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Difetto di querela: furto annullato dalla Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per furto aggravato a causa di un difetto di querela, reso necessario dalla recente Riforma Cartabia. La sentenza chiarisce che se un reato diventa procedibile a querela, l’assenza della stessa impedisce la prosecuzione dell’azione penale. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per la sola rideterminazione della pena relativa a un altro capo d’imputazione. La Corte ha inoltre ribadito la legittimità dell’uso delle dichiarazioni di un testimone deceduto.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Difetto di querela: la Cassazione annulla condanna per furto

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 14237/2024) offre un importante chiarimento sugli effetti della Riforma Cartabia sulla procedibilità di alcuni reati. In questo caso, una condanna per furto è stata annullata proprio a causa di un difetto di querela, evidenziando come le modifiche legislative possano avere un impatto diretto e risolutivo sui processi in corso.

I Fatti del Processo

Un individuo era stato condannato sia in primo grado dal Tribunale sia in appello dalla Corte d’Appello di Caltanissetta per due reati: furto aggravato (capo a) e una violazione prevista dal D.Lgs. 231/2007 (capo b). L’imputato, non accettando la decisione di secondo grado, ha presentato ricorso per Cassazione, sollevando diverse questioni di legittimità.

Il Ricorso in Cassazione e l’impatto del Difetto di Querela

Il ricorso si basava su quattro motivi principali, ma il primo si è rivelato decisivo. La difesa ha sostenuto la violazione di legge per la mancanza di una querela per il reato di furto. Con l’entrata in vigore del D.Lgs. n. 150 del 10 ottobre 2022 (la cosiddetta Riforma Cartabia), il reato di furto contestato all’imputato è diventato procedibile a querela della persona offesa. Poiché nel caso di specie tale querela non era mai stata presentata, l’azione penale non poteva proseguire. Questo motivo, incentrato sul difetto di querela, è stato accolto dalla Suprema Corte.

L’Utilizzo delle Dichiarazioni del Testimone Deceduto

Un altro motivo di ricorso riguardava l’utilizzo delle dichiarazioni rese durante le indagini preliminari da una persona informata sui fatti, successivamente deceduta. La difesa lamentava la violazione del diritto al contraddittorio. La Corte ha respinto questa doglianza, qualificandola come manifestamente infondata. Citando un proprio precedente, ha chiarito che il decesso del dichiarante costituisce un’ipotesi di impossibilità di natura oggettiva che, ai sensi dell’art. 512 del codice di procedura penale, consente l’acquisizione e l’utilizzabilità di tali dichiarazioni. Secondo la Corte, ciò non viola l’art. 6 della CEDU, poiché la morte non può essere collegata all’intento di sottrarsi al contraddittorio.

La Decisione Finale della Corte di Cassazione

La Corte Suprema ha accolto il primo motivo di ricorso e ha agito di conseguenza. La sentenza è stata annullata senza rinvio limitatamente al reato di furto (capo a), proprio perché l’azione penale non poteva essere proseguita per difetto di querela. Per quanto riguarda il secondo reato (capo b), la sentenza è stata annullata con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’Appello, che avrà il compito di rideterminare la pena tenendo conto della sola imputazione residua. Gli altri motivi di ricorso sono stati dichiarati inammissibili.

le motivazioni

La motivazione centrale della decisione risiede nell’immediata applicazione della nuova disciplina introdotta dalla Riforma Cartabia. La Corte ha riconosciuto che la modifica del regime di procedibilità, da d’ufficio a querela, ha un effetto retroattivo favorevole all’imputato. L’assenza della condizione di procedibilità (la querela) ha reso impossibile proseguire l’azione penale per il furto, imponendo l’annullamento della condanna per quel reato. Per gli altri motivi, la Corte ha ribadito principi consolidati, come l’inammissibilità di richieste volte a una nuova valutazione del merito e la legittimità dell’acquisizione di dichiarazioni di testimoni divenuti irripetibili per cause oggettive come la morte.

le conclusioni

Questa sentenza è un chiaro esempio di come le riforme legislative possano incidere profondamente sui processi penali in corso. Dimostra che la modifica di una condizione di procedibilità, come l’introduzione della necessità di una querela, deve essere immediatamente applicata. Gli operatori del diritto devono quindi prestare massima attenzione alle novità normative, poiché queste possono determinare l’esito di un giudizio. La decisione conferma, inoltre, il bilanciamento operato dalla giurisprudenza tra il diritto al contraddittorio e la necessità di non disperdere elementi probatori fondamentali a causa di eventi imprevedibili come il decesso di un testimone.

Perché la condanna per furto è stata annullata?
La condanna è stata annullata per un “difetto di querela”. Una recente riforma legislativa (D.Lgs. 150/2022) ha stabilito che per procedere per quel tipo di furto è necessaria una formale denuncia-querela da parte della vittima. Poiché in questo caso mancava, il procedimento penale non poteva continuare.

È possibile utilizzare in un processo le dichiarazioni di un testimone che è poi deceduto?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che è legittimo. Il decesso di un testimone è considerato una “impossibilità di natura oggettiva” che permette, secondo l’art. 512 del codice di procedura penale, di acquisire e utilizzare le dichiarazioni che aveva reso durante le indagini preliminari.

Cosa significa che la sentenza è stata annullata in parte senza rinvio e in parte con rinvio?
Significa che la decisione è stata divisa in due. La parte “annullata senza rinvio” (la condanna per furto) è stata definitivamente cancellata. La parte “annullata con rinvio” (relativa all’altro reato) è stata rimandata alla Corte d’Appello, che dovrà celebrare un nuovo giudizio limitatamente alla determinazione della pena corretta per l’unico reato rimasto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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