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Dichiarazioni persona offesa irreperibile: la Cassazione

La Corte di Cassazione conferma una condanna per estorsione aggravata, dichiarando inammissibili i ricorsi degli imputati. Il caso ruota attorno all’utilizzabilità delle dichiarazioni della persona offesa irreperibile, una cittadina straniera tornata nel suo paese d’origine. La Corte stabilisce che, in assenza di precisi elementi di collegamento per una ricerca all’estero, le dichiarazioni predibattimentali sono utilizzabili se corroborate da altri elementi di prova, come in questo caso.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dichiarazioni persona offesa irreperibile: quando sono valide in un processo?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, Sezione Penale n. 769/2025, offre importanti chiarimenti su un tema processuale delicato: l’utilizzabilità delle dichiarazioni persona offesa irreperibile, specialmente quando si tratta di un cittadino straniero che ha lasciato il territorio nazionale. La pronuncia conferma la condanna per estorsione aggravata a carico di quattro imputati, rigettando i loro ricorsi e consolidando un principio fondamentale sulla valutazione delle prove e sull’obbligo di ricerca dei testimoni.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una vicenda di estorsione aggravata ai danni di due persone. Gli imputati erano stati ritenuti responsabili sia in primo grado che in appello. La Corte di Appello di Ancona, con sentenza del 5 aprile 2024, aveva confermato la loro colpevolezza. La difesa degli imputati ha quindi proposto ricorso per cassazione, sollevando diverse questioni di natura procedurale e di merito, incentrate principalmente sulla presunta illegittima acquisizione e valutazione delle dichiarazioni rese dalla persona offesa, la quale era tornata in Cina e si era resa irreperibile.

I Motivi del Ricorso e le dichiarazioni persona offesa irreperibile

I difensori hanno articolato i loro ricorsi su più fronti. In primo luogo, hanno lamentato la violazione degli articoli 512 e 526 del codice di procedura penale. Sostenevano che le dichiarazioni della vittima, rese in fase di indagine, non potessero essere utilizzate in dibattimento perché non erano state esperite tutte le ricerche necessarie per rintracciarla, inclusa l’attivazione di una rogatoria internazionale, nonostante fosse noto il suo recapito telefonico.

Inoltre, la difesa ha criticato la motivazione della sentenza d’appello, ritenendola carente e contraddittoria. Si contestava che le dichiarazioni accusatorie non avessero trovato sufficiente riscontro in altri elementi di prova, dato che le percezioni della polizia giudiziaria si limitavano a osservare i movimenti dei presenti e non il contenuto delle interazioni. Infine, venivano contestate la valutazione delle testimonianze indirette (de relato) e la mancata concessione di circostanze attenuanti, anche alla luce di una recente sentenza della Corte Costituzionale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato tutti i ricorsi inammissibili, fornendo una motivazione chiara e dettagliata su ogni punto sollevato.

Il fulcro della decisione riguarda l’utilizzabilità delle dichiarazioni persona offesa irreperibile. La Corte ha ribadito un principio consolidato: l’obbligo di effettuare ricerche, anche all’estero, per un cittadino straniero divenuto irreperibile non è assoluto. Esso deve essere correlato all’esistenza di “precisi elementi di collegamento” tra il soggetto e il paese di origine. In assenza di tali elementi, come un indirizzo di residenza certo, le ricerche avrebbero un carattere meramente esplorativo e formale, di difficile realizzazione e, pertanto, non esigibile secondo un canone di ragionevolezza. La sola conoscenza di un’utenza telefonica non è sufficiente a imporre l’attivazione di una complessa procedura come la rogatoria internazionale.

La Corte ha inoltre sottolineato che la colpevolezza degli imputati non si fondava esclusivamente sulle dichiarazioni della vittima, ma era supportata da una pluralità di elementi convergenti:
1. Condotte flagranti: Alcuni imputati sono stati colti in flagranza mentre ricevevano il denaro e hanno reagito con violenza contro le forze dell’ordine intervenute.
2. Ammissioni parziali: Un imputato aveva ammesso di essere presente e di aver pronunciato una frase dal chiaro tenore minatorio.
3. Coinvolgimento diretto: Altri imputati sono stati visti ricevere la busta con il denaro o sono stati indicati come coloro che avevano formulato la richiesta estorsiva.

La Corte ha ritenuto inverosimile la versione difensiva secondo cui la somma di denaro fosse un risarcimento per una precedente aggressione, poiché non supportata da alcun elemento di prova. Le dichiarazioni de relato di un testimone, invocate dalla difesa, sono state considerate generiche e irrilevanti perché basate su circostanze apprese “non direttamente”.

Infine, per quanto riguarda le attenuanti, la Corte ha giudicato logica e priva di vizi la decisione della Corte di Appello di escluderle e ha dichiarato inammissibile la richiesta di applicazione della diminuente prevista dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 120/2023, poiché la questione non era stata sollevata correttamente nel giudizio di appello.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce che, nel bilanciamento tra il diritto alla prova e il principio di ragionevolezza, le dichiarazioni rese da una persona offesa straniera, successivamente tornata nel proprio paese e divenuta irreperibile, possono essere legittimamente utilizzate se l’impossibilità di rintracciarla non è dovuta a negligenza degli organi inquirenti e se le sue accuse sono corroborate da altri solidi elementi probatori. La decisione sottolinea come il sistema processuale non imponga attività di ricerca esplorative e di esito incerto, specialmente in contesti internazionali complessi, valorizzando invece la coerenza del quadro probatorio complessivo per fondare un giudizio di colpevolezza.

Quando sono utilizzabili le dichiarazioni rese prima del processo da una persona offesa straniera che poi diventa irreperibile?
Secondo la Corte, tali dichiarazioni sono utilizzabili se le ricerche per rintracciare la persona sono state condotte secondo un canone di ragionevolezza e se le sue accuse trovano riscontro in ulteriori elementi di prova. Non è sempre obbligatorio attivare una rogatoria internazionale in assenza di precisi elementi di collegamento (come un indirizzo certo).

La sola conoscenza del numero di telefono di una persona offesa all’estero obbliga a effettuare ricerche tramite rogatoria internazionale?
No. La sentenza chiarisce che la semplice disponibilità di un recapito telefonico, in assenza di altri elementi che ne suffraghino l’effettivo utilizzo e la localizzazione della persona, non è sufficiente a imporre l’attivazione di procedure complesse e dall’esito incerto come la rogatoria internazionale.

Perché la Corte ha rigettato la richiesta di applicare una circostanza attenuante introdotta da una sentenza della Corte Costituzionale?
La Corte ha dichiarato il motivo inammissibile perché la richiesta di applicazione della specifica attenuante (prevista dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 120/2023 per l’estorsione) non era stata prospettata nel corso del giudizio di appello, né con i motivi principali né con motivi aggiunti. In Cassazione non possono essere sollevate questioni non devolute al giudice del grado precedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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