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Difetto di querela: annullata condanna per furto

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per un tentato furto aggravato a causa di un difetto di querela. A seguito delle recenti riforme legislative, tale reato è diventato procedibile solo su querela della persona offesa. Nel caso di specie, il titolare di un ristorante aveva presentato una semplice denuncia, senza manifestare esplicitamente la volontà di perseguire penalmente l’autore del reato. La Corte ha quindi dichiarato l’improcedibilità dell’azione penale per quel singolo episodio, annullando la sentenza impugnata senza rinvio e riducendo la pena complessiva inflitta all’imputato.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Annullata Condanna per Furto: L’Importanza Decisiva del Difetto di Querela

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 14922/2024) ha riaffermato un principio fondamentale del diritto processuale penale: la mancanza di una valida querela rende l’azione penale improcedibile. Il caso in esame, relativo a un tentato furto, dimostra come il difetto di querela possa portare all’annullamento di una condanna, anche quando i fatti sono stati accertati. Questa decisione evidenzia le conseguenze delle recenti riforme legislative sul regime di procedibilità di alcuni reati contro il patrimonio.

I Fatti del Caso: Un Tentativo di Furto e una Denuncia Incompleta

L’imputato era stato condannato in primo e secondo grado per una serie di reati, tra cui tre distinti episodi di tentato furto aggravato contestati in un unico capo d’imputazione. Uno di questi tentativi era stato commesso ai danni di un ristorante. La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che per questo specifico episodio mancava una condizione essenziale per poter procedere: la querela.

Il titolare del ristorante, infatti, si era limitato a presentare una mera denuncia dei fatti, senza tuttavia manifestare espressamente la volontà che si procedesse penalmente nei confronti del colpevole. Questo dettaglio, apparentemente formale, si è rivelato decisivo per l’esito del processo.

La Decisione della Cassazione e il difetto di querela

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno annullato senza rinvio la sentenza impugnata limitatamente al reato di tentato furto commesso ai danni del ristorante, eliminando la porzione di pena corrispondente.

La Riforma e il Nuovo Regime di Procedibilità

La decisione si basa sulla modifica normativa introdotta dal D.Lgs. n. 150/2022 (la cosiddetta Riforma Cartabia), che ha esteso il regime di procedibilità a querela a diverse fattispecie di furto, inclusa quella di furto aggravato dalla violenza sulle cose, come nel caso di specie. Se prima l’azione penale partiva d’ufficio, ora è necessaria l’istanza di punizione della persona offesa. Poiché nel fascicolo processuale non era presente alcun atto contenente tale manifestazione di volontà, la Corte ha dovuto constatare il difetto di querela.

L’Autonomia dei Singoli Reati

La Corte ha inoltre chiarito un punto importante riguardo ai reati unificati ai soli fini della pena (unificazione ‘quoad poenam’). Sebbene i tre tentativi di furto fossero stati contestati insieme e sanzionati con un’unica pena in aumento, ciascun episodio conserva la propria individualità giuridica. Di conseguenza, la procedibilità di ogni singolo reato deve essere valutata autonomamente e dipende dalla presenza della querela della rispettiva persona offesa. La mancanza di una querela per uno degli episodi non può essere compensata dalla presenza di querele per gli altri.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Cassazione è prettamente giuridico-procedurale. La Corte, avvalendosi della facoltà di esaminare gli atti processuali in presenza di un ‘error in procedendo’, ha verificato direttamente l’assenza della manifestazione di volontà punitiva nella denuncia presentata dal ristoratore. In mancanza di tale condizione, l’azione penale per quel reato non poteva essere proseguita. I giudici hanno quindi proceduto a ‘scorporare’ la pena relativa a quel fatto, calcolata in quindici giorni di reclusione e dieci euro di multa, dalla pena complessiva inflitta all’imputato.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa sentenza offre due importanti lezioni pratiche. Per le persone offese, sottolinea la cruciale differenza tra denuncia e querela: per ottenere giustizia per certi reati, non è sufficiente raccontare i fatti, ma è indispensabile chiedere esplicitamente la punizione del colpevole. Per gli operatori del diritto, la pronuncia ribadisce che, anche in caso di reato continuato, ogni singolo fatto-reato deve possedere autonomamente tutti i requisiti di procedibilità richiesti dalla legge. Un difetto di querela, anche per un solo episodio di una catena di illeciti, determina inevitabilmente l’improcedibilità parziale dell’azione penale e la conseguente riduzione della sanzione.

Cosa succede se per un reato come il furto aggravato manca la querela della persona offesa?
L’azione penale non può essere iniziata o, se già iniziata, deve essere interrotta. La sentenza stabilisce che il reato è improcedibile e, di conseguenza, la condanna per quel fatto specifico deve essere annullata.

Se una persona commette più reati unificati per la pena, la querela di una sola vittima è sufficiente per tutti?
No. Ogni reato mantiene la sua autonomia ai fini della procedibilità. Anche se i reati sono uniti ‘quoad poenam’ (per il calcolo della pena), la procedibilità di ciascuno dipende dalla querela della rispettiva persona offesa. La mancanza di una querela per un reato lo rende improcedibile, indipendentemente dagli altri.

Qual è la differenza fondamentale tra una denuncia e una querela secondo questa sentenza?
La denuncia è la mera segnalazione di un fatto-reato all’autorità. La querela, invece, è un atto che contiene, oltre alla notizia di reato, anche la manifestazione esplicita della volontà della persona offesa di perseguire penalmente gli autori del fatto. Per i reati procedibili a querela, questa volontà è una condizione indispensabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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