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Differenza riciclaggio e ricettazione: la Cassazione

La Corte di Cassazione affronta un caso di utilizzo di un libretto di risparmio rubato, chiarendo la netta differenza tra riciclaggio e ricettazione. Una donna, accusata di riciclaggio per aver tentato di prelevare fondi con una delega falsa, vede il reato riqualificato in ricettazione. La Corte stabilisce che, non essendoci stata un’alterazione del titolo di credito idonea a occultarne la provenienza, ma solo un’azione finalizzata a trarne profitto, non si configura il più grave delitto di riciclaggio.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Differenza tra Riciclaggio e Ricettazione: La Cassazione fa Luce su un Caso Pratico

La linea di confine tra reati contro il patrimonio può essere sottile, ma le conseguenze legali sono profondamente diverse. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 5872/2024) offre un’occasione preziosa per analizzare la differenza tra riciclaggio e ricettazione, in un caso che coinvolge un libretto di risparmio rubato e una falsa delega. Questa pronuncia chiarisce quale sia l’elemento cruciale che distingue la condotta finalizzata a “ripulire” un bene di provenienza illecita da quella mirata semplicemente a trarne profitto.

I Fatti del Caso: Un Libretto Rubato e una Falsa Delega

Il caso ha origine da un furto. Successivamente, una donna si presentava presso un ufficio postale per tentare di incassare le somme depositate su un libretto di risparmio, risultato essere provento del furto. Per superare i controlli e giustificare l’operazione, la donna esibiva una delega apparentemente firmata dall’intestatario del libretto, ma in realtà falsa.

Nei primi gradi di giudizio, questa condotta era stata qualificata come delitto di riciclaggio, oltre che di truffa e ricettazione. La difesa, tuttavia, ha sostenuto in Cassazione che l’utilizzo di una delega falsa per incassare un titolo non alterato non fosse sufficiente a integrare il più grave reato di riciclaggio.

La Decisione della Corte e la differenza riciclaggio e ricettazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso sul punto specifico del riciclaggio, annullando la condanna per tale reato. I giudici hanno tracciato una linea chiara, basata sulla natura della condotta posta in essere dall’imputata.

L’Elemento Distintivo del Riciclaggio: il ‘Quid Pluris’

Il cuore della decisione risiede nell’identificazione del cosiddetto ‘quid pluris’ (quel ‘qualcosa in più’) che caratterizza il riciclaggio rispetto alla ricettazione. Il delitto di riciclaggio, previsto dall’art. 648-bis del codice penale, non punisce il semplice profitto derivante da un bene illecito, ma le operazioni attive volte a ostacolare concretamente l’identificazione della sua provenienza delittuosa. Si tratta di condotte che ‘ripuliscono’ il bene, inserendolo nel circuito economico legale.

Perché non si Tratta di Riciclaggio

Nel caso esaminato, il libretto di risparmio rubato è stato presentato allo sportello senza alcuna alterazione. La sua provenienza furtiva era, in teoria, ancora accertabile. La condotta ingannevole, ovvero la falsificazione della delega, non era diretta a modificare la natura del titolo o a nasconderne l’origine, ma era unicamente strumentale all’incasso, cioè a conseguire il profitto illecito. Questo, secondo la Corte, è lo schema tipico della ricettazione, che assorbe anche la condotta fraudolenta accessoria.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha ribadito un principio di diritto consolidato: per aversi riciclaggio di titoli di credito o di strumenti finanziari, è necessario che le condotte di manomissione, alterazione o falsificazione riguardino l’identificazione del titolo stesso, non gli elementi accessori necessari per l’incasso. L’uso di una delega falsa, pur essendo un atto illecito, è finalizzato a ‘porre a profitto quanto illecitamente ricevuto’, non a ‘nascondere l’origine illecita del bene’.

Manca, in altre parole, quell’attività dissimulatoria sulla ‘storia’ del bene che è l’essenza del riciclaggio. La condotta è stata quindi riqualificata come ricettazione, delitto che punisce chi, per profitto, acquista o riceve beni di provenienza illecita.

Le Conclusioni

Questa sentenza è di fondamentale importanza pratica perché rafforza la distinzione tra due fattispecie criminose spesso contigue. Non ogni tentativo di monetizzare un bene rubato attraverso un inganno si trasforma automaticamente nel grave delitto di riciclaggio. È necessario un intervento sul bene stesso, tale da renderne difficile o impossibile il tracciamento della provenienza criminale. La Corte, annullando la condanna per riciclaggio, ha disposto che gli atti tornino alla Corte d’Appello per la sola rideterminazione della pena relativa ai reati di truffa e ricettazione, per i quali la responsabilità dell’imputata è stata invece confermata.

Quando l’uso di un titolo di credito rubato costituisce riciclaggio e non ricettazione?
Secondo la sentenza, si configura il reato di riciclaggio solo quando la condotta è idonea a ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa del bene. Ciò implica tipicamente un’alterazione o manomissione del titolo stesso, e non di documenti accessori utilizzati per incassarlo.

Utilizzare un documento falso per incassare un libretto di risparmio rubato è riciclaggio?
No. La Corte ha stabilito che tale condotta integra il delitto di ricettazione. La falsificazione del documento accessorio (in questo caso, una delega) è considerata un’azione finalizzata a conseguire il profitto dal bene rubato, e non a nasconderne l’origine illecita. Di conseguenza, viene assorbita nel reato di ricettazione.

Cosa significa che il reato di riciclaggio richiede un ‘quid pluris’ rispetto alla ricettazione?
Significa che per il riciclaggio non è sufficiente ricevere un bene di provenienza illecita per trarne profitto (condotta tipica della ricettazione). È necessario un elemento aggiuntivo (‘quid pluris’), ovvero una condotta attiva specificamente diretta a ‘ripulire’ il bene, ostacolando in modo concreto la possibilità di risalire alla sua origine criminale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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