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Dichiarazioni de relato: condanna annullata

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per rapina basata esclusivamente sulle dichiarazioni de relato (per sentito dire) del fratello della vittima, divenuto irreperibile. Poiché la fonte primaria (la vittima) si era sottratta al dibattimento e mancavano altri riscontri, la Corte ha stabilito che tale prova non poteva essere l’unica e decisiva base per la condanna, violando le garanzie del giusto processo. La condanna per lesioni, provata da testimonianza diretta, è stata invece confermata.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dichiarazioni De Relato: Quando la Testimonianza Indiretta Non Basta per Condannare

Una recente sentenza della Corte di Cassazione riafferma un principio cruciale del giusto processo: una condanna non può reggersi unicamente su dichiarazioni de relato fornite da un testimone divenuto irreperibile. Il caso analizzato offre uno spaccato chiaro sulla differenza tra prova diretta e indiretta e sui limiti all’utilizzabilità degli atti raccolti durante le indagini preliminari, specialmente quando manca la possibilità di un esame incrociato in aula.

I Fatti del Caso: Un Processo Basato su un Teste Assente

La vicenda processuale ha origine da un’accusa di rapina e lesioni. In primo grado, l’imputato era stato assolto dal Tribunale. Successivamente, la Corte di Appello, riformando la prima decisione, lo aveva condannato. La condanna si fondava in modo determinante sulle dichiarazioni rese in fase di indagini dal fratello della persona offesa.

Due elementi hanno reso il caso complesso: primo, la persona offesa (la vittima) si era volontariamente sottratta al dibattimento, rifiutandosi di testimoniare. Di conseguenza, le sue dichiarazioni investigative non sono state ammesse come prova. Secondo, il fratello della vittima, unico testimone a carico, era divenuto irreperibile al momento del processo, rendendo impossibile la sua testimonianza in aula. Il giudice di secondo grado aveva quindi deciso di acquisire e utilizzare le sue dichiarazioni predibattimentali ai sensi dell’art. 512 del codice di procedura penale.

La Decisione della Corte di Cassazione sulle Dichiarazioni De Relato

La Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso dell’imputato, arrivando a una decisione divisa: ha confermato la condanna per il reato di lesioni ma ha annullato con rinvio quella per il reato di rapina. La distinzione è fondamentale e risiede interamente nella natura delle dichiarazioni del testimone assente.

Per le lesioni: Il testimone aveva assistito direttamente alla violenza fisica subita dalla sorella. Le sue dichiarazioni erano quindi una prova diretta, ulteriormente supportata da certificati medici e dalle relazioni degli agenti intervenuti.
Per la rapina: Il testimone non aveva assistito alla sottrazione del denaro. Aveva solo riferito ciò che la sorella gli aveva detto, ovvero che durante l’aggressione le erano stati sottratti cento euro. Si trattava, quindi, di dichiarazioni de relato, ossia di una testimonianza indiretta o ‘per sentito dire’.

Le Motivazioni: Il Valore Probatorio della Testimonianza Indiretta

La Corte ha chiarito che, sebbene l’acquisizione delle dichiarazioni del teste irreperibile fosse legittima, il loro utilizzo come prova deve rispettare i principi del giusto processo, sanciti dalla Costituzione e dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).

Il punto centrale della motivazione è che le dichiarazioni de relato, quando costituiscono la base unica e determinante dell’accusa, non possono fondare una sentenza di condanna se non sono assistite da adeguati elementi di controbilanciamento. In questo caso, mancavano totalmente:

1. La fonte primaria: La sorella, ovvero la fonte diretta dell’informazione sulla rapina, non ha mai confermato in un contraddittorio dibattimentale la sua versione dei fatti.
2. Elementi di riscontro: Non esistevano altre prove (testimonianze, documenti, etc.) che potessero confermare la sottrazione del denaro.

In assenza di contraddittorio e di qualsiasi elemento di conforto, utilizzare quella singola testimonianza indiretta per condannare l’imputato per rapina rappresentava una violazione del suo diritto di difesa. Il difetto di credibilità di una prova non assunta in contraddittorio diventava insuperabile.

Conclusioni: Le Garanzie del Giusto Processo

La sentenza ribadisce che il processo penale richiede un elevato standard probatorio. La testimonianza è la ‘regina delle prove’, ma il suo valore dipende dalla possibilità di sottoporla al vaglio del contraddittorio. Quando ciò non è possibile, come nel caso di un testimone irreperibile, l’utilizzo delle sue dichiarazioni predibattimentali è un’eccezione che deve essere maneggiata con estrema cautela. Se tali dichiarazioni sono anche indirette (de relato), non possono, da sole, giustificare una condanna. Questa decisione rafforza le garanzie difensive e ricorda che un verdetto di colpevolezza deve fondarsi su un quadro probatorio solido e verificato, al di là di ogni ragionevole dubbio.

È possibile utilizzare le dichiarazioni rese da un testimone durante le indagini se poi questo diventa irreperibile?
Sì, è possibile ai sensi dell’art. 512 c.p.p., ma solo a determinate condizioni. La sentenza chiarisce che l’irreperibilità deve essere stata imprevedibile al momento delle indagini, deve essere effettiva e non deve derivare da una scelta volontaria del testimone di sottrarsi al processo.

Una condanna può basarsi esclusivamente su una testimonianza “de relato” (per sentito dire) di un teste non esaminato in aula?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che una testimonianza ‘de relato’, proveniente da un testimone non esaminato in dibattimento, non può costituire la base unica o decisiva per una condanna se mancano adeguati elementi di riscontro e garanzie procedurali che compensino l’impossibilità di controesaminare il dichiarante.

Perché la condanna per lesioni è stata confermata e quella per rapina annullata?
La condanna per lesioni è stata confermata perché la testimonianza del fratello era diretta (aveva visto l’aggressione) ed era supportata da altre prove, come i certificati medici. La condanna per rapina è stata annullata perché basata unicamente sulla testimonianza ‘de relato’ dello stesso testimone (gli era stato raccontato della sottrazione di denaro), senza alcun altro elemento di prova a conferma.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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