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Difetto di querela: annullata condanna per furto

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per tentato furto aggravato a causa del difetto di querela. In applicazione della Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022), che ha reso il reato procedibile solo su querela, e della relativa norma transitoria, la Corte ha applicato il regime più favorevole all’imputato. Poiché la persona offesa non ha mai manifestato la volontà di procedere penalmente, l’azione penale è stata dichiarata improcedibile.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Difetto di Querela e Riforma Cartabia: Annullata Condanna per Tentato Furto

Con la sentenza n. 13860 del 2024, la Corte di Cassazione ha affermato un principio fondamentale in materia di successione di leggi penali nel tempo, annullando una condanna per tentato furto aggravato a causa del difetto di querela. La decisione si fonda sull’applicazione del regime di procedibilità più favorevole introdotto dalla Riforma Cartabia, anche ai processi già in corso. Questo caso evidenzia l’impatto delle nuove normative sulla sorte di procedimenti penali per reati che, un tempo procedibili d’ufficio, oggi richiedono la volontà punitiva della persona offesa.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna per il reato di tentato furto aggravato, commesso nel 2016. La sentenza di primo grado, emessa dal Tribunale, era stata sostanzialmente confermata dalla Corte d’Appello, che si era limitata a ridurre la pena inflitta. L’imputata, tuttavia, ha proposto ricorso per cassazione sollevando, tra le varie questioni, quella pregiudiziale relativa all’improcedibilità dell’azione penale per difetto di querela.

Il Principio del Favor Rei e il Difetto di Querela

Il punto cruciale della controversia riguarda l’entrata in vigore del D.Lgs. n. 150 del 2022 (la cosiddetta Riforma Cartabia), che ha modificato il regime di procedibilità per numerosi reati, tra cui alcune ipotesi di furto aggravato, trasformandoli da procedibili d’ufficio a procedibili a querela di parte. La difesa ha sostenuto che, in virtù del principio del favor rei (il principio della legge più favorevole all’imputato), il nuovo regime dovesse applicarsi anche ai processi pendenti.

La norma transitoria (art. 85 del D.Lgs. 150/2022) disciplina proprio questa situazione, stabilendo le modalità con cui la persona offesa può, entro un determinato termine, manifestare il proprio interesse alla punizione del colpevole. Se tale manifestazione di volontà, attraverso la presentazione di una querela, non avviene, l’azione penale non può proseguire.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente la tesi difensiva. I giudici hanno chiarito che ignorare la modifica normativa e il nuovo regime di procedibilità più favorevole costituirebbe una palese violazione di un diritto fondamentale dell’imputato. La scelta del legislatore è stata quella di subordinare la punibilità di certi fatti a una specifica manifestazione di volontà della vittima, anche per i procedimenti già in corso al momento dell’entrata in vigore della riforma.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che la norma transitoria è espressione del principio generale di retroattività della legge penale più favorevole. Il legislatore ha voluto concedere alla persona offesa un’opportunità per esprimere il proprio interesse alla prosecuzione del processo. Nel caso di specie, dagli atti è emerso che questa volontà punitiva è rimasta ‘inespressa’. In assenza di una querela formalizzata nei termini previsti, il presupposto per la prosecuzione dell’azione penale è venuto a mancare.

Di conseguenza, la Corte di Cassazione, avvalendosi dei poteri conferitile dall’art. 620, lett. l), del codice di procedura penale, ha annullato la sentenza di condanna senza rinvio, dichiarando l’improcedibilità dell’azione penale per difetto di querela.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce l’importanza delle modifiche normative sul regime di procedibilità e le loro immediate conseguenze sui processi pendenti. Per tutti i reati interessati dalla Riforma Cartabia, la mancanza di una querela formalizzata dalla persona offesa, secondo le disposizioni transitorie, determina l’estinzione del procedimento. La decisione rappresenta un’importante applicazione del principio del favor rei e impone una verifica attenta della sussistenza della condizione di procedibilità in tutti i giudizi ancora in corso per reati la cui natura è stata modificata dal legislatore.

Cosa succede se una legge cambia le condizioni di procedibilità di un reato mentre un processo è già in corso?
Si deve applicare il regime di procedibilità più favorevole all’imputato, come previsto dal principio del favor rei. Se la nuova legge richiede una querela per un reato prima procedibile d’ufficio, è necessario che la persona offesa la presenti entro i termini stabiliti dalla normativa transitoria, altrimenti l’azione penale diventa improcedibile.

Perché la condanna per tentato furto è stata annullata in questo caso specifico?
La condanna è stata annullata perché, a seguito della Riforma Cartabia, il reato contestato è diventato procedibile a querela. Nonostante le disposizioni transitorie dessero alla persona offesa la possibilità di formalizzare la querela, ciò non è avvenuto. La Corte di Cassazione ha quindi rilevato il difetto della condizione di procedibilità e dichiarato che l’azione penale non doveva essere proseguita.

Quale è stato il ruolo della Riforma Cartabia in questa decisione?
La Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022) è stata determinante. Ha modificato il regime di procedibilità del reato di furto aggravato, rendendolo perseguibile solo su querela di parte. La relativa norma transitoria (art. 85) ha reso applicabile questa modifica ai processi in corso, portando la Corte a dichiarare l’improcedibilità per difetto di querela nel caso esaminato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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