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Difetto di querela: la Cassazione annulla la condanna

Due persone, condannate in primo e secondo grado per furto aggravato, hanno visto la loro sentenza annullata dalla Corte di Cassazione. La decisione si fonda sul difetto di querela: a seguito della Riforma Cartabia, il reato è diventato procedibile solo su querela di parte. La Corte ha stabilito che la semplice denuncia dei fatti, senza una chiara manifestazione della volontà di punire i colpevoli, non è sufficiente per avviare l’azione penale, portando all’annullamento definitivo della condanna.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Difetto di Querela: Quando una Semplice Denuncia non Basta per la Condanna

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale nel diritto processuale penale, specialmente alla luce delle recenti riforme legislative. Il caso riguarda una condanna per furto aggravato, annullata a causa di un difetto di querela, dimostrando come un vizio procedurale possa essere determinante per l’esito di un processo. L’intervento normativo della cosiddetta Riforma Cartabia ha modificato il regime di procedibilità per alcuni reati, rendendo fondamentale la chiara espressione della volontà punitiva da parte della vittima.

I Fatti del Caso: Dal Tribunale alla Cassazione

La vicenda processuale ha origine con la condanna di due donne da parte del Tribunale di Salerno per il reato di furto aggravato dall’esposizione della cosa alla pubblica fede. Inizialmente, la pena inflitta era di un anno e quattro mesi di reclusione, oltre a una multa.

Successivamente, la Corte di Appello di Salerno, in parziale riforma della prima sentenza, aveva ridotto la pena a un anno di reclusione e 200,00 euro di multa, riconoscendo l’attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità come equivalente all’aggravante contestata. Tuttavia, la difesa delle imputate ha deciso di portare il caso davanti alla Corte di Cassazione, sollevando una questione decisiva.

Il Ricorso in Cassazione e il difetto di querela

Il fulcro del ricorso verteva sulla mancanza di una valida querela da parte della persona offesa. La difesa ha sostenuto che, a seguito della Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022), il reato di furto aggravato contestato era divenuto procedibile solo a querela di parte. Nel caso di specie, la persona offesa si era limitata a presentare una denuncia, ovvero una mera narrazione dei fatti, senza mai manifestare esplicitamente la volontà di perseguire penalmente le responsabili.

La Corte d’Appello aveva erroneamente dichiarato inammissibile tale eccezione, considerandola un “motivo nuovo” presentato tardivamente. La difesa, però, ha giustamente replicato che la questione non poteva essere sollevata prima, poiché la riforma era successiva all’atto di appello, e che, in ogni caso, la procedibilità dell’azione penale è una questione rilevabile d’ufficio in ogni stato e grado del giudizio.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. In primo luogo, ha stabilito che l’eccezione sulla procedibilità non era affatto inammissibile, poiché il giudice ha il dovere di verificarla in ogni fase del processo, fino alla sentenza definitiva.

Nel merito, i giudici hanno ribadito la distinzione fondamentale tra denuncia e querela. Mentre la denuncia è una semplice segnalazione di un fatto-reato, la querela è un atto che contiene una precisa manifestazione di volontà: quella di chiedere la punizione del colpevole. Questa volontà deve emergere in modo chiaro e inequivocabile e non può essere desunta da elementi esterni o dal comportamento della persona offesa. La Corte d’Appello aveva invece errato nel ritenere che la volontà punitiva potesse essere dedotta dalla circostanza che la società vittima non avesse un’assicurazione contro il furto. Secondo la Cassazione, la volontà di perseguire il reo deve essere esplicita e non può essere presunta. L’atto redatto si limitava a “narrare quanto accaduto senza mai chiaramente esprimere… la necessaria volontà punitiva”.

Le Conclusioni

Sulla base di queste motivazioni, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza di condanna. La decisione significa che il processo si è concluso definitivamente con l’assoluzione delle imputate, non perché innocenti nel merito, ma perché l’azione penale non poteva essere legittimamente esercitata a causa del difetto di querela.

Questa sentenza offre un importante monito: per i reati perseguibili a querela, è indispensabile che la persona offesa, al momento della presentazione dell’atto, esprima in modo chiaro e formale la propria intenzione di ottenere la punizione dei colpevoli. Una semplice denuncia dei fatti non è più sufficiente, e la mancata osservanza di questo requisito procedurale può portare all’improcedibilità dell’azione penale e all’annullamento di eventuali condanne.

Dopo la Riforma Cartabia, una semplice denuncia è sufficiente per procedere per il reato di furto aggravato?
No. La sentenza chiarisce che, per i reati resi procedibili a querela dalla Riforma Cartabia, non è sufficiente una mera denuncia dei fatti. È necessaria una chiara e inequivocabile manifestazione della volontà di punire il colpevole, che è l’elemento caratterizzante dell’atto di querela.

La volontà di punire della persona offesa può essere dedotta dal suo comportamento o da altre circostanze?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la volontà di querelare e perseguire il colpevole deve emergere chiaramente dall’atto stesso. Non può essere presunta o desunta da elementi esterni, come il semplice fatto di aver sporto denuncia o l’assenza di una polizza assicurativa contro il furto.

La mancanza della querela può essere sollevata per la prima volta in Cassazione?
Sì. La sentenza conferma che la questione relativa alla procedibilità dell’azione penale, come il difetto di querela, è rilevabile d’ufficio in ogni stato e grado del procedimento, fino a che la sentenza non sia divenuta irrevocabile. Pertanto, può essere validamente sollevata anche per la prima volta davanti alla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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