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Difesa d’ufficio e nullità: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per usura a causa di un grave vizio procedurale. A seguito del decesso del legale di fiducia di un imputato, la Corte d’Appello aveva nominato un mero sostituto d’udienza invece di un nuovo e stabile difensore d’ufficio. Questa violazione del diritto di difesa ha comportato la nullità del processo per l’imputato interessato. Il ricorso del coimputato è stato invece dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Difesa d’ufficio: quando la morte dell’avvocato annulla il processo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 2334/2024) ha ribadito un principio fondamentale del diritto processuale penale: il diritto a una difesa tecnica effettiva e continua. Nel caso di specie, il decesso del difensore di fiducia di un imputato ha portato all’annullamento della sentenza di condanna, poiché il giudice non ha provveduto a nominare un nuovo e stabile difensore d’ufficio, limitandosi a designare un sostituto per la singola udienza. Questo caso evidenzia la differenza cruciale tra una sostituzione temporanea e la nomina di un nuovo difensore titolare.

I Fatti del Processo

La vicenda trae origine da una condanna per il reato di usura emessa dalla Corte di Appello di Potenza nei confronti di due imputati. Uno di essi era stato condannato per aver agito come intermediario in operazioni usurarie, mentre il secondo per aver materialmente concesso i prestiti a tassi illeciti. Entrambi gli imputati hanno proposto ricorso per Cassazione, ma con esiti diametralmente opposti.

Il primo imputato ha lamentato, tra i vari motivi, una grave violazione procedurale: il suo avvocato di fiducia era deceduto nel corso del giudizio d’appello e la Corte, pur essendone a conoscenza, non gli aveva notificato nulla e aveva proceduto nominando un semplice sostituto d’udienza. Quest’ultimo, non avendo avuto modo di studiare il caso approfonditamente, non poteva garantire una difesa piena ed efficace.

Il secondo imputato, invece, ha contestato nel merito la sua condanna, criticando la valutazione delle prove da parte dei giudici e l’attendibilità delle dichiarazioni della persona offesa.

Il Ruolo cruciale della Difesa d’ufficio

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del primo imputato, focalizzando la sua attenzione sul tema della difesa d’ufficio. I giudici hanno chiarito che l’intervento di un “sostituto” processuale, previsto dall’art. 97, comma 4, c.p.p., è consentito solo in casi di impedimento temporaneo del difensore titolare (di fiducia o d’ufficio).

Quando, invece, l’impedimento è definitivo, come nel caso del decesso, il giudice ha l’obbligo di nominare un nuovo difensore d’ufficio ai sensi dell’art. 97, comma 1, c.p.p. Questa nomina garantisce la “continuità della difesa”, permettendo al nuovo legale di prendere in carico il mandato, studiare gli atti e preparare una strategia difensiva adeguata. La semplice nomina di un sostituto momentaneo svuota di significato il diritto di difesa, riducendolo a una mera formalità.

Per quanto riguarda il secondo ricorrente, la Corte ha dichiarato il suo ricorso inammissibile. Le sue lamentele sono state ritenute una semplice riproposizione delle argomentazioni già respinte in appello, mascherando una critica di fatto sulla ricostruzione della vicenda, non consentita in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha stabilito che la procedura seguita dalla Corte d’Appello ha integrato una nullità assoluta e insanabile, prevista dall’art. 178, comma 1, lett. c) c.p.p., per violazione dei diritti di assistenza e rappresentanza dell’imputato. L’assenza di un difensore titolare, a seguito del decesso del precedente, e la mancata nomina di un nuovo legale stabile hanno creato una situazione patologica che ha pregiudicato irrimediabilmente le prerogative difensive.

L’obbligo del giudice di nominare un nuovo difensore d’ufficio non è un mero adempimento burocratico, ma una garanzia sostanziale del giusto processo. L’imputato deve essere messo nelle condizioni di avere un difensore che lo assista con continuità e non solo per il tempo di una singola udienza. La decisione del secondo ricorso, invece, si fonda sul consolidato principio secondo cui la Cassazione non può sostituire la propria valutazione dei fatti a quella, logicamente motivata, dei giudici di merito.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza ha annullato con rinvio la condanna del primo imputato, che dovrà essere sottoposto a un nuovo giudizio di appello davanti alla Corte di Appello di Salerno, questa volta nel pieno rispetto delle garanzie difensive. Il secondo imputato, invece, vede la sua condanna diventare definitiva e viene condannato al pagamento delle spese processuali. Questa pronuncia ribadisce con forza che il diritto di difesa è un pilastro del nostro ordinamento e la sua violazione, anche se dovuta a procedure apparentemente minori, può invalidare l’intero processo.

Cosa succede se l’avvocato difensore muore durante un processo penale?
Se l’impedimento del difensore è definitivo, come nel caso del decesso, il giudice ha l’obbligo di nominare un nuovo difensore d’ufficio stabile per garantire la continuità della difesa. Non è sufficiente nominare un sostituto solo per l’udienza.

Perché la sentenza è stata annullata per un solo imputato?
La sentenza è stata annullata per l’imputato il cui diritto di difesa è stato violato a causa della mancata corretta sostituzione del suo avvocato deceduto. Il ricorso del coimputato è stato invece ritenuto inammissibile perché le sue lamentele riguardavano la valutazione dei fatti, non ammissibile in Cassazione, e non presentava vizi procedurali simili.

La nomina di un sostituto d’udienza è sempre illegittima?
No, non sempre. La nomina di un sostituto è legittima e prevista dalla legge (art. 97, comma 4, c.p.p.) ma solo nei casi di impedimento temporaneo del difensore titolare (ad esempio, per una malattia o un altro impegno professionale). Non è una procedura idonea a fronte di un impedimento definitivo come il decesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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