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Difetto di querela: furto e Riforma Cartabia

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per furto aggravato di energia elettrica a causa di un difetto di querela. In seguito alla Riforma Cartabia, il reato di furto è diventato procedibile solo su querela della persona offesa, salvo specifiche aggravanti. Nel caso di specie, mancando una valida querela e non potendo la Corte d’Appello applicare un’aggravante che avrebbe reso il reato procedibile d’ufficio, l’azione penale è stata dichiarata improcedibile e la sentenza annullata senza rinvio.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Furto e Difetto di Querela: la Cassazione Annulla la Condanna

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato l’importanza delle condizioni di procedibilità nel processo penale, annullando una condanna per furto a causa del difetto di querela. Questa decisione evidenzia le significative modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022) sul regime di punibilità del reato di furto, trasformandolo da reato procedibile d’ufficio a reato procedibile a querela di parte, salvo eccezioni. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia.

I Fatti del Caso: Dal Furto alla Cassazione

Il caso ha origine dalla condanna di un individuo per il reato di furto aggravato di energia elettrica, confermata sia in primo grado dal Tribunale sia in secondo grado dalla Corte d’Appello. L’imputato, non rassegnato alla decisione, ha proposto ricorso per Cassazione lamentando due principali vizi della sentenza d’appello. Il motivo che si è rivelato decisivo riguardava una questione prettamente procedurale: la presunta violazione di norme processuali che ha inciso sulla stessa possibilità di proseguire l’azione penale.

L’Impatto della Riforma Cartabia e il Difetto di Querela

Il cuore della questione risiede nella modifica legislativa che ha cambiato le regole per perseguire il reato di furto. Con l’entrata in vigore della Riforma Cartabia, l’articolo 624 del codice penale stabilisce ora che il furto è punibile a querela della persona offesa. La procedibilità d’ufficio è mantenuta solo in presenza di specifiche circostanze aggravanti, come quella prevista dall’articolo 625, n. 7 (fatto commesso su cose destinate a pubblico servizio).

Nel caso specifico, il Tribunale aveva condannato l’imputato per furto aggravato dalla violenza sulle cose (art. 625, n. 2 c.p.), un’aggravante che, secondo la nuova normativa, non rende il reato procedibile d’ufficio. La Corte d’Appello, invece, aveva ritenuto sussistente l’aggravante del pubblico servizio, ma così facendo era incorsa in un errore procedurale cruciale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’imputato, ritenendolo fondato. Il ragionamento dei giudici supremi si è basato su un punto fondamentale del diritto processuale: il divieto di reformatio in peius. Poiché il Pubblico Ministero non aveva presentato appello contro la sentenza di primo grado, la Corte d’Appello non poteva ‘peggiorare’ la posizione dell’imputato riconoscendo un’aggravante diversa e più ‘grave’ (in termini di procedibilità) rispetto a quella stabilita dal primo giudice.

Di conseguenza, l’unica aggravante validamente contestata rimaneva quella della violenza sulle cose, che però non è sufficiente a giustificare la procedibilità d’ufficio secondo la nuova legge. Essendo necessaria la querela della persona offesa (l’ente erogatore dell’energia) e non risultando agli atti che questa fosse stata presentata, neppure nel termine di tre mesi concesso dalla normativa transitoria della Riforma, la Corte ha rilevato un difetto di querela insanabile.

Le Conclusioni

La conseguenza logica e giuridica del difetto di querela è l’improcedibilità dell’azione penale. Per questo motivo, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna senza rinvio. La decisione sottolinea come le riforme procedurali possano avere un impatto retroattivo determinante sui processi in corso e come il rispetto delle condizioni di procedibilità sia un requisito essenziale per la validità di un’azione penale. La mancanza di un atto formale come la querela, quando richiesta dalla legge, può portare all’estinzione del processo, indipendentemente dalla fondatezza dell’accusa nel merito.

Quando il furto è punibile solo su querela della persona offesa?
Secondo la nuova formulazione dell’art. 624, comma 3, del codice penale, introdotta dalla Riforma Cartabia, il delitto di furto è di regola punibile a querela della persona offesa. Si procede d’ufficio solo se la persona offesa è incapace o se ricorrono alcune specifiche aggravanti, come quella di aver commesso il fatto su cose destinate a pubblico servizio (art. 625, n. 7 c.p.).

Cosa succede se la Corte d’Appello riconosce un’aggravante non oggetto di appello del Pubblico Ministero?
La Corte d’Appello viola il divieto di “reformatio in peius” (riforma in peggio). Se solo l’imputato ha presentato appello, il giudice non può peggiorare la sua posizione giuridica. Nel caso esaminato, riconoscere un’aggravante che determina la procedibilità d’ufficio, non contestata in primo grado, costituiva una violazione di tale principio.

Qual è la conseguenza del “difetto di querela” in un processo penale?
La conseguenza del difetto di querela è che l’azione penale non può essere proseguita. Se questa condizione di procedibilità manca, il giudice deve dichiararlo e, come in questo caso, annullare la sentenza di condanna perché il processo non poteva essere celebrato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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