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Difetto di querela: annullamento senza rinvio

La Corte di Cassazione ha esaminato i ricorsi di due imputate. La prima, condannata per danneggiamento, ha ottenuto l’annullamento della sentenza per un difetto di querela, reso rilevante da una nuova legge più favorevole. La seconda, condannata per ricettazione aggravata, ha visto il suo ricorso dichiarato inammissibile perché le motivazioni contro la negazione delle attenuanti generiche e l’aumento di pena sono state ritenute infondate e aspecifiche.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Riforma Legislativa e Annullamento della Condanna: Il Caso del Danneggiamento

Una recente sentenza della Corte di Cassazione illumina l’impatto diretto delle riforme legislative sui processi in corso. Il caso analizzato riguarda due posizioni distinte: da un lato, una condanna per danneggiamento annullata per un difetto di querela sopravvenuto; dall’altro, un ricorso per ricettazione aggravata dichiarato inammissibile. Questa decisione sottolinea un principio fondamentale del diritto penale: l’applicazione retroattiva della legge più favorevole all’imputato.

I Fatti del Processo

La vicenda giudiziaria trae origine da una sentenza della Corte di Appello di Napoli, che aveva confermato la condanna di due imputate. La prima era stata ritenuta colpevole del reato di danneggiamento, mentre la seconda per ricettazione aggravata dall’agevolazione mafiosa. Entrambe le imputate, tramite i loro difensori, hanno presentato ricorso per cassazione, ma con esiti diametralmente opposti.

L’Impatto del Sopravvenuto Difetto di Querela

Il punto cruciale per la prima ricorrente è stata l’entrata in vigore del decreto legislativo n. 31 del 19 marzo 2024. Questa nuova norma ha modificato il regime di procedibilità per il reato di danneggiamento su cose esposte alla pubblica fede, rendendolo perseguibile solo a querela della persona offesa. Poiché nel caso di specie la parte lesa non aveva mai sporto querela, la difesa ha sostenuto che l’azione penale non potesse più proseguire.

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente questa tesi. Ha ribadito che le modifiche al regime di procedibilità, come l’introduzione della querela, hanno natura mista (sostanziale e processuale) e incidono direttamente sulla punibilità del reato. In base al principio del favor rei sancito dall’art. 2 del codice penale, la norma più favorevole deve essere applicata retroattivamente anche ai fatti commessi prima della sua entrata in vigore. Di conseguenza, essendo mancante una condizione essenziale per la prosecuzione del giudizio, la Corte ha annullato la sentenza di condanna senza rinvio.

Il Ricorso Inammissibile: Motivazione e Specificità dei Motivi

Per la seconda imputata, la Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. I motivi presentati riguardavano due aspetti principali: la negazione delle circostanze attenuanti generiche e l’eccessivo aumento di pena per la continuazione.

La Cassazione ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse fornito una motivazione logica e non contraddittoria. I giudici di merito avevano correttamente bilanciato la personalità negativa dell’imputata (evidenziata da precedenti condanne) con il suo comportamento processuale (la rinuncia a un motivo di appello), decidendo di ridurre la pena ma non di concedere le attenuanti generiche. Non vi è alcuna contraddizione, secondo la Corte, nell’utilizzare parametri diversi per valutare aspetti differenti della posizione dell’imputato.

Inoltre, il motivo relativo all’aumento di pena è stato giudicato aspecifico, poiché non indicava concretamente quali elementi la Corte d’Appello avesse erroneamente valutato, limitandosi a una censura generica.

Le Motivazioni della Cassazione

La decisione della Suprema Corte si fonda su due pilastri giuridici distinti ma ugualmente importanti. Per il primo caso, viene riaffermato il principio che una modifica normativa favorevole all’imputato, anche se di natura procedurale come il difetto di querela, deve trovare applicazione immediata nei processi in corso, potendo determinare la fine del procedimento. Per il secondo caso, viene sottolineato il rigore con cui devono essere formulati i motivi di ricorso in Cassazione: non è sufficiente lamentare un vizio di motivazione, ma è necessario indicare in modo preciso e puntuale le illogicità o le omissioni del provvedimento impugnato, pena l’inammissibilità.

Conclusioni

La sentenza offre due importanti lezioni. In primo luogo, dimostra come l’evoluzione normativa possa avere un effetto risolutivo sui procedimenti penali, anche in fase di legittimità. In secondo luogo, ribadisce l’importanza per i difensori di redigere ricorsi specifici e ben argomentati, capaci di superare il vaglio di ammissibilità della Corte di Cassazione. Un ricorso generico, anche se potenzialmente fondato, rischia di non essere neppure esaminato nel merito.

Una nuova legge che richiede la querela per un reato può applicarsi a fatti commessi prima della sua entrata in vigore?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che una modifica legislativa che introduce la procedibilità a querela è una norma più favorevole per l’imputato e, in base all’art. 2 del codice penale, si applica retroattivamente anche ai reati commessi prima della sua approvazione. Se la querela manca, l’azione penale diventa improcedibile.

Perché il ricorso della seconda imputata è stato dichiarato inammissibile?
Il suo ricorso è stato ritenuto inammissibile perché i motivi erano manifestamente infondati e aspecifici. La critica alla negazione delle attenuanti generiche non ha evidenziato una reale contraddizione nella motivazione della Corte d’Appello, e la censura sull’aumento di pena per la continuazione era troppo generica, non indicando gli elementi specifici che sarebbero stati erroneamente valutati.

È contraddittorio negare le attenuanti generiche ma ridurre la pena per il comportamento processuale?
No, secondo la Corte non è contraddittorio. I giudici possono utilizzare parametri diversi per valutare aspetti differenti. La negazione delle attenuanti generiche può basarsi sulla personalità negativa dell’imputato e sulla gravità dei fatti, mentre una riduzione della pena può essere concessa per premiare un comportamento processuale collaborativo, come la rinuncia a parte dei motivi di appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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