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Differenza ingiuria diffamazione: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso, cogliendo l’occasione per ribadire la fondamentale differenza ingiuria diffamazione. La Corte chiarisce che la diffamazione si configura quando l’offesa avviene in assenza della vittima, privandola della possibilità di replica immediata, a differenza dell’ingiuria (oggi illecito civile) che presuppone la presenza della persona offesa. Il caso riguardava anche un presunto errore sulla data del reato, ritenuto irrilevante dalla Corte in quanto mero errore materiale non lesivo del diritto di difesa.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Differenza Ingiuria Diffamazione: La Cassazione Chiarisce i Confini del Reato

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema tanto dibattuto quanto cruciale nel diritto penale: la differenza ingiuria diffamazione. La decisione offre spunti preziosi per comprendere quando un’espressione offensiva integra il reato di diffamazione, mettendo in luce il criterio discretivo della presenza della persona offesa. Analizziamo insieme i dettagli di questo caso emblematico.

I Fatti del Caso

Un individuo, condannato in primo grado e in appello per il reato di diffamazione, ha presentato ricorso per cassazione. I motivi del ricorso erano principalmente tre:

1. La presunta erronea valutazione di una memoria difensiva che sosteneva che i fatti fossero avvenuti in un’epoca successiva alla presentazione della querela. Secondo il ricorrente, la data indicata nel capo di imputazione (2020) era posteriore alla querela, il che avrebbe dovuto invalidare l’accusa.
2. L’errata qualificazione giuridica del fatto, che, a dire del ricorrente, avrebbe dovuto essere inquadrato come ingiuria aggravata (oggi depenalizzata) e non come diffamazione.
3. L’omessa valutazione di un’ulteriore memoria difensiva depositata nel giudizio di appello.

L’Irrilevanza dell’Errore Materiale sulla Data del Reato

La Corte ha liquidato il primo motivo come manifestamente infondato. È emerso infatti che, già dalla sentenza di primo grado, era chiaro che le condotte criminose si erano verificate nel 2019, prima della querela. L’indicazione dell’anno 2020 nel capo di imputazione è stata quindi qualificata come un semplice “errore materiale”.

I giudici hanno sottolineato un principio consolidato: un errore sulla data del commesso reato è irrilevante e non lede il diritto di difesa quando è palesemente riconoscibile e l’imputato è comunque a conoscenza dei fatti specifici che gli vengono contestati, come avvenuto nel caso di specie. La correzione di tale errore non costituisce una modifica sostanziale dell’accusa.

La Cruciale Differenza Ingiuria Diffamazione Secondo la Corte

Il cuore della decisione risiede nell’analisi del secondo motivo di ricorso. La Suprema Corte ha ribadito con fermezza la differenza ingiuria diffamazione, respingendo la tesi difensiva. Gli Ermellini hanno spiegato che per aversi ingiuria (aggravata dalla presenza di più persone), è necessaria la contestuale presenza dell’offensore, della persona offesa e dei terzi. Questo scenario permette un’interlocuzione diretta e una replica immediata da parte della vittima.

Al contrario, il delitto di diffamazione si configura proprio quando manca questa possibilità di interlocuzione diretta. L’elemento caratterizzante è l’assenza della persona offesa, che rimane priva della possibilità di difendersi nell’immediato. La nozione di “presenza” diventa quindi il criterio discretivo fondamentale per distinguere le due fattispecie. Se la percezione dell’offesa da parte della vittima non è contestuale e immediata, si ricade nell’ambito della diffamazione.

Inammissibilità dei Motivi Nuovi in Cassazione

Infine, anche il terzo motivo è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha ricordato che nel giudizio di Cassazione non è possibile introdurre motivi di ricorso completamente nuovi, che sollevano violazioni di legge non dedotte nei precedenti gradi di giudizio. I motivi nuovi sono ammessi solo se strettamente connessi, sul piano funzionale, a quelli già presentati nell’atto di impugnazione principale.

Le motivazioni della decisione

Sulla base di queste considerazioni, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I primi due motivi sono stati ritenuti manifestamente infondati, in quanto contrastanti con dati processuali evidenti e con principi giurisprudenziali consolidati. Il terzo motivo è stato giudicato inammissibile per ragioni procedurali, in quanto introduceva doglianze non sollevate in precedenza. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Le conclusioni

Questa ordinanza, pur nella sua sinteticità, offre importanti conferme su due fronti. Sul piano processuale, ribadisce che gli errori materiali palesi, che non compromettono il diritto di difesa, non sono sufficienti a invalidare un’accusa. Sul piano sostanziale, consolida l’interpretazione giurisprudenziale sulla netta distinzione tra ingiuria e diffamazione, ancorandola al criterio della presenza fisica e della possibilità di replica della vittima. Una lezione chiara per distinguere un’offesa detta “in faccia” da una che colpisce la reputazione “alle spalle”.

Un errore sulla data del reato nell’atto di accusa rende nulla la condanna?
No, secondo la Corte un errore sulla data indicata nell’imputazione è irrilevante se si palesa come un semplice errore materiale, oggettivamente riconoscibile, che non lede in concreto il diritto di difesa dell’imputato, il quale sia comunque a conoscenza dei fatti contestati.

Qual è la differenza fondamentale tra ingiuria e diffamazione?
La differenza risiede nella presenza della persona offesa. Si ha ingiuria (illecito civile) quando l’offesa avviene in presenza della vittima, che ha la possibilità di replicare. Si configura invece il reato di diffamazione quando l’offesa alla reputazione avviene in assenza della vittima, comunicando con più persone.

È possibile presentare argomenti completamente nuovi per la prima volta in Cassazione?
No, la Corte ha stabilito che i cosiddetti “motivi nuovi” in Cassazione sono inammissibili se introducono violazioni di legge non dedotte in precedenza. Sono ammessi solo se presentano una connessione funzionale con i motivi originari dell’impugnazione principale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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