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Difetto di querela e furto: la Cassazione annulla

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per tentato furto aggravato a causa di un difetto di querela. A seguito della Riforma Cartabia, il reato è diventato procedibile solo su querela di parte. La denuncia presentata dalla persona offesa non conteneva la necessaria volontà di punire il colpevole, rendendo l’azione penale improcedibile e portando all’annullamento senza rinvio della sentenza.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Difetto di Querela: la Cassazione Annulla Condanna per Furto Post-Riforma Cartabia

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 45378 del 2024, ha messo in luce le significative conseguenze della Riforma Cartabia sul regime di procedibilità dei reati. In questo caso, una condanna per tentato furto aggravato è stata completamente annullata per un difetto di querela, un vizio procedurale che ha reso impossibile proseguire l’azione penale. Analizziamo come una modifica legislativa possa retroattivamente cambiare le sorti di un processo.

I Fatti del Caso: dal Tentato Furto alla Condanna

La vicenda giudiziaria prende avvio da un episodio di tentato furto aggravato di un’autovettura. L’imputato era stato condannato sia in primo grado dal Tribunale di Lecce che in secondo grado dalla Corte d’Appello, la quale aveva solamente ridotto l’entità della pena. Le aggravanti contestate erano l’esposizione del veicolo alla pubblica fede e l’uso di violenza sulle portiere.

Contro la sentenza di appello, la difesa ha proposto ricorso per Cassazione, sollevando un’unica, ma decisiva, questione: l’improcedibilità dell’azione penale per difetto di querela.

L’impatto della Riforma Cartabia e il difetto di querela

Il punto centrale del ricorso si basa sull’entrata in vigore del d.lgs. n. 150/2022, la cosiddetta Riforma Cartabia. Questa normativa ha modificato l’art. 624 del codice penale, rendendo il reato di furto, anche se aggravato da alcune circostanze (come quelle presenti nel caso di specie), procedibile a querela della persona offesa e non più d’ufficio.

Il difensore ha sostenuto che la denuncia presentata a suo tempo dalla vittima del tentato furto non possedeva i requisiti formali e sostanziali di una querela, in quanto mancava una chiara manifestazione di volontà di perseguire penalmente l’autore del reato. Nonostante la richiesta fosse stata avanzata anche dal Procuratore Generale, la Corte d’Appello aveva omesso di pronunciarsi sul punto.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il motivo di ricorso fondato, accogliendo pienamente la tesi difensiva. Ha quindi annullato la sentenza impugnata senza rinvio, dichiarando l’improcedibilità dell’azione penale. Questa decisione significa che il processo si conclude definitivamente a favore dell’imputato.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su principi giuridici consolidati in materia di successione delle leggi penali nel tempo.

1. Applicazione della Norma più Favorevole: La Corte ha ribadito che la modifica del regime di procedibilità da d’ufficio a querela rappresenta una norma più favorevole al reo. In base all’art. 2 del codice penale, tale norma deve essere applicata retroattivamente, anche ai fatti commessi prima della sua entrata in vigore.

2. Natura Mista della Querela: L’istituto della querela ha una natura mista, sia sostanziale (incide sulla punibilità) che processuale (è condizione per l’avvio del processo). Per questo motivo, le modifiche che la riguardano rientrano a pieno titolo nel principio del favor rei.

3. Insufficienza della Denuncia: I giudici hanno esaminato l’atto originario presentato dalla persona offesa. Sebbene esista un principio di favor querelae, che tende a interpretare in modo estensivo la volontà della vittima, nel caso specifico la denuncia orale non conteneva alcun elemento che potesse essere interpretato come una richiesta di punizione. Era una mera segnalazione del fatto, insufficiente a rimuovere l’ostacolo alla procedibilità introdotto dalla nuova legge.

Le Conclusioni

Questa sentenza è un chiaro esempio di come le riforme legislative possano avere un impatto diretto e risolutivo sui processi in corso. La Riforma Cartabia, estendendo la necessità della querela a numerosi reati contro il patrimonio, ha introdotto un filtro di procedibilità che richiede una precisa manifestazione di volontà da parte della vittima. Un atto di denuncia che si limita a descrivere i fatti, senza chiedere espressamente la punizione del colpevole, non è più sufficiente per procedere. La conseguenza, come in questo caso, è l’annullamento della condanna per difetto di querela, un esito che sottolinea l’importanza cruciale delle condizioni di procedibilità nel diritto penale.

Cosa succede se un reato diventa procedibile a querela dopo che è stato commesso?
La nuova norma, essendo più favorevole all’imputato, si applica retroattivamente. Se la persona offesa non ha sporto una valida querela, o non la presenta entro i termini previsti dalla legge, l’azione penale non può essere proseguita e il procedimento deve essere archiviato o, se già in fase avanzata, la sentenza viene annullata.

Qual è la differenza tra una semplice denuncia e una querela?
La denuncia è la segnalazione di un fatto di reato fatta da chiunque ne abbia notizia, ed è sufficiente per i reati procedibili d’ufficio. La querela, invece, è un atto specifico della persona offesa che, oltre a segnalare il fatto, contiene la chiara manifestazione di volontà che si proceda penalmente contro il responsabile. Senza questa volontà, per i reati procedibili a querela, il processo non può iniziare.

Perché la condanna per tentato furto aggravato è stata annullata in questo caso specifico?
La condanna è stata annullata perché, a seguito della Riforma Cartabia, il reato di furto aggravato è diventato procedibile a querela. La denuncia orale presentata dalla vittima prima della riforma non conteneva la necessaria manifestazione di volontà di punire il colpevole. Di conseguenza, mancando una valida querela, l’azione penale era improcedibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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