoco in quel preciso contesto.

Perché la confessione dell’imputato di voler solo danneggiare non è stata ritenuta decisiva dalla Cassazione?
La Corte ha stabilito che il Tribunale del Riesame ha dato un peso eccessivo alle dichiarazioni dell’indagato, che per legge ha diritto a mentire per difendersi. Il Tribunale ha ignorato elementi contrari che indicavano un’intenzione più grave, come l’uso di una tanica di benzina sparsa su un’ampia area, la scelta di materiali infiammabili e un messaggio esplicito inviato a un amico, che insieme suggerivano la volontà di provocare un vasto e pericoloso incendio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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