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Dichiarazioni acquirente stupefacenti: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per spaccio di stupefacenti. La condanna si basava sulle dichiarazioni dell’acquirente stupefacenti, ritenute pienamente attendibili dai giudici di merito. La Suprema Corte ha confermato che tali dichiarazioni sono utilizzabili come prova senza necessità di particolari garanzie, rigettando il motivo di ricorso come manifestamente infondato e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 9 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dichiarazioni dell’Acquirente di Stupefacenti: Quando Fanno Piena Prova?

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale nel diritto penale: il valore probatorio delle dichiarazioni dell’acquirente di stupefacenti. Questa decisione chiarisce come la testimonianza di chi compra la droga possa essere sufficiente a fondare una sentenza di condanna per il venditore, anche in assenza di particolari garanzie.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Bari nei confronti di un individuo, ritenuto colpevole del reato di spaccio di sostanze stupefacenti. La pena inflitta era di 6 mesi e 20 giorni di reclusione, oltre a una multa di 1.333 euro. La decisione era stata successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Bari.

La condanna si fondava in modo determinante sulle dichiarazioni rese da un testimone, ovvero la persona che aveva acquistato la sostanza illecita dall’imputato. L’imputato ha quindi deciso di presentare ricorso per cassazione, contestando proprio l’attendibilità e l’utilizzabilità di tale testimonianza.

Il Motivo del Ricorso: L’affidabilità delle dichiarazioni acquirente stupefacenti

Il ricorrente ha basato la sua difesa su un unico motivo di impugnazione: un presunto vizio di motivazione da parte della Corte d’Appello. Secondo la difesa, i giudici di merito avrebbero errato nel ritenere attendibili le dichiarazioni dell’acquirente di stupefacenti, considerandole sufficienti a provare che la sostanza rinvenuta fosse destinata allo spaccio. In sostanza, si contestava la scelta della Corte d’Appello di fondare il giudizio di colpevolezza sulla testimonianza di una persona direttamente coinvolta nei fatti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. La decisione si basa su due pilastri argomentativi principali.

In primo luogo, il motivo del ricorso è stato considerato meramente riproduttivo di argomenti già esaminati e correttamente respinti dalla Corte d’Appello. La Cassazione non può riesaminare nel merito le prove, ma solo verificare la correttezza logica e giuridica della motivazione.

In secondo luogo, e questo è l’aspetto più rilevante, la Corte ha ribadito un principio consolidato nella sua giurisprudenza: le dichiarazioni rese da un acquirente di modiche quantità di sostanza stupefacente sono pienamente utilizzabili come prova. A differenza di altre figure, come il co-imputato, la testimonianza del semplice acquirente non necessita delle particolari garanzie previste dalla legge (come i riscontri esterni individualizzanti). I giudici di merito hanno fatto buon uso di questo orientamento, valutando correttamente l’attendibilità del testimone nel caso specifico.

Le Conclusioni

L’ordinanza ha conseguenze pratiche significative. Dichiarando il ricorso inammissibile, la Cassazione non solo ha reso definitiva la condanna, ma ha anche applicato l’articolo 616 del codice di procedura penale. Tale norma prevede che, in caso di inammissibilità del ricorso, il ricorrente venga condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

In questo caso, la somma è stata equitativamente fissata in 3.000,00 euro. La decisione sottolinea che presentare un ricorso in Cassazione senza validi motivi di diritto, ma solo per contestare una valutazione di fatto già compiuta correttamente nei gradi precedenti, comporta non solo la conferma della condanna ma anche un’ulteriore sanzione economica. Questo serve a scoraggiare impugnazioni dilatorie o palesemente infondate.

Le dichiarazioni di chi acquista droga possono essere usate per condannare lo spacciatore?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che le dichiarazioni rese dall’acquirente di sostanze stupefacenti sono pienamente utilizzabili come prova per fondare una sentenza di condanna nei confronti del venditore.

La testimonianza dell’acquirente di stupefacenti necessita di garanzie particolari per essere valida?
No. Secondo l’orientamento consolidato della giurisprudenza, a differenza di altre figure processuali, le dichiarazioni dell’acquirente di modiche quantità di droga non richiedono le garanzie o i riscontri esterni previsti dalla legge per essere considerate attendibili.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, determinata equitativamente, in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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