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Dichiarazioni indagato: Inutilizzabili se rese a terzi

La Corte di Cassazione annulla una condanna per furto di energia elettrica. La decisione si fonda sull’inutilizzabilità delle dichiarazioni dell’indagato rese agli ispettori della società elettrica durante un controllo, in quanto raccolte in violazione delle garanzie difensive. Viene stabilito un importante principio a tutela del diritto di difesa nel processo penale ordinario.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dichiarazioni indagato: quando non possono essere usate in giudizio

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale a tutela del diritto di difesa: le dichiarazioni dell’indagato rese nel corso di un’attività ispettiva amministrativa, come un controllo sul contatore dell’energia elettrica, non possono essere utilizzate come prova in un successivo processo penale celebrato con rito ordinario. Questa decisione chiarisce i confini tra l’accertamento amministrativo e l’indagine penale, ponendo un freno all’acquisizione di prove in assenza delle necessarie garanzie difensive.

I Fatti del Caso: Il Furto di Energia e le Dichiarazioni Contestate

Il caso riguarda una donna condannata in primo e secondo grado per furto di energia elettrica. L’accusa si basava sulla scoperta di un allaccio abusivo alla rete pubblica, realizzato per alimentare due locali a lei in uso. Durante il sopralluogo, i tecnici della società erogatrice avevano redatto un verbale di verifica, nel quale riportavano anche le dichiarazioni spontanee della donna. Ella, pur firmando il verbale, aveva dichiarato di non essere a conoscenza dell’allaccio abusivo, poiché i locali erano stati precedentemente utilizzati dal marito, deceduto mesi prima.

La difesa ha impugnato la condanna sostenendo, tra le altre cose, l’inutilizzabilità di tali dichiarazioni, in quanto assunte senza le garanzie previste per una persona già di fatto sottoposta a indagini.

L’Analisi della Corte e le sorti del ricorso

La Corte di Cassazione ha esaminato due principali motivi di ricorso.

La Procedibilità del Reato: Una Questione Risolta

Il primo motivo, ritenuto infondato, riguardava la presunta mancanza della querela. La Corte ha rapidamente chiarito che il furto di energia elettrica, quando aggravato dall’essere commesso su cose destinate a pubblico servizio (come la rete elettrica), è un reato procedibile d’ufficio. Pertanto, l’azione penale non dipende dalla volontà della società fornitrice di sporgere querela.

L’Inutilizzabilità delle Dichiarazioni dell’Indagato

Il secondo motivo, invece, è stato accolto. La Corte ha stabilito che la Corte d’Appello ha commesso un errore nel ritenere utilizzabili le dichiarazioni rese dall’imputata ai tecnici verificatori. Sebbene questi ultimi non siano operatori di polizia giudiziaria, la loro attività ispettiva, nel momento in cui fa emergere indizi di reato, trasforma la persona controllata in un soggetto ‘sospettato’.

Da quel momento, ogni sua dichiarazione deve essere raccolta nel rispetto delle garanzie difensive previste dal codice di procedura penale. In particolare, vige il divieto di testimonianza sulle dichiarazioni rese dall’imputato o dall’indagato nel corso del procedimento (art. 62 c.p.p.), un divieto che si estende anche alle attività amministrative ispettive.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha chiarito che il verbale di verifica dei tecnici costituisce un ‘atto irripetibile’ e può legittimamente entrare nel fascicolo del dibattimento. Tuttavia, il suo utilizzo è strettamente circoscritto alla prova del fatto storico dell’ispezione: l’esistenza dell’allaccio abusivo, le modalità della sottrazione, lo stato dei luoghi e la quantità di energia sottratta.

Il verbale non può, invece, diventare un veicolo per introdurre nel processo le dichiarazioni dell’indagato senza le tutele del caso. Utilizzare tali affermazioni, rese in un contesto informale e senza l’assistenza di un difensore, costituirebbe una violazione del diritto di difesa. Il codice, infatti, protegge la persona sospettata dal rischio che le sue parole, dette in un momento di potenziale confusione o pressione, possano essere usate contro di lei senza un adeguato contraddittorio.

La Corte ha specificato che questa regola vale per il processo celebrato con rito ordinario. La situazione sarebbe diversa nel caso di un giudizio abbreviato, dove l’imputato accetta di essere giudicato sulla base degli atti di indagine, comprese le sue eventuali dichiarazioni.

Poiché nel caso di specie la motivazione della condanna si basava in modo significativo proprio su quelle dichiarazioni (usate per confutare la versione difensiva fornita in seguito dall’imputata), la Corte ha ritenuto che la loro inutilizzabilità minasse la tenuta logica della sentenza impugnata.

Conclusioni: Un Principio di Diritto a Tutela della Difesa

Con questa sentenza, la Cassazione ha annullato la condanna e ha rinviato il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello per un nuovo giudizio. Il nuovo giudice dovrà rivalutare la responsabilità dell’imputata basandosi esclusivamente sulle prove legittimamente acquisite, senza poter tenere in alcun conto le dichiarazioni che ella rese ai verificatori.

Il principio di diritto affermato è chiaro e di grande importanza pratica: nel rito ordinario, le dichiarazioni rese da un soggetto nei cui confronti sono già emersi indizi di reato durante un’ispezione amministrativa sono inutilizzabili. Questa regola garantisce che nessuno possa essere condannato sulla base di parole raccolte al di fuori del contesto protetto dell’interrogatorio formale, riaffermando la centralità del diritto di difesa nel sistema processuale penale.

Le dichiarazioni rese a un ispettore di una società privata da una persona sospettata di un reato sono utilizzabili in un processo penale?
No, in un processo celebrato con rito ordinario, queste dichiarazioni sono inutilizzabili. Il divieto di testimonianza sulle dichiarazioni dell’indagato si estende anche a quelle rese durante attività ispettive amministrative quando emergono indizi di reato.

Il verbale di verifica redatto dall’ispettore è completamente inutile ai fini del processo?
No, il verbale può essere acquisito come prova del fatto storico della verifica, delle modalità di sottrazione dell’energia, dello stato dei luoghi e del contatore, e della quantità di energia sottratta. Tuttavia, non può essere utilizzato per introdurre le dichiarazioni rese dall’indagato.

Il furto di energia elettrica è sempre perseguibile d’ufficio?
Sì, quando è contestata l’aggravante di aver commesso il fatto su cose destinate a pubblico servizio o pubblica utilità, come nel caso di un allaccio abusivo alla rete nazionale, il reato è perseguibile d’ufficio e non necessita della querela della società erogatrice del servizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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