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Diffamazione televisiva: competenza del foro della vittima

In un caso di diffamazione televisiva, la Corte di Cassazione ha risolto un conflitto di competenza tra due tribunali. La Corte ha stabilito che il foro competente è quello del luogo di residenza della persona offesa, anche se il presunto responsabile non è il concessionario televisivo ma il giornalista autore del servizio. Questa decisione estende una norma speciale a tutela della vittima, privilegiandola rispetto alle regole generali sulla competenza territoriale.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Diffamazione Televisiva: la Cassazione sceglie il Foro della Vittima

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha chiarito un punto cruciale in materia di diffamazione televisiva, stabilendo un principio a forte tutela della persona offesa. La decisione risolve un conflitto di competenza tra tribunali, affermando che il processo deve svolgersi nel luogo di residenza della vittima, indipendentemente dal ruolo specifico ricoperto dall’autore del reato. Questo orientamento rafforza la protezione delle vittime di reati commessi attraverso mezzi di comunicazione di massa ad ampia diffusione.

I Fatti del Caso: un Conflitto tra Tribunali

La vicenda trae origine da un procedimento per diffamazione aggravata a seguito di un’intervista trasmessa in un noto programma televisivo. Un giornalista veniva accusato di aver leso la reputazione di un’azienda ospedaliera.

Il Tribunale di Milano, inizialmente investito della questione, si dichiarava incompetente, sostenendo che la giurisdizione spettasse al Tribunale di Monza. La motivazione si basava sull’applicazione delle regole generali, secondo cui il foro competente è quello in cui si è verificata l’ultima parte dell’azione criminosa, ovvero gli studi televisivi da cui era andato in onda il servizio, situati nella circoscrizione di Monza.

Di parere opposto il Tribunale di Monza, che sollevava un conflitto negativo di competenza. Secondo questo giudice, nel caso di specie doveva applicarsi una norma speciale (l’art. 30, comma 5, della legge n. 223/1990), che individua il foro competente in quello di residenza della persona offesa. Poiché l’ospedale diffamato aveva sede a Milano, la competenza doveva tornare al Tribunale milanese.

La Questione Giuridica sulla Competenza nella Diffamazione Televisiva

Il nucleo del dibattito giuridico verteva sull’applicabilità della norma speciale prevista per la diffamazione a mezzo radiotelevisivo. Il Tribunale di Milano riteneva che tale regola derogatoria valesse solo per i soggetti specificamente indicati dalla legge (il concessionario privato o pubblico della rete televisiva o un suo delegato al controllo), ma non per il giornalista che materialmente commette il fatto. Per quest’ultimo, si sarebbero dovute applicare le regole ordinarie.

La Corte di Cassazione è stata quindi chiamata a decidere se la regola speciale, pensata per bilanciare lo strapotere dei grandi mezzi di comunicazione, dovesse essere estesa a tutti coloro che concorrono nel reato di diffamazione televisiva.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha risolto il conflitto dichiarando la competenza del Tribunale di Milano. I giudici hanno stabilito che il criterio del foro della persona offesa, previsto per la diffamazione televisiva, si applica a chiunque sia chiamato a rispondere del reato, e non solo ai soggetti qualificati (concessionari o loro delegati).

Le Motivazioni: la Tutela Rafforzata della Vittima

La Corte ha fondato la sua decisione su un’interpretazione evolutiva della normativa, in linea con la più recente giurisprudenza di legittimità. Sebbene una precedente pronuncia della Corte Costituzionale avesse inciso sulla norma, la disposizione relativa alla competenza territoriale è rimasta in vigore. Secondo la Cassazione, questa norma persegue l’obiettivo di offrire una tutela rafforzata alla persona offesa, attenuando lo squilibrio di forze esistente con i “poteri forti” dei media.

I giudici hanno sottolineato che limitare l’applicazione di questa regola ai soli concessionari televisivi ne svuoterebbe il significato, soprattutto dopo l’intervento della Corte Costituzionale. La norma, quindi, deve essere interpretata in senso ampio, come una regola generale per tutti i reati di diffamazione commessi con attribuzione di un fatto determinato tramite strumenti radiotelevisivi. Questa interpretazione, peraltro, si allinea con l’orientamento consolidato della giurisprudenza civile, che per il risarcimento dei danni da lesione della personalità tramite mass media individua sempre come competente il giudice del luogo di domicilio del danneggiato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza consolida un importante principio di diritto processuale. Chiunque si ritenga vittima di una diffamazione televisiva potrà rivolgersi al tribunale del proprio luogo di residenza o sede legale, semplificando l’accesso alla giustizia e riducendo i disagi logistici ed economici. La decisione riconosce la particolare offensività della diffamazione perpetrata tramite media ad alta diffusione e sceglie di privilegiare la posizione del soggetto leso, garantendogli un “foro di prossimità” per la tutela dei propri diritti.

Qual è il foro competente per un reato di diffamazione commesso tramite televisione?
Secondo la sentenza, per i reati di diffamazione aggravata dall’attribuzione di un fatto determinato e commessi tramite trasmissioni televisive, il foro competente è quello del luogo di residenza della persona offesa.

La regola speciale sul foro competente si applica anche a chi, come un giornalista, commette materialmente la diffamazione ma non è il concessionario della rete?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la competenza territoriale del foro di residenza della persona offesa si applica a chiunque sia il soggetto chiamato a rispondere del reato, e non solo ai soggetti specificamente qualificati dalla norma (come i concessionari televisivi).

Perché la Corte di Cassazione ha deciso di estendere questa regola speciale?
La Corte ha esteso l’applicazione della regola per offrire una maggiore tutela alla persona offesa di fronte a “poteri forti” come i media ad elevata diffusione. La scelta mira ad attenuare lo squilibrio tra le parti e ad allineare la giurisprudenza penale a quella civile, che già riconosce la competenza del foro del danneggiato per il risarcimento dei danni derivanti da lesioni dei diritti della personalità recati da mezzi di comunicazione di massa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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