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Difetto di querela e danno: Cassazione annulla pena

Un detenuto, condannato per minaccia a pubblico ufficiale e danneggiamento, ha ottenuto un annullamento parziale della sentenza. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso riguardo al reato di danneggiamento a causa di un difetto di querela, reso necessario da una recente riforma legislativa. Di conseguenza, la pena è stata ridotta, eliminando l’aumento previsto per il reato estinto per improcedibilità.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Difetto di Querela per Danneggiamento: Quando la Riforma Salva dall’Aumento di Pena

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 27420/2025) offre un importante spunto di riflessione sull’impatto delle riforme legislative sui processi in corso. Il caso riguarda un detenuto la cui condanna è stata parzialmente annullata a causa di un difetto di querela per il reato di danneggiamento, una modifica procedurale introdotta solo di recente. Analizziamo come un cambiamento normativo possa incidere concretamente sull’esito di un giudizio penale.

I Fatti: Tensione in Carcere e la Reazione dell’Imputato

La vicenda ha origine all’interno di un istituto penitenziario. Un detenuto, utilizzando una lametta, ha posto in essere un’azione aggressiva nei confronti degli assistenti di polizia penitenziaria con lo scopo di ottenere la consegna di tabacco, caffè e l’assegnazione a un’attività lavorativa.

La situazione è degenerata al punto che gli agenti sono stati costretti a trasferire l’uomo in una cella di isolamento. Da qui, l’imputato ha continuato a minacciarli di morte e ha lanciato contro di loro i vetri della finestra, che aveva precedentemente rotto. Per questi fatti, è stato condannato in primo grado e in appello per i reati di minaccia a pubblico ufficiale (art. 336-bis cod. pen.) e danneggiamento aggravato (art. 635 cod. pen.).

Il Percorso Giudiziario e i Motivi del Ricorso in Cassazione

Il difensore dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:
1. Violazione di legge sul reato di minaccia: Si sosteneva l’insussistenza di una relazione funzionale tra la minaccia e l’effettiva incidenza sul servizio svolto dagli agenti.
2. Improcedibilità per il reato di danneggiamento: Si eccepiva il difetto di querela, divenuta necessaria a seguito dell’entrata in vigore del D.Lgs. n. 31 del 19 marzo 2024.
3. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Si contestava la motivazione della Corte d’appello, ritenuta troppo generica.

L’Impatto della Riforma: il Difetto di Querela che Cambia il Giudizio

Il punto cruciale della decisione della Suprema Corte riguarda il secondo motivo di ricorso. Il D.Lgs. n. 31/2024, entrato in vigore il 4 aprile 2024, ha modificato l’art. 635 del codice penale, introducendo la procedibilità a querela per il delitto di danneggiamento commesso su ‘cose esposte per necessità o per consuetudine o per destinazione alla pubblica fede’.

La norma transitoria (art. 9 dello stesso decreto) ha stabilito che per i reati commessi prima dell’entrata in vigore, i termini per presentare la querela decorrono da tale data. Nel caso specifico, si è proceduto in assenza di querela, basandosi unicamente sulla relazione di servizio degli agenti. Poiché la querela non è stata presentata entro il termine di tre mesi previsto dalla legge, la condizione di procedibilità è venuta a mancare.

La Reiezione degli Altri Motivi

La Corte ha invece ritenuto infondato il primo motivo. L’azione aggressiva del detenuto era chiaramente finalizzata a costringere gli agenti a compiere atti del loro ufficio (consegnare beni, assegnare un lavoro) e aveva effettivamente inciso sulla loro funzione, costringendoli a gestire l’emergenza e a porre l’uomo in isolamento. La motivazione della Corte d’appello è stata quindi giudicata logica e congrua.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Cassazione, nell’accogliere il secondo motivo di ricorso, ha applicato il principio del favor rei relativo alla successione di leggi penali nel tempo. La nuova norma, che introduce una condizione di procedibilità più favorevole all’imputato (la necessità della querela), deve essere applicata anche ai fatti commessi prima della sua entrata in vigore, se il procedimento è ancora in corso. Poiché nel caso di specie la querela non è stata sporta nei termini di legge, l’azione penale per il reato di danneggiamento non poteva più essere proseguita.

Di conseguenza, la Corte ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata limitatamente al capo relativo al danneggiamento. Sfruttando la facoltà prevista dall’art. 620, lett. I, del codice di procedura penale, ha potuto rideterminare direttamente la pena finale, eliminando l’aumento di due mesi di reclusione che era stato applicato per il reato di danneggiamento. La pena finale è stata così fissata in quattro mesi e venti giorni di reclusione.

Le Conclusioni: Gli Effetti Pratici della Sentenza

Questa decisione evidenzia due aspetti fondamentali. In primo luogo, conferma la consolidata giurisprudenza secondo cui la minaccia a un pubblico ufficiale è penalmente rilevante quando è idonea, anche solo potenzialmente, a interferire con la sua funzione. In secondo luogo, e con maggiore impatto pratico, dimostra la cruciale importanza delle modifiche legislative in materia di procedibilità. L’introduzione della querela come condizione per perseguire il reato di danneggiamento ha avuto un effetto retroattivo favorevole, portando all’estinzione del reato per improcedibilità e a una concreta riduzione della pena per l’imputato. Un monito per tutti gli operatori del diritto a monitorare costantemente l’evoluzione normativa per tutelare al meglio i diritti dei propri assistiti.

Quando una minaccia a un agente di polizia penitenziaria integra il reato di cui all’art. 336-bis cod. pen.?
Il reato si configura quando l’azione aggressiva è indirizzata agli agenti al fine di ottenere da loro un’azione rientrante nelle loro funzioni (nel caso di specie, la consegna di beni o l’assegnazione di un lavoro) e incide effettivamente sulla loro attività, costringendoli per esempio a procedure di contenimento e isolamento.

Cosa succede se per un reato di danneggiamento, commesso prima della riforma del 2024, manca la querela della persona offesa?
L’azione penale diventa improcedibile. La legge n. 31 del 2024 ha introdotto la necessità della querela per questa fattispecie di danneggiamento e si applica retroattivamente ai procedimenti in corso. Se la querela non viene presentata nei termini decorrenti dall’entrata in vigore della nuova legge, il reato non può più essere perseguito e la relativa condanna deve essere annullata.

La Corte di Cassazione può modificare direttamente la pena decisa dai giudici di merito?
Sì, in casi specifici come questo. Ai sensi dell’art. 620, lett. I, cod. proc. pen., quando annulla una sentenza per un motivo che non richiede ulteriori accertamenti di fatto (come l’improcedibilità di un reato), la Corte può determinare direttamente la nuova pena, eliminando quella parte relativa al reato estinto, senza dover rinviare il caso a un altro giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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