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Difetto di querela: furto e annullamento sentenza

La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio una condanna per furto con destrezza a causa di un difetto di querela. Inizialmente qualificato come rapina, il reato è stato derubricato in appello. Tuttavia, a seguito della Riforma Cartabia, il furto con destrezza è diventato procedibile solo su querela della persona offesa. Poiché la denuncia iniziale non conteneva una chiara volontà di procedere penalmente, la Corte ha dichiarato l’azione penale improcedibile, assorbendo ogni altra questione.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Difetto di Querela: Come una Riforma Può Annullare una Condanna per Furto

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha messo in luce le profonde conseguenze della Riforma Cartabia sul regime di procedibilità di alcuni reati. In questo caso, il difetto di querela per un reato di furto con destrezza, originariamente contestato come rapina, ha portato all’annullamento definitivo della condanna. Analizziamo come un vizio procedurale possa prevalere sul merito della vicenda processuale.

I Fatti: Un Percorso Giudiziario Complesso

Il caso ha origine da un fatto del 2010. In primo grado, l’imputato viene condannato per rapina aggravata a quattro anni di reclusione. La Corte d’Appello, in un primo momento, riqualifica il fatto in furto con strappo, riducendo la pena. Questa decisione viene però annullata dalla Cassazione, che rinvia il caso a una nuova sezione della Corte d’Appello.

Nel giudizio di rinvio, i giudici operano un’ulteriore riqualificazione del reato, definendolo come furto con destrezza e rideterminando la pena a poco più di un anno di reclusione. È contro questa ultima sentenza che la difesa propone un nuovo ricorso in Cassazione, sollevando una questione diventata decisiva.

Il Ricorso in Cassazione e l’Impatto della Riforma sul Difetto di Querela

La difesa ha basato il suo ricorso su due motivi principali, ma è stato il primo a determinare l’esito del giudizio. Il punto centrale era la mancanza della condizione di procedibilità: la querela.

Il reato di furto con destrezza, a seguito della Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022), è diventato punibile solo a querela della persona offesa. Prima di tale riforma, era perseguibile d’ufficio. Poiché la nuova legge è più favorevole all’imputato, essa si applica retroattivamente anche ai processi in corso. La difesa ha quindi eccepito il difetto di querela, sostenendo che, in sua assenza, l’azione penale non potesse proseguire.

La Distinzione tra Denuncia e Querela

La Corte ha dovuto valutare se la denuncia presentata originariamente dalla vittima potesse essere considerata un atto equivalente alla querela. La giurisprudenza ammette questa possibilità, ma a una condizione precisa: l’atto deve contenere non solo la narrazione dei fatti, ma anche una chiara ed inequivocabile manifestazione della volontà che si proceda penalmente nei confronti del responsabile. Esaminando gli atti, la Cassazione ha concluso che tale volontà non era stata espressa nella denuncia iniziale.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto il motivo di ricorso fondato. Ha ribadito che, in base alla normativa vigente, il reato di furto aggravato dalla destrezza richiede la querela per essere perseguito. Poiché dagli atti processuali non emergeva l’esistenza di una querela, né la denuncia originaria poteva essere interpretata come tale per mancanza della necessaria manifestazione di volontà punitiva, l’azione penale doveva considerarsi improcedibile.

La mancanza di questa condizione di procedibilità è un vizio insanabile che impedisce al giudice di esaminare il merito della colpevolezza. Di conseguenza, il secondo motivo di ricorso, relativo all’erronea applicazione dell’aggravante della destrezza, è stato dichiarato assorbito, ovvero non è stato neppure esaminato, essendo venuto meno il presupposto stesso del processo.

Le Conclusioni

La Corte Suprema ha annullato la sentenza impugnata senza rinvio. Questa decisione significa che il processo si è concluso definitivamente con un proscioglimento per improcedibilità dell’azione penale. Il caso dimostra in modo emblematico come le modifiche procedurali, come quelle introdotte dalla Riforma Cartabia sul regime di procedibilità, possano avere un impatto determinante sull’esito dei processi penali, anche per fatti commessi molti anni prima. L’assenza di un requisito formale come la querela, oggi richiesto per reati un tempo perseguibili d’ufficio, può vanificare l’intero iter giudiziario e portare all’annullamento di una condanna.

Perché la condanna è stata annullata nonostante l’imputato fosse stato giudicato colpevole in più gradi di giudizio?
La condanna è stata annullata non per un’assoluzione nel merito, ma per un vizio procedurale. Il reato, riqualificato come furto con destrezza, a seguito di una nuova legge è diventato perseguibile solo su querela della vittima. Poiché tale querela mancava, l’azione penale è diventata improcedibile.

Una denuncia presentata alla polizia può valere come querela?
Sì, una denuncia può avere valore di querela, ma solo a condizione che contenga, oltre alla descrizione dei fatti, anche l’esplicita manifestazione di volontà della persona offesa che si proceda penalmente contro il responsabile del reato. In questo caso, tale volontà non era espressa.

Qual è l’effetto di una legge che modifica il regime di procedibilità di un reato?
Se una nuova legge rende un reato, prima perseguibile d’ufficio, procedibile a querela, si applica il principio del trattamento più favorevole al reo. La nuova norma ha effetto retroattivo e si applica anche ai processi in corso. Se manca la querela, il processo non può proseguire e deve essere dichiarato improcedibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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