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Difetto di querela: annullata condanna per furto

La Corte di Cassazione annulla una condanna per tentato furto aggravato a causa di un difetto di querela. La vittima aveva firmato un modulo generico ‘denuncia/querela’ e non lo ha integrato dopo che la Riforma Cartabia ha reso il reato procedibile solo su querela. Questa omissione ha invalidato la presunta volontà punitiva, rendendo l’azione penale improcedibile.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Difetto di Querela: Quando un Modulo Generico non Basta più

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 8290/2024) ha riacceso i riflettori su un tema cruciale della procedura penale: il difetto di querela. In particolare, la pronuncia analizza le conseguenze della Riforma Cartabia sulla procedibilità di alcuni reati, come il furto aggravato, e chiarisce che la mera firma di un modulo prestampato ‘denuncia/querela’ non è sempre sufficiente a manifestare una valida volontà di punire. Vediamo insieme i dettagli di questo caso emblematico.

I Fatti: il Tentato Furto nel Supermercato

La vicenda ha origine all’interno di un supermercato, dove un’imputata, in concorso con un’altra persona, si avvicinava alle spalle di un cliente e, con destrezza, apriva il suo borsello per sottrargli il portafoglio. L’azione non andava a buon fine grazie al tempestivo intervento del personale di vigilanza. L’imputata veniva quindi condannata sia in primo grado che in appello per tentato furto aggravato.

L’Iter Giudiziario e i Motivi del Ricorso

Il difensore dell’imputata ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:
1. L’erronea applicazione dell’aggravante della destrezza, ritenuta insussistente.
2. Il difetto di querela, motivo che si è rivelato decisivo.

Il punto centrale della difesa era che la persona offesa si era limitata a sottoscrivere un modulo prestampato fornito dalle forze dell’ordine, con l’intestazione generica ‘denuncia/querela’. All’epoca dei fatti, il tentato furto aggravato era procedibile d’ufficio, ma la successiva Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022) ha modificato il regime, rendendolo procedibile solo a querela di parte. La persona offesa, anche dopo l’entrata in vigore della riforma, non aveva mai integrato l’atto iniziale con una specifica manifestazione di volontà punitiva.

L’Importanza della Volontà Punitiva e il Difetto di Querela

La Corte di Cassazione ha accolto il motivo relativo al difetto di querela, ritenendolo fondato. Sebbene il principio del favor querelae imponga di interpretare gli atti in modo da riconoscere la volontà di punizione anche in assenza di formule sacramentali, in questo caso gli elementi erano insufficienti.

La Corte ha osservato che, al di là dell’intestazione del modulo, il contenuto delle dichiarazioni rese dalla persona offesa non conteneva elementi chiari che indicassero la volontà di perseguire penalmente la responsabile. La condotta successiva della vittima è stata considerata di cruciale importanza.

Le Motivazioni della Cassazione

I giudici hanno sottolineato che il fatto che la persona offesa, pur dopo il mutato regime di procedibilità introdotto dalla Riforma Cartabia, non abbia provveduto a integrare l’atto con una specifica querela, è un elemento di grande significatività. Questa omissione, secondo la Corte, ha ‘deprivato la locuzione ‘denuncia-querela’ del significato di un’inequivoca ‘volontà punitiva”.

In sostanza, un atto compilato quando il reato era procedibile d’ufficio non può automaticamente trasformarsi in una valida querela solo per la sua intestazione ambigua. La volontà di punire deve essere chiara e, nel silenzio della parte offesa a seguito di una modifica normativa così rilevante, non può essere presunta. Di conseguenza, l’azione penale non poteva essere proseguita.

Le Conclusioni: l’Annullamento della Sentenza

Sulla base di queste argomentazioni, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza di condanna. L’annullamento ‘senza rinvio’ significa che il processo si chiude definitivamente, poiché la mancanza di una valida querela rappresenta un ostacolo insuperabile alla prosecuzione dell’azione penale. Questa decisione ribadisce l’importanza della querela come condizione di procedibilità e chiarisce le implicazioni pratiche delle recenti riforme legislative, invitando a una maggiore attenzione nella redazione e nell’integrazione degli atti processuali da parte delle persone offese.

Cosa succede se un reato diventa procedibile a querela dopo che la vittima ha già sporto una denuncia generica?
Secondo questa sentenza, la denuncia generica iniziale (ad esempio, un modulo ‘denuncia/querela’) non è sufficiente. La persona offesa deve integrare l’atto con una manifestazione specifica e inequivocabile della propria volontà di perseguire penalmente il colpevole secondo le nuove disposizioni di legge.

La firma su un modulo prestampato ‘denuncia/querela’ è sempre sufficiente per procedere penalmente?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che, nonostante l’intestazione dell’atto, è necessario che dal contenuto delle dichiarazioni e dalla condotta successiva della persona offesa emerga una chiara e inequivocabile ‘volontà punitiva’. La sola intestazione non basta.

Perché la condanna è stata annullata senza un nuovo processo?
La condanna è stata annullata senza rinvio perché la mancanza di una valida querela costituisce un ‘difetto di procedibilità’. Questo significa che l’azione penale non poteva essere legittimamente iniziata o proseguita, rendendo impossibile un nuovo giudizio nel merito della vicenda.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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