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Dichiarazioni mendaci: ogni domanda è un nuovo reato

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’utilizzo della medesima documentazione contenente dichiarazioni mendaci per presentare due distinte richieste di “reddito di cittadinanza” configura due reati autonomi e non un fatto unico. La sentenza chiarisce che il reato, di natura istantanea, si perfeziona con ogni singola presentazione della domanda, rendendo irrilevante che il documento falso sia lo stesso. Di conseguenza, è stata esclusa l’applicabilità del principio di “medesimezza del fatto”, pur riconoscendo la continuazione tra i reati.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dichiarazioni Mendaci per il Reddito di Cittadinanza: Ogni Utilizzo è un Reato a Sé

Presentare più domande per ottenere un beneficio economico utilizzando sempre lo stesso documento falso costituisce un unico reato o tanti reati quante sono le domande? A questa domanda ha risposto la Corte di Cassazione con una recente sentenza, la n. 19088/2025, che analizza la natura del reato legato a dichiarazioni mendaci per l’indebita percezione del reddito di cittadinanza.

La Corte ha stabilito un principio fondamentale: il reato si perfeziona ogni volta che la documentazione falsa viene utilizzata per presentare una richiesta, dando così origine a condotte criminali distinte e autonome.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un soggetto condannato con due diverse sentenze per aver indebitamente percepito il reddito di cittadinanza. In entrambe le occasioni, per supportare sia la richiesta iniziale del 2019 sia quella di rinnovo del 2021, aveva utilizzato la stessa dichiarazione sostitutiva, presentata nel gennaio 2021, in cui attestava falsamente di avere un contratto di locazione attivo, requisito che incideva sulla misura del beneficio.

Di fronte al Giudice dell’esecuzione, il condannato aveva chiesto il riconoscimento della “medesimezza del fatto”, sostenendo che, essendo il documento con le dichiarazioni mendaci unico, anche il reato dovesse essere considerato tale. Il giudice, pur respingendo questa tesi, aveva comunque riconosciuto la “continuazione” tra i due reati, rideterminando la pena in senso più favorevole. Non soddisfatto, l’imputato ha presentato ricorso in Cassazione insistendo sull’unicità del fatto.

L’Uso di Dichiarazioni Mendaci e la Pluralità di Reati

Il nucleo della difesa si basava sull’idea che l’atto illecito fosse la creazione e la presentazione della singola dichiarazione falsa del gennaio 2021. Secondo questa visione, il suo successivo utilizzo in due diverse istanze (la prima per il mantenimento del beneficio, la seconda per il rinnovo) non avrebbe dovuto generare due distinti procedimenti penali.

La questione giuridica, quindi, era stabilire se la ripetuta utilizzazione dello stesso documento contenente dichiarazioni mendaci integri un solo reato o più reati, a seconda del numero di richieste presentate.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione del Giudice dell’esecuzione. I giudici hanno chiarito la struttura del reato previsto dall’art. 7, comma 1, del D.L. 4/2019 (normativa istitutiva del reddito di cittadinanza).

Secondo la Corte, questo reato ha carattere istantaneo. Ciò significa che la condotta punibile non è la mera redazione di un documento falso, ma il suo concreto “rendere o utilizzare” al fine di ottenere indebitamente il beneficio. Ogni volta che il documento viene presentato a corredo di una domanda, si realizza e si perfeziona una nuova condotta illecita.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sul principio di offensività. Un documento falso, di per sé, non lede alcun bene giuridico tutelato dalla norma. Diventa penalmente rilevante solo nel momento in cui viene utilizzato per ingannare l’ente erogatore e ottenere un beneficio non spettante. È l’utilizzo, quindi, a costituire il momento consumativo del reato.

Nel caso specifico, il ricorrente ha utilizzato la medesima dichiarazione mendace in due momenti diversi e per due finalità distinte, seppur collegate: prima per il mantenimento del beneficio in corso, poi per la richiesta di rinnovo. Queste due azioni, secondo la Cassazione, rappresentano due distinte condotte punibili. La pluralità di istanze, basate sullo stesso atto falso, esclude categoricamente la possibilità di considerare il tutto come un “medesimo fatto”.

Le Conclusioni

La sentenza n. 19088/2025 offre un’importante lezione pratica: la presentazione di ogni singola domanda per un beneficio pubblico basata su dichiarazioni mendaci costituisce un reato autonomo. Chi utilizza lo stesso documento falso più volte non potrà invocare il principio del ne bis in idem (divieto di essere processato due volte per lo stesso fatto), ma sarà chiamato a rispondere per ogni singola condotta. Sebbene ciò escluda l’unicità del reato, resta aperta la possibilità, come avvenuto in questo caso, di ottenere il più favorevole trattamento sanzionatorio della continuazione, qualora si dimostri che i diversi reati sono stati commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso.

Utilizzare lo stesso documento falso per due diverse richieste di un beneficio è considerato un unico reato?
No. La sentenza chiarisce che ogni utilizzo di un documento contenente dichiarazioni mendaci per presentare una richiesta di beneficio costituisce un reato distinto e autonomo, in quanto la condotta illecita si perfeziona con la presentazione di ciascuna istanza.

Quando si perfeziona il reato di indebita percezione di un beneficio tramite false dichiarazioni?
Secondo la Corte, il reato è di natura istantanea e si perfeziona nel momento in cui la dichiarazione falsa viene “resa o utilizzata” a corredo della richiesta per ottenere il beneficio, e non nel momento in cui il documento viene materialmente creato.

Se le condotte sono considerate reati distinti, è possibile ottenere un trattamento sanzionatorio più favorevole?
Sì. Anche se viene esclusa la “medesimezza del fatto”, è possibile che il giudice riconosca l’istituto della “continuazione” tra i reati, qualora siano stati commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. Ciò comporta la rideterminazione della pena in modo più favorevole rispetto alla semplice somma matematica delle pene previste per ogni singolo reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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