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Dichiarazioni teste irreperibile: quando sono valide?

La Corte di Cassazione annulla una condanna per tentata rapina basata sulle dichiarazioni di una testimone divenuta irreperibile. La sentenza stabilisce che le ricerche per rintracciare il teste devono essere esaustive e includere anche il paese di origine, se noto. Poiché le autorità non hanno effettuato ricerche in Svizzera, le dichiarazioni del teste irreperibile sono state ritenute inutilizzabili, violando il diritto al contraddittorio dell’imputato.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dichiarazioni teste irreperibile: la Cassazione fissa i limiti di utilizzabilità

L’utilizzabilità delle dichiarazioni di un teste irreperibile rappresenta uno dei nodi più delicati del processo penale, poiché mette in tensione il principio di non dispersione della prova con il diritto fondamentale dell’imputato al contraddittorio. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato la necessità di un accertamento rigoroso e non superficiale dell’irreperibilità, annullando una condanna basata su prove acquisite senza le dovute garanzie.

I Fatti del Caso

Un uomo veniva condannato in primo e secondo grado per il reato di tentata rapina ai danni di una cittadina svizzera. La condanna si fondava quasi esclusivamente sulla denuncia-querela sporta dalla persona offesa durante la fase delle indagini, nella quale riconosceva fotograficamente l’imputato.

Al momento del dibattimento, tuttavia, la donna risultava irreperibile. Era emerso che, dopo aver vissuto per un periodo in Italia presso l’abitazione del suo compagno, era tornata in Svizzera a seguito del decesso di quest’ultimo. Le autorità giudiziarie avevano quindi acquisito agli atti del processo le sue dichiarazioni predibattimentali, ritenendo impossibile la sua testimonianza in aula.

La Decisione della Corte di Cassazione e le dichiarazioni del teste irreperibile

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando la violazione delle norme processuali. In particolare, ha sostenuto che le ricerche per rintracciare la testimone erano state del tutto insufficienti. Le forze dell’ordine si erano limitate a cercarla presso l’ex domicilio italiano, senza estendere le indagini al suo noto indirizzo di residenza in Svizzera.

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza di condanna con rinvio per un nuovo giudizio. I giudici supremi hanno stabilito che l’acquisizione delle dichiarazioni rese dalla persona offesa era illegittima, poiché non era stato compiuto ogni sforzo ragionevole per assicurare la sua presenza in aula e garantire così il diritto dell’imputato a controesaminarla.

Le Motivazioni

La Corte ha ribadito che l’utilizzo di dichiarazioni di un teste irreperibile è una deroga eccezionale al principio del contraddittorio, consentita solo in caso di accertata impossibilità di natura oggettiva. Tale impossibilità non può essere presunta, ma deve essere provata attraverso ricerche “esaustive”.

Nel caso specifico, le ricerche erano state palesemente carenti. Pur essendo nota la nazionalità svizzera della donna e il suo probabile ritorno in patria, nessuna attività di ricerca era stata intrapresa al di fuori del territorio nazionale. La Procura aveva a disposizione elementi sufficienti per rintracciarla (come il recapito svizzero), ma non li ha utilizzati.

La sentenza chiarisce i presupposti necessari per poter utilizzare legittimamente le dichiarazioni predibattimentali:
1. Accertamento rigoroso dell’irreperibilità: le ricerche devono essere svolte sia sul territorio nazionale sia all’estero, utilizzando tutti gli strumenti disponibili, inclusa la rogatoria internazionale.
2. Verifica della ragione dell’allontanamento: occorre escludere che il testimone si sia volontariamente sottratto al contraddittorio.
3. Imprevedibilità dell’irreperibilità: la futura assenza del teste non doveva essere prevedibile durante la fase delle indagini.

Poiché il primo e fondamentale presupposto non era stato soddisfatto, la Corte ha concluso che la prova era stata acquisita in violazione di legge, rendendo la condanna invalida.

Le Conclusioni

Questa pronuncia rafforza le garanzie difensive e il principio del giusto processo sancito dall’art. 111 della Costituzione. Una condanna non può fondarsi su una testimonianza che l’imputato non ha avuto modo di contestare in aula, a meno che lo Stato non abbia dimostrato di aver fatto tutto il possibile per rintracciare il testimone. La semplice difficoltà o il dispendio di risorse non giustificano il sacrificio di un diritto fondamentale. La decisione impone agli organi inquirenti un dovere di diligenza massima nelle ricerche dei testimoni, specialmente quando si tratta di cittadini stranieri con legami noti al di fuori dell’Italia.

Quando possono essere usate in un processo le dichiarazioni di un testimone divenuto irreperibile?
Possono essere utilizzate solo a condizione che l’irreperibilità sia stata accertata in modo rigoroso e oggettivo. Ciò richiede che siano state compiute tutte le ricerche possibili e ragionevoli per rintracciare la persona, sia sul territorio nazionale che all’estero, se vi sono elementi per farlo.

Per dichiarare irreperibile un testimone straniero, è sufficiente cercarlo solo in Italia?
No, non è sufficiente. La sentenza chiarisce che se il testimone ha una residenza o legami noti in un altro Paese, le autorità devono estendere le ricerche anche lì, utilizzando gli strumenti di cooperazione internazionale, prima di poterlo dichiarare effettivamente irreperibile.

Cosa succede se le ricerche del testimone sono state incomplete e la sua testimonianza viene comunque usata per una condanna?
Se le ricerche sono ritenute insufficienti, l’acquisizione delle dichiarazioni predibattimentali è illegittima. Di conseguenza, la prova è inutilizzabile e la condanna basata su di essa deve essere annullata, poiché viola il diritto dell’imputato al contraddittorio e al giusto processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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