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Difetto di querela: furto aggravato annullato

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per furto aggravato a causa del difetto di querela, reso necessario dalla Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022). La Corte ha stabilito che, in assenza di una querela formale o di una chiara volontà di punizione da parte della vittima, il reato non è più procedibile. La sentenza è stata rinviata alla Corte d’appello per ricalcolare la pena sui restanti capi d’imputazione.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Difetto di querela: come la Riforma Cartabia ha cambiato le regole per il furto aggravato

Con la sentenza n. 12737 del 2024, la Corte di Cassazione interviene su un caso emblematico degli effetti della Riforma Cartabia, evidenziando come il difetto di querela possa portare all’annullamento di una condanna per furto aggravato. Questa decisione sottolinea l’importanza delle nuove condizioni di procedibilità e le loro conseguenze retroattive, offrendo un chiarimento fondamentale per operatori del diritto e cittadini.

I Fatti del Caso

Un imputato era stato condannato in primo grado e in appello per sette episodi di furto aggravato. La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando due questioni principali. La prima, e più rilevante, riguardava l’improcedibilità di uno dei capi di imputazione (il capo 7) per difetto di querela, a seguito dell’entrata in vigore del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150 (la cosiddetta Riforma Cartabia). La seconda questione verteva sul calcolo della pena, ritenuto errato poiché basato proprio sul reato che, secondo la difesa, non era più procedibile.

L’impatto della Riforma Cartabia e il difetto di querela

Il punto centrale della controversia è la modifica del regime di procedibilità per il delitto di furto aggravato ai sensi dell’art. 625, primo comma, n. 7 del codice penale. Con la Riforma Cartabia, questo reato è diventato procedibile a querela di parte. La legge ha inoltre stabilito che questa nuova regola si applica anche ai reati commessi prima della sua entrata in vigore.

Nel caso specifico, la persona offesa non aveva mai formalizzato una querela. La difesa ha quindi sostenuto che l’azione penale per quel capo d’imputazione non potesse proseguire. La Corte di Cassazione ha accolto pienamente questa tesi, confermando l’annullamento della sentenza per quel specifico reato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata limitatamente al capo 7, dichiarando l’improcedibilità per difetto di querela. Di conseguenza, poiché la pena base per tutti i reati era stata calcolata partendo proprio da questo capo (considerato il più grave), la Corte ha annullato la sentenza anche riguardo al trattamento sanzionatorio complessivo. Il caso è stato rinviato a un’altra sezione della Corte d’appello per un nuovo calcolo della pena basato sui reati residui.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che, sebbene la giurisprudenza ammetta che la volontà di punire il colpevole possa essere desunta anche da atti diversi dalla querela formale (principio del favor querelae), nel caso in esame mancava qualsiasi elemento in tal senso. La semplice denuncia dei fatti, priva di una esplicita richiesta di procedere penalmente o di altri indicatori come la costituzione di parte civile, non può essere considerata sufficiente a integrare la volontà punitiva richiesta dalla legge. Poiché la parte offesa non ha presentato querela entro il termine previsto dalla normativa transitoria, la condizione di procedibilità è venuta a mancare in modo definitivo. L’annullamento del capo d’imputazione più grave ha reso necessario un nuovo giudizio per determinare la pena corretta per gli altri episodi di furto.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce la portata innovativa e retroattiva della Riforma Cartabia in materia di procedibilità. Dimostra che il difetto di querela è un ostacolo insormontabile alla prosecuzione dell’azione penale per i reati che ora la richiedono. Per le vittime di reato, emerge la necessità di manifestare in modo chiaro e inequivocabile la volontà di perseguire i responsabili, non potendo più fare affidamento sulla procedibilità d’ufficio per determinate fattispecie. Per gli operatori legali, la decisione conferma l’obbligo di verificare attentamente la sussistenza di tutte le condizioni di procedibilità, specialmente alla luce delle recenti riforme.

Dopo la Riforma Cartabia, il furto aggravato è sempre procedibile d’ufficio?
No, la sentenza chiarisce che per specifiche ipotesi di furto aggravato, come quello previsto dall’art. 625, n. 7 c.p., è ora necessaria la querela della persona offesa.

Cosa succede se un reato diventa procedibile a querela dopo che è stato commesso?
La nuova regola si applica retroattivamente. Se la persona offesa non presenta querela entro i termini stabiliti dalla legge (nel caso di specie, 31 dicembre 2022), l’azione penale diventa improcedibile per difetto di querela.

Una semplice denuncia è sufficiente per manifestare la volontà di punire il colpevole?
Non necessariamente. La Corte di Cassazione ha specificato che la denuncia, se priva di espressioni che indichino la volontà di perseguire il responsabile o di altri elementi sintomatici (come la costituzione di parte civile), non è sufficiente a integrare la condizione di procedibilità della querela.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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