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Dichiarazione fraudolenta: prova senza fatture fisiche

Un imprenditore è stato condannato per il reato di dichiarazione fraudolenta per aver utilizzato fatture relative a operazioni inesistenti. Nel suo ricorso alla Corte di Cassazione, ha contestato l’utilizzabilità delle dichiarazioni di un testimone e la mancanza delle fatture fisiche come prova. La Corte ha respinto il ricorso, stabilendo che per la configurazione del reato di dichiarazione fraudolenta è sufficiente la registrazione delle fatture false nelle scritture contabili, non essendo necessaria la loro conservazione fisica. Inoltre, ha confermato la validità della testimonianza, poiché al momento delle dichiarazioni non sussistevano chiari indizi di reità a carico del testimone.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dichiarazione Fraudolenta: Basta la Registrazione Contabile per la Condanna

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 44509 del 2024, ha ribadito un principio fondamentale in materia di reati fiscali: per integrare il delitto di dichiarazione fraudolenta non è necessario il possesso fisico delle fatture false, essendo sufficiente la loro registrazione nelle scritture contabili. Questa decisione chiarisce in modo netto i confini probatori del reato, respingendo le argomentazioni difensive basate su formalismi procedurali.

I Fatti del Caso: Un Sistema di Fatture Inesistenti

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna di un imprenditore, ritenuto responsabile del reato di dichiarazione fraudolenta mediante l’uso di fatture per operazioni inesistenti per le annualità fiscali 2017, 2018 e 2019. L’imprenditore, considerato l’amministratore di fatto delle società coinvolte, aveva utilizzato documenti fiscali emessi da società di diritto rumeno per abbattere il carico fiscale. La condanna, emessa dal Tribunale di primo grado, era stata integralmente confermata dalla Corte d’Appello.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due principali motivi di doglianza:

1. Inutilizzabilità delle dichiarazioni testimoniali: La difesa sosteneva che le dichiarazioni rese dal rappresentante legale delle società rumene, considerate decisive per la condanna, fossero inutilizzabili. A loro avviso, su tale soggetto gravavano già chiari indizi di reità, pertanto avrebbe dovuto essere ascoltato con le garanzie previste per l’indagato e non come semplice persona informata sui fatti.
2. Mancanza di prova e travisamento: Il secondo motivo lamentava che la condanna fosse stata emessa senza la necessaria acquisizione delle copie delle fatture contestate. La decisione dei giudici di merito si sarebbe basata unicamente su deduzioni e analisi svolte in ambito tributario e non su prove concrete acquisite nel processo penale.

La Prova della Dichiarazione Fraudolenta secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso, smontando entrambe le argomentazioni difensive. Sul tema della prova, i giudici hanno affermato con chiarezza l’irrilevanza della conservazione fisica delle fatture. Il reato di dichiarazione fraudolenta, previsto dall’art. 2 del D.Lgs. 74/2000, si perfeziona non solo con la detenzione dei documenti falsi, ma anche e soprattutto con la loro registrazione nelle scritture contabili obbligatorie e il conseguente inserimento dei dati fittizi nella dichiarazione dei redditi. La prova dell’inesistenza delle operazioni, inoltre, non derivava solo dalle annotazioni contabili, ma anche da altri elementi, come la comprovata assenza di operatività delle società rumene emittenti.

Testimonianza e Garanzie Difensive: Quando un Testimone diventa Indagato?

Anche il primo motivo di ricorso è stato respinto. La Corte ha chiarito che, al momento dell’assunzione delle informazioni, non esistevano a carico del dichiarante elementi univoci di responsabilità penale. Anzi, la stessa Guardia di Finanza lo aveva indicato come persona offesa per un altro reato (circonvenzione di incapace) attribuito proprio all’imputato. Per rendere inutilizzabile una dichiarazione, è necessario che sul dichiarante gravino chiari indizi di reità per lo stesso reato o per un reato connesso. Tale condizione, nel caso di specie, non era soddisfatta.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha ritenuto i motivi di ricorso generici e riproduttivi di censure già correttamente respinte nei gradi di merito. La decisione della Corte d’Appello è stata giudicata immune da vizi logici o contraddizioni. La sentenza ribadisce due principi cardine: primo, il reato di dichiarazione fraudolenta si integra con la condotta di registrazione contabile e utilizzo in dichiarazione dei dati falsi, a prescindere dalla materiale detenzione del documento cartaceo; secondo, le garanzie difensive per l’indagato scattano solo in presenza di indizi di reità chiari e specifici, non di semplici sospetti o ipotesi investigative.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia consolida l’orientamento giurisprudenziale in materia di reati tributari, fornendo uno strumento efficace contro le strategie difensive che puntano a sfruttare cavilli formali. Viene sottolineato che la sostanza del comportamento fraudolento, dimostrabile attraverso le registrazioni contabili e altri elementi di prova, prevale sulla forma. La decisione offre anche un importante chiarimento sui presupposti per l’applicazione delle garanzie di cui all’art. 63 del codice di procedura penale, tracciando un confine netto tra la posizione del testimone e quella dell’indagato, a tutela della corretta acquisizione della prova nel processo penale.

Per commettere il reato di dichiarazione fraudolenta è necessario possedere fisicamente le fatture false?
No. La sentenza chiarisce che il reato si perfeziona con la registrazione delle fatture false nelle scritture contabili e il loro inserimento nella dichiarazione dei redditi. La conservazione fisica dei documenti non è un requisito necessario per la configurabilità del reato.

Quando le dichiarazioni di una persona informata sui fatti diventano inutilizzabili in un processo?
Le dichiarazioni diventano inutilizzabili se, al momento in cui vengono rese, esistono già chiari e univoci indizi di colpevolezza a carico del dichiarante per lo stesso reato o per un reato ad esso connesso. In tale situazione, la persona dovrebbe essere sentita con le garanzie previste per l’indagato.

Quali prove possono dimostrare la falsità delle operazioni indicate in fattura?
La prova può derivare da una pluralità di elementi. Nella sentenza in esame, la falsità delle operazioni è stata desunta non solo dall’annotazione delle fatture nei registri contabili, ma anche da prove ulteriori, come la dimostrata assenza di operatività delle società estere che avevano emesso le fatture.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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