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Difesa tecnica: l’avviso al co-difensore non è dovuto

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per furto ed evasione. La Corte ha stabilito che la mancata comunicazione all’avvocato della partecipazione da remoto di un coimputato non integra una nullità, non ledendo la difesa tecnica dell’assistito. Inoltre, ha ribadito che le censure sulla valutazione delle prove, come la discordanza sui tatuaggi o la richiesta di una perizia, non sono ammissibili in sede di legittimità se la motivazione della sentenza d’appello è logica e coerente.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Difesa tecnica: l’avviso al co-difensore non è dovuto

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito un importante chiarimento sui confini del diritto di difesa, specificando che l’omessa comunicazione all’avvocato di un imputato circa la partecipazione da remoto di un coimputato non costituisce motivo di nullità. Questo principio riafferma una lettura rigorosa delle norme procedurali a tutela della difesa tecnica e dei suoi limiti. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne la portata.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda una donna condannata in primo e secondo grado per una serie di furti di computer e telefoni cellulari commessi in due noti negozi di elettronica a Trieste. Durante lo stesso periodo, la donna si trovava agli arresti domiciliari presso la sua abitazione in un’altra regione, risultando quindi colpevole anche del reato di evasione.

L’identificazione dell’autrice dei furti è avvenuta grazie ai sistemi di videosorveglianza dei negozi, che hanno registrato filmati di ottima qualità. La polizia giudiziaria, visionando le immagini, ha riconosciuto l’imputata. L’identificazione è stata ulteriormente corroborata dal riconoscimento del complice, risultato essere il suo compagno, con cui aveva già commesso reati simili in passato.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputata ha proposto ricorso per cassazione basandosi su due principali motivi:

1. Nullità Assoluta per Violazione del Diritto di Difesa: La ricorrente sosteneva che la sentenza fosse nulla perché, durante il processo di primo grado, il suo avvocato non era stato avvisato della partecipazione in videoconferenza del coimputato, che si trovava in carcere. Secondo la difesa, questa omissione avrebbe violato il contraddittorio e il diritto di difesa.
2. Mancata Valutazione di Prove Decisive: La difesa lamentava che i giudici di merito non avessero considerato adeguatamente alcune prove a discarico. In particolare, si faceva riferimento a una discrepanza tra le immagini video (in cui l’autrice del furto non sembrava avere tatuaggi) e la presenza di tatuaggi sulle braccia dell’imputata, mostrati durante l’interrogatorio. Si contestava, inoltre, la mancata ammissione di una perizia antropometrica e la sottovalutazione delle dichiarazioni del coimputato, che avrebbero scagionato la donna.

La Decisione della Corte: i limiti della difesa tecnica

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, quindi, inammissibile. Sul primo punto, i giudici hanno chiarito un aspetto cruciale della difesa tecnica. Il principio giurisprudenziale secondo cui l’omesso avviso dell’udienza al difensore di fiducia integra una nullità assoluta vale solo quando ad essere non avvisato è il difensore dell’imputato stesso.

Nel caso di specie, la lamentela riguardava la mancata notifica della partecipazione da remoto di un altro imputato. La Corte ha stabilito che l’avvocato di un imputato non ha un interesse giuridicamente tutelato a essere informato sulle modalità di partecipazione di un coimputato che non assiste. Il diritto alla notifica è strettamente legato al rapporto di mandato tra l’imputato e il “suo difensore”, come specificato dall’art. 179 c.p.p., e non si estende ai difensori degli altri soggetti processuali.

Valutazione della Prova e Limiti del Giudizio di Legittimità

Anche il secondo motivo è stato ritenuto inammissibile. La Corte di Cassazione ha ricordato che il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti e le prove, ma solo di verificare la logicità e la coerenza della motivazione della sentenza impugnata.

I giudici di merito avevano fondato la condanna su elementi solidi: il riconoscimento certo da parte della polizia giudiziaria basato su video di alta qualità e il collegamento dell’imputata con il complice. Riguardo alla questione dei tatuaggi, la Corte d’Appello aveva già fornito una spiegazione logica: l’ultimo furto risaliva a fine settembre 2022, mentre i tatuaggi erano stati constatati a inizio novembre 2022. Non era quindi possibile escludere che fossero stati realizzati in quel lasso di tempo, e la difesa non aveva fornito prove della loro preesistenza.

Infine, la richiesta di una perizia antropometrica è stata giudicata generica, in quanto la difesa non ha spiegato perché tale prova sarebbe stata decisiva per superare il solido quadro probatorio esistente.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione si articola su due pilastri fondamentali. In primo luogo, sul piano procedurale, la Corte ha interpretato in modo restrittivo le norme sulla nullità, affermando che il diritto a ricevere l’avviso di udienza è strettamente personale e funzionale a garantire la difesa tecnica del singolo imputato. Estenderlo alle modalità di partecipazione di altri coimputati creerebbe un’incertezza procedurale non prevista dalla legge. Il diritto dell’imputato è quello di essere assistito dal “suo difensore”, non quello di monitorare le posizioni processuali altrui tramite il proprio legale.

In secondo luogo, riguardo alla valutazione delle prove, la Corte ha ribadito la sua funzione di giudice di legittimità. Il ricorso non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio nel merito. Le censure sollevate dalla ricorrente (tatuaggi, perizia, dichiarazioni del coimputato) miravano a una diversa ricostruzione dei fatti, già ampiamente e logicamente valutati dai giudici dei gradi precedenti. La motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta completa, coerente e priva di vizi logici evidenti, rendendo le censure della difesa inammissibili.

Le Conclusioni

Con questa sentenza, la Corte di Cassazione consolida due principi importanti. Da un lato, definisce con precisione l’ambito di applicazione delle garanzie difensive nei processi con più imputati, stabilendo che le notifiche relative a un imputato non generano automaticamente diritti o doveri per i difensori degli altri. Dall’altro, riafferma che il ricorso per cassazione non è la sede per contestare l’apprezzamento delle prove operato dai giudici di merito, a meno che non si dimostri un’evidente illogicità o contraddittorietà nella motivazione. La decisione finale di inammissibilità ha comportato la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

L’avvocato di un imputato deve essere avvisato se un coimputato partecipa all’udienza da remoto?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il codifensore di un imputato non ha un interesse giuridicamente tutelato a essere avvisato della partecipazione da remoto di un altro coimputato che non rappresenta. La nullità per omesso avviso si configura solo se a non essere notificato è il difensore dell’imputato direttamente interessato.

La presenza di tatuaggi su un imputato, non visibili nei video del reato, è una prova decisiva per l’assoluzione?
Non necessariamente. Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto non decisiva questa discrepanza, poiché tra la data dell’ultimo reato e quella dell’accertamento dei tatuaggi era trascorso un lasso di tempo sufficiente a farli realizzare. La difesa, inoltre, non aveva fornito prove che dimostrassero l’anteriorità dei tatuaggi rispetto ai furti.

È possibile chiedere una nuova perizia in Cassazione se non è stata ammessa nei gradi precedenti?
No, non è possibile chiedere l’ammissione di nuove prove in Cassazione. Si può solo lamentare la mancata assunzione di una prova decisiva richiesta in appello, ma il ricorso deve spiegare specificamente perché quella prova sarebbe stata determinante per un esito diverso del processo, superando la logicità delle argomentazioni dei giudici di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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