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Difetto di querela: annullata condanna per furto

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per tentato furto aggravato a causa di un sopravvenuto difetto di querela. A seguito della Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022), il reato è diventato procedibile solo su querela della persona offesa. Nel caso di specie, la querela presentata da un vicino non è stata ritenuta valida in quanto non proveniente da un soggetto legittimato (proprietario o detentore qualificato del bene). La mancanza di una valida istanza di punizione ha quindi reso l’azione penale improcedibile.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Difetto di querela: l’importanza della legittimazione del querelante

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha evidenziato come una modifica legislativa possa radicalmente cambiare l’esito di un processo penale, portando all’annullamento di una condanna per tentato furto. Il caso in esame dimostra l’importanza cruciale della querela e, soprattutto, della legittimazione del soggetto che la presenta. Il cosiddetto difetto di querela può infatti rendere un’azione penale improcedibile, anche quando i fatti sembrano acclarati.

I Fatti di Causa

Due individui venivano condannati in primo e secondo grado per tentato furto aggravato, ai sensi degli artt. 56, 624 e 625 c.p., per aver tentato di asportare delle tegole dalla copertura di un capannone. L’intervento delle forze dell’ordine aveva impedito il completamento del reato. Uno degli imputati era stato condannato anche per tentata violazione di domicilio nei confronti di un’abitazione adiacente.

Durante lo svolgimento del processo d’appello, entrava in vigore il d.lgs. n. 150/2022 (la cosiddetta Riforma Cartabia), che modificava il regime di procedibilità per il furto aggravato su cose esposte alla pubblica fede, trasformandolo da reato procedibile d’ufficio a reato procedibile a querela di parte.

L’impatto della Riforma sul Regime di Procedibilità

La questione centrale portata all’attenzione della Cassazione riguardava proprio il mutato regime di procedibilità. La nuova normativa, essendo più favorevole all’imputato, trova applicazione retroattiva anche ai processi in corso. Di conseguenza, per poter proseguire l’azione penale per il tentato furto, era necessaria una valida querela presentata dalla persona offesa.

Nel caso specifico, agli atti risultava una denuncia-querela sporta dal residente dell’abitazione vicina, il quale lamentava la tentata violazione del proprio domicilio. In tale atto, egli menzionava il capannone adiacente, descrivendolo come ‘in stato di abbandono’, ma non manifestava alcuna volontà di punizione per la tentata sottrazione delle tegole da tale immobile. Questo ha creato un problema insormontabile per l’accusa, ovvero un difetto di querela.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso degli imputati, annullando la sentenza di condanna per il reato di tentato furto. La motivazione si fonda su un’attenta analisi della figura della ‘persona offesa’ legittimata a sporgere querela. I giudici hanno ribadito che, secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale, il bene giuridico protetto dal reato di furto non è solo la proprietà, ma anche il possesso o la ‘detenzione qualificata’. Questo significa che non solo il proprietario, ma anche chi ha una relazione di fatto stabile e tutelata con il bene (come un custode) può validamente sporgere querela.

Tuttavia, nel caso di specie, il denunciante era l’affittuario di un’abitazione vicina e non vantava alcun titolo o relazione di fatto qualificata con il capannone oggetto del tentato furto. La sua querela era mirata a tutelare il proprio domicilio e non esprimeva alcuna volontà di punizione per la sottrazione del materiale dal tetto dell’edificio adiacente, che egli stesso percepiva come abbandonato. Pertanto, la Corte ha concluso che non era stata proposta alcuna valida istanza di punizione da un soggetto legittimato entro i termini previsti dalla nuova legge. Questo ha generato un difetto di querela insanabile.

Le Conclusioni

La sentenza si conclude con l’annullamento senza rinvio della condanna per il tentato furto per entrambi gli imputati, poiché l’azione penale non poteva essere proseguita per mancanza della condizione di procedibilità. Per uno degli imputati, condannato anche per un altro reato, la Corte ha disposto un annullamento con rinvio ad altra sezione della Corte d’Appello, ma solo per la rideterminazione della pena relativa a quest’ultimo capo d’imputazione. Questa decisione sottolinea come le riforme procedurali possano avere effetti determinanti sui processi in corso e ribadisce il principio fondamentale secondo cui, nei reati perseguibili a querela, la volontà punitiva della persona offesa, espressa da un soggetto legittimato, è un presupposto indispensabile per la validità dell’intero procedimento.

Perché la condanna per tentato furto è stata annullata?
La condanna è stata annullata perché, a seguito di una modifica legislativa (d.lgs. n. 150/2022), il reato è diventato procedibile solo a querela. Nel caso specifico, mancava una querela validamente presentata da una persona legittimata, determinando un difetto di procedibilità.

Chi è legittimato a sporgere querela per il reato di furto?
Secondo la sentenza, la legittimazione a sporgere querela per furto spetta non solo al proprietario del bene, ma anche a chiunque ne abbia il possesso o una ‘detenzione qualificata’, ovvero una relazione di fatto con il bene basata su un titolo o per uno scopo specifico, come la custodia.

La querela presentata dal vicino di casa non era valida?
No, non era valida ai fini del reato di furto. La persona che ha sporto querela era l’affittuario di un immobile adiacente e ha lamentato solo la tentata violazione del proprio domicilio. Non aveva alcun titolo (proprietà, possesso o detenzione qualificata) sul capannone da cui si tentava di rubare le tegole e non ha manifestato la volontà di punire i responsabili per quel specifico fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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