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Difetto di querela: furto e Riforma Cartabia

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per tentato furto aggravato commesso in un edificio scolastico. A seguito della Riforma Cartabia, il reato è diventato procedibile solo su querela di parte. Poiché la persona offesa aveva presentato una semplice denuncia senza manifestare la volontà di punire il colpevole, la Corte ha dichiarato l’improcedibilità dell’azione penale per difetto di querela, annullando la sentenza senza rinvio.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto e Difetto di Querela: la Cassazione Annulla per Effetto della Riforma Cartabia

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha annullato una condanna per tentato furto, evidenziando le profonde conseguenze della Riforma Cartabia sul regime di procedibilità di alcuni reati. Il caso ruota attorno a un concetto cruciale: il difetto di querela, una condizione che può paralizzare l’azione penale. Questa decisione sottolinea l’importanza per la persona offesa di manifestare esplicitamente la volontà di perseguire penalmente l’autore del reato, specialmente per quelle fattispecie modificate dalla recente normativa.

I Fatti del Processo: dal Tentato Furto alla Cassazione

La vicenda giudiziaria ha origine da un tentativo di furto commesso all’interno di un istituto scolastico. L’imputato era stato condannato in primo grado. La Corte d’appello, pur confermando la responsabilità, aveva riformato parzialmente la sentenza, assorbendo il reato di danneggiamento (originariamente contestato come aggravante) in quello di tentato furto e rideterminando la pena. La difesa ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sollevando una questione di diritto diventata centrale dopo l’entrata in vigore del d.lgs. n. 150/2022, la cosiddetta Riforma Cartabia.

L’Impatto della Riforma e il Difetto di Querela

Il punto focale del ricorso riguardava la procedibilità del reato. Con le modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia all’articolo 624 del codice penale, il reato di furto aggravato dalla violenza sulle cose è diventato procedibile a querela di parte, mentre prima si procedeva d’ufficio. Nel caso di specie, la responsabile dell’istituto scolastico aveva sporto una denuncia ai Carabinieri, ma questo atto non conteneva una formale richiesta di punizione nei confronti dei responsabili.

La difesa ha sostenuto che, venuta meno l’autonoma contestazione del danneggiamento, il reato residuo di tentato furto, sebbene aggravato, non fosse più procedibile d’ufficio. La semplice denuncia, priva della volontà di querelare, non era sufficiente a soddisfare la nuova condizione di procedibilità, determinando un insuperabile difetto di querela.

La Posizione della Corte Suprema

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente la tesi difensiva. I giudici hanno confermato che, a seguito della riforma, l’azione penale per il reato contestato non poteva essere proseguita senza una querela validamente presentata. Le disposizioni transitorie della riforma prevedevano la possibilità per la persona offesa di presentare la querela entro un certo termine anche per i reati commessi prima dell’entrata in vigore della legge, ma ciò non è avvenuto.

La Corte ha chiarito che la denuncia presentata dalla persona offesa, pur descrivendo i fatti, era inidonea a fungere da querela perché mancava della manifestazione di volontà di procedere penalmente. Essendo il ricorso ammissibile, la sopravvenuta carenza della condizione di procedibilità doveva essere rilevata, portando a una declaratoria di improcedibilità.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su un’applicazione rigorosa dei principi introdotti dalla Riforma Cartabia in materia di procedibilità. La Corte ha stabilito che la modifica del regime di procedibilità da d’ufficio a querela ha un effetto immediato anche sui procedimenti in corso. Poiché l’appello era stato validamente presentato, il rapporto processuale era ancora aperto e soggetto alle nuove norme. L’assenza di un atto contenente una chiara e inequivocabile volontà punitiva da parte della persona offesa ha reso l’azione penale improcedibile. Di conseguenza, la sentenza di condanna doveva essere annullata senza rinvio, poiché il processo non avrebbe dovuto proseguire per un vizio originario legato alla mancanza della condizione di procedibilità.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre un importante spunto di riflessione sulle implicazioni pratiche della Riforma Cartabia. Dimostra come una modifica procedurale possa avere un impatto decisivo sull’esito di un processo penale, anche per fatti commessi in passato. Per le vittime di reati il cui regime di procedibilità è stato modificato, diventa fondamentale non limitarsi a una mera denuncia dei fatti, ma integrare l’atto con una esplicita richiesta di punizione. In assenza di tale manifestazione di volontà, il sistema giudiziario non potrà procedere, e l’autore del reato, pur potenzialmente colpevole, non potrà essere condannato per difetto di querela.

Perché la condanna per tentato furto è stata annullata dalla Cassazione?
La condanna è stata annullata perché, a seguito della Riforma Cartabia, il reato di tentato furto con violenza sulle cose è diventato procedibile solo su querela della persona offesa. Nel caso specifico, mancava tale querela, rendendo l’azione penale improcedibile.

Qual è la differenza tra la denuncia presentata e la querela richiesta dalla legge?
La denuncia è la semplice segnalazione di un fatto di reato all’autorità, mentre la querela è un atto che, oltre a segnalare il fatto, contiene la specifica e inequivocabile richiesta della persona offesa di procedere penalmente contro il colpevole. In questo caso, era stata fatta solo la denuncia.

La Riforma Cartabia si applica anche ai reati commessi prima della sua entrata in vigore?
Sì, le norme che modificano il regime di procedibilità, come quelle della Riforma Cartabia, si applicano anche ai procedimenti in corso per reati commessi in precedenza, a condizione che il procedimento non sia già stato definito con sentenza irrevocabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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