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Dichiarazione mendace: senza firma non esclude il reato

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di una donna condannata per dichiarazione mendace finalizzata a ottenere il reddito di cittadinanza. La Corte ha chiarito che l’assenza di firma sulla domanda non la rende inesistente e quindi non esclude il reato, ma al massimo invalida. Inoltre, ha confermato che il reato sussiste quando il beneficio non è dovuto.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dichiarazione mendace per bonus: reato anche senza firma?

La presentazione di una dichiarazione mendace per ottenere benefici economici dallo Stato, come il reddito di cittadinanza, rappresenta un tema di grande attualità e rigore legale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso peculiare, chiarendo che l’assenza della firma su una domanda non è sufficiente a escludere la responsabilità penale. Vediamo nel dettaglio come i giudici hanno motivato la loro decisione, stabilendo un principio fondamentale sulla differenza tra atto invalido e atto inesistente.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda una cittadina condannata in primo grado e in appello per il reato previsto dall’art. 7 del D.L. 4/2019, per aver fornito false attestazioni al fine di percepire il reddito di cittadinanza. La difesa della donna ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due argomentazioni principali, sostenendo che le sue azioni non integrassero gli estremi del reato contestato.

I Motivi del Ricorso

La difesa ha articolato il ricorso su due punti chiave:

1. Assenza di Sottoscrizione: Il primo motivo di ricorso evidenziava che i documenti presentati per la richiesta del beneficio non riportavano la firma dell’imputata. Secondo la tesi difensiva, questa mancanza avrebbe reso le domande giuridicamente irrilevanti.
2. Mancanza dell’Elemento Soggettivo: Con il secondo motivo, si sosteneva che l’imputata si trovasse comunque nelle condizioni di reddito previste per poter godere del beneficio. Di conseguenza, non vi sarebbe stato l’elemento soggettivo (il dolo) richiesto dalla norma incriminatrice, ovvero la volontà di ottenere un vantaggio ingiusto.

La Decisione della Cassazione sulla dichiarazione mendace

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambe le argomentazioni, dichiarando il ricorso inammissibile in quanto basato su motivi aspecifici e manifestamente infondati. La decisione della Suprema Corte si fonda su principi consolidati in materia di falso documentale e sulla corretta interpretazione della norma che sanziona le false dichiarazioni per l’ottenimento di benefici pubblici.

Le Motivazioni

Atto Invalido vs. Atto Inesistente: La Questione della Firma

La Corte ha affrontato il primo motivo di ricorso richiamando un principio generale enunciato anche dalle Sezioni Unite: il delitto di falso ideologico (art. 479 c.p.) è configurabile anche in presenza di un atto invalido, mentre è escluso solo in caso di atto inesistente.

Un atto è inesistente quando è talmente viziato da non poter produrre alcun effetto giuridico. Un atto è, invece, invalido quando, pur presentando dei vizi, è comunque idoneo a produrre i suoi effetti fino a un eventuale annullamento.

Nel caso specifico, la mancanza della firma sulla domanda non ne ha determinato l’inesistenza. La prova? L’imputata ha effettivamente percepito il reddito di cittadinanza sulla base di quelle domande. Ciò dimostra che gli atti, seppur potenzialmente invalidi, hanno prodotto concreti effetti giuridici. Di conseguenza, non è possibile escludere la rilevanza penale della dichiarazione mendace in essi contenuta.

L’Elemento Soggettivo del Reato

Anche il secondo motivo è stato ritenuto manifestamente infondato. La Corte ha chiarito che il reato di cui all’art. 7 del D.L. 4/2019 si integra quando le false indicazioni sono funzionali a ottenere un beneficio non spettante o spettante in misura inferiore a quella di legge. Le sentenze dei giudici di merito avevano già accertato che, nel caso di specie, la ricorrente non aveva diritto al beneficio per le ipotesi di reato per cui era stata condannata. Pertanto, il fatto che potesse rispettare il solo requisito reddituale non era sufficiente a escludere il dolo, poiché altre dichiarazioni false (come quelle sulla residenza) erano state determinanti per l’ottenimento indebito del sussidio.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce con forza un principio cruciale: la responsabilità per una dichiarazione mendace non viene meno a causa di vizi formali, come la mancanza di una firma, se l’atto ha comunque raggiunto il suo scopo illecito. La distinzione tra atto invalido e inesistente è determinante: solo un atto che non produce alcun effetto giuridico può essere considerato penalmente irrilevante. Questa pronuncia serve da monito sull’importanza della veridicità e completezza delle autocertificazioni presentate alla Pubblica Amministrazione, sottolineando che l’ordinamento giuridico sanziona severamente chiunque tenti di ottenere indebitamente benefici pubblici attraverso false attestazioni, indipendentemente da vizi formali che non ne impediscano l’efficacia.

Una domanda per un beneficio pubblico senza firma è legalmente valida?
No, la mancanza di firma può renderla invalida, ma non ‘inesistente’. Questo significa che può comunque produrre effetti giuridici, inclusa la configurazione di un reato se contiene dichiarazioni false.

Si commette il reato di dichiarazione mendace se mancano i requisiti per il beneficio, anche se la domanda non è firmata?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il reato di falso ideologico è configurabile anche in caso di atto invalido, come una domanda non firmata, purché non sia un atto giuridicamente inesistente. Se la domanda ha prodotto effetti (come l’erogazione del beneficio), la mancanza della firma non esclude la responsabilità penale per le falsità dichiarate.

Se si possiedono i requisiti di reddito, si può essere comunque condannati per false dichiarazioni su altri aspetti (es. residenza)?
Sì. Il reato si configura quando le false indicazioni sono funzionali a ottenere un beneficio non spettante o spettante in misura inferiore. Se una dichiarazione falsa (ad esempio, sul requisito della residenza) è necessaria per ottenere il beneficio, il reato sussiste anche se altri requisiti, come quello reddituale, sono soddisfatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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