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Diffamazione televisiva competenza: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26919/2024, ha risolto un conflitto di giurisdizione in un caso di diffamazione aggravata commessa tramite una trasmissione televisiva. La questione centrale riguardava la sopravvivenza della norma speciale sulla diffamazione televisiva competenza (art. 30, co. 5, L. 223/1990), che indica il foro di residenza della persona offesa, dopo che la Corte Costituzionale aveva dichiarato illegittimo un comma collegato. La Cassazione ha stabilito che la regola speciale rimane valida, affermando che la competenza territoriale spetta al tribunale del luogo di residenza della vittima, per garantirle maggiore tutela.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Diffamazione televisiva competenza: la residenza della vittima è il criterio decisivo

La Corte di Cassazione ha recentemente affrontato una questione cruciale in materia di diffamazione televisiva competenza, stabilendo un principio chiaro a tutela della persona offesa. Con la sentenza n. 26919/2024, i giudici supremi hanno confermato che, anche in seguito a importanti interventi della Corte Costituzionale, il foro competente per giudicare questi reati è quello del luogo di residenza della vittima. Questa decisione non solo risolve un contrasto giurisprudenziale, ma rafforza la protezione di chi subisce un’offesa alla reputazione attraverso i potenti mezzi di comunicazione di massa.

I fatti del caso: una trasmissione televisiva e il conflitto tra tribunali

Il caso trae origine da un servizio televisivo, parte di un noto programma di inchiesta, in cui si insinuava un presunto coinvolgimento di una persona nell’omicidio di una giovane donna, un fatto di cronaca molto conosciuto. A seguito della querela presentata dalla persona diffamata, venivano imputati l’autore del servizio e il conduttore della trasmissione.

Durante il processo, è sorto un conflitto di competenza territoriale tra il Tribunale di Milano, luogo di residenza della persona offesa, e il Tribunale di Monza. La difesa degli imputati sosteneva che, a seguito di una pronuncia della Corte Costituzionale, la norma speciale che radica la competenza presso il foro della vittima non fosse più applicabile, dovendosi quindi ricorrere alle regole generali del codice di procedura penale.

La questione giuridica e la diffamazione televisiva competenza

Il cuore del problema legale ruotava attorno all’interpretazione dell’art. 30 della legge n. 223/1990 (c.d. Legge Mammì). Il comma 5 di tale articolo stabilisce che per i reati di diffamazione commessi attribuendo un fatto determinato tramite trasmissioni radiotelevisive, il foro competente è quello di residenza della persona offesa. Questo comma, però, faceva riferimento al precedente comma 4, che è stato dichiarato incostituzionale dalla Consulta con la sentenza n. 150 del 2021.

Si sono così delineati due orientamenti opposti:
1. Tesi della difesa: La declaratoria di incostituzionalità del comma 4, che definiva le sanzioni, avrebbe travolto anche il comma 5 che vi faceva riferimento. Di conseguenza, la regola speciale sulla competenza sarebbe venuta meno, e si sarebbe dovuta applicare la regola generale dell’art. 9 c.p.p., che individua il foro in base al luogo di consumazione del reato.
2. Tesi dell’accusa e del giudice rimettente: La pronuncia della Corte Costituzionale ha inciso solo sull’aspetto sanzionatorio del comma 4, ma non sulla descrizione della condotta illecita (la diffamazione aggravata). Pertanto, il comma 5, che stabilisce la competenza, resterebbe in vigore, continuando a proteggere la persona offesa.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha sposato la seconda tesi, ritenendola l’opzione interpretativa preferibile. I giudici hanno chiarito che la dichiarazione di incostituzionalità del comma 4 dell’art. 30 ha eliminato solo la specifica e più severa sanzione penale, ma non ha cancellato il reato di diffamazione commesso con l’attribuzione di un fatto determinato tramite televisione, che continua a essere punibile ai sensi dell’art. 595, commi secondo e terzo, del codice penale.

Il rinvio operato dal comma 5 (sulla competenza) al comma 4 (sulla condotta) deve essere inteso come un rinvio ‘mobile’ alla fattispecie di reato, indipendentemente dalla sua collocazione normativa. La ratio della norma sulla competenza territoriale è quella di offrire una maggiore tutela alla persona offesa, spesso un singolo individuo contrapposto a ‘poteri forti’ come i grandi gruppi mediatici. Radicare il processo nel luogo di residenza della vittima attenua lo squilibrio tra le parti e facilita la partecipazione della persona offesa al giudizio.

La Corte ha inoltre sottolineato come questa interpretazione sia coerente con l’orientamento consolidato della giurisprudenza civile, che per il risarcimento dei danni da diffamazione a mezzo stampa o televisione individua la competenza nel foro del domicilio o della residenza del danneggiato, luogo in cui le conseguenze negative sulla reputazione si manifestano in modo più diretto.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

La decisione della Cassazione stabilisce un principio di diritto chiaro e di grande importanza pratica. La competenza territoriale per i reati di diffamazione aggravata, commessi tramite trasmissioni radiotelevisive con l’attribuzione di un fatto specifico, è e rimane quella del luogo di residenza della persona offesa.

Questa sentenza conferma che la tutela della reputazione individuale, specialmente quando lesa da mezzi di comunicazione di massa ad altissima diffusività, merita una protezione rafforzata. La scelta del legislatore di favorire la vittima attraverso un foro a lei più vicino non è stata scalfita dall’intervento della Corte Costituzionale, che mirava a rimodulare le sanzioni e non a indebolire le garanzie processuali per la parte lesa. Di conseguenza, per tutti i casi di diffamazione televisiva competenza, il punto di riferimento resta la residenza di chi ha subito il danno.

In un caso di diffamazione commessa tramite televisione attribuendo un fatto specifico, quale tribunale è competente a giudicare?
Secondo la sentenza, la competenza territoriale spetta al tribunale del luogo in cui la persona offesa ha la propria residenza. Questa regola speciale prevale su quelle generali.

La dichiarazione di incostituzionalità di una parte della legge sulla radiotelevisione ha annullato la regola speciale sulla competenza territoriale per la diffamazione?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la declaratoria di incostituzionalità ha riguardato solo l’aspetto sanzionatorio della norma, lasciando intatta la regola sulla competenza territoriale, la quale continua a essere pienamente valida ed efficace.

Perché la legge prevede un foro speciale basato sulla residenza della vittima per la diffamazione televisiva?
Questa regola speciale è stata introdotta per offrire una maggiore tutela alla persona offesa, che è considerata la parte più debole rispetto ai ‘poteri forti’ dei media. Radicare il processo nel luogo di residenza della vittima serve a facilitarne la partecipazione e a riequilibrare le posizioni processuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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