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Differenza ingiuria diffamazione: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione analizza la differenza tra ingiuria e diffamazione in un caso di aggressione verbale avvenuta in un centro commerciale. Un individuo, accusato di diffamazione per aver offeso una persona alla presenza di altri, ha presentato ricorso sostenendo che, essendo la vittima presente, si trattava di ingiuria (depenalizzata) e non di diffamazione. La Corte ha accolto il ricorso, annullando il provvedimento di archiviazione e chiarendo che la comunicazione diretta all’offeso in presenza di terzi configura il reato, oggi depenalizzato, di ingiuria aggravata, e non il delitto di diffamazione, che richiede l’assenza della vittima.

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Pubblicato il 17 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Differenza Ingiuria Diffamazione: La Cassazione Chiarisce Quando la Vittima è Presente

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 20321/2024) torna a fare luce su un tema cruciale del diritto penale: la differenza ingiuria diffamazione. La Corte ha stabilito che se la persona offesa è presente al momento dell’attacco verbale e può interloquire, anche se ci sono altre persone, non si configura il reato di diffamazione, bensì quello di ingiuria aggravata, oggi depenalizzato. Analizziamo insieme la vicenda e le conclusioni dei giudici.

I Fatti del Caso: Un Alterco nel Centro Commerciale

La vicenda trae origine da una denuncia-querela presentata da un soggetto che, all’interno di un centro commerciale, era stato aggredito verbalmente con fare minaccioso e volgare. L’aggressore era stato incitato da altre persone presenti, facenti parte del suo gruppo, mentre la vittima invitava i presenti non muniti di mascherina ad allontanarsi. L’accaduto era stato anche ripreso da uno dei componenti del gruppo.

Il Giudice per le indagini preliminari (GIP), investito di una richiesta di archiviazione per particolare tenuità del fatto, aveva disposto in tal senso per la maggior parte degli indagati, incluso l’aggressore principale.

Il Ricorso in Cassazione: Errata Applicazione della Legge

L’indagato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione contro il provvedimento di archiviazione, lamentando un’errata applicazione dell’art. 595 c.p. (diffamazione). La tesi difensiva era semplice ma decisiva: la persona offesa era presente al momento dei fatti e le frasi offensive le erano state rivolte direttamente. Questa circostanza, secondo il ricorrente, escludeva la configurabilità del reato di diffamazione, potendosi al massimo parlare di ingiuria, illecito che non costituisce più reato.

La Sottile ma Decisiva Differenza Ingiuria Diffamazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, cogliendo nel segno il motivo principale. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: l’elemento che distingue l’ingiuria dalla diffamazione è la presenza della vittima.

* Ingiuria (depenalizzata): Si ha quando la comunicazione offensiva è diretta all’offeso. Anche se avviene in presenza di più persone (ingiuria aggravata), la vittima è lì e può replicare direttamente. La comunicazione è “con” la vittima.
* Diffamazione (reato): Si configura quando l’offeso è assente e la comunicazione offensiva sul suo conto avviene con almeno due persone. L’offeso è estraneo alla comunicazione e non può difendersi nell’immediato. La comunicazione è “sulla” vittima.

Nel caso di specie, la stessa ricostruzione dei fatti contenuta nell’ordinanza impugnata indicava che la vittima era stata “aggredita” verbalmente, il che presuppone una comunicazione diretta e la sua presenza fisica.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione evidenziando che il provvedimento del GIP non aveva correttamente qualificato il fatto. Basandosi sulla narrazione della stessa denuncia, emergeva chiaramente uno scenario di comunicazione diretta tra aggressore e vittima, alla presenza di terzi. Questa situazione rientra pienamente nell’ipotesi dell’ingiuria aggravata dalla presenza di più persone, illecito che, a seguito della depenalizzazione del 2016, non ha più rilevanza penale ma solo civile.

La Cassazione ha sottolineato che, quando l’autore dell’offesa, la vittima e i terzi sono presenti contestualmente (fisicamente o anche “virtualmente”, come nelle moderne comunicazioni online) e vi è possibilità di interlocuzione diretta, non si può parlare di diffamazione. Quest’ultima si configura solo quando manca questa possibilità di replica immediata, perché la vittima è assente.

Le Conclusioni: Annullamento con Rinvio

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato il provvedimento di archiviazione nei confronti del ricorrente. Non potendo ricostruire compiutamente i fatti, ha rinviato il caso al GIP del Tribunale di Bologna per un nuovo esame. Il giudice dovrà ora attenersi al principio di diritto enunciato dalla Corte, ovvero valutare se, data la presenza della vittima, il fatto debba essere riqualificato come ingiuria (non punibile penalmente) anziché come diffamazione, con tutte le conseguenze del caso sul procedimento.

Qual è la differenza fondamentale tra ingiuria e diffamazione secondo la sentenza?
La differenza fondamentale risiede nella presenza o assenza della persona offesa. Si ha ingiuria (illecito civile) quando l’offesa è comunicata direttamente alla vittima presente. Si ha diffamazione (reato penale) quando la comunicazione offensiva avviene in assenza della vittima e in presenza di più persone.

Perché il provvedimento di archiviazione è stato annullato?
Il provvedimento è stato annullato perché il giudice non ha correttamente qualificato il fatto. Dalla descrizione dell’accaduto emergeva che la vittima era presente durante l’aggressione verbale, circostanza che configura il fatto come ingiuria e non come diffamazione, come invece implicitamente ritenuto nel provvedimento impugnato.

Cosa succede quando un’offesa viene rivolta a una persona in presenza di altri?
Secondo la Corte, se la persona offesa è presente e può interloquire, anche se l’offesa avviene davanti ad altre persone, si configura un’ipotesi di ingiuria aggravata. A seguito della depenalizzazione, questo comportamento non costituisce più reato ma un illecito civile, che può dar luogo a una richiesta di risarcimento del danno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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