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Dichiarazione fraudolenta: no soglia di punibilità

La Cassazione ha confermato la condanna per due amministratori per il reato di dichiarazione fraudolenta. Hanno utilizzato fatture per operazioni inesistenti. La Corte ha stabilito che questo reato non richiede una soglia minima di punibilità, a differenza di altri illeciti tributari, data la sua particolare insidiosità.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Dichiarazione Fraudolenta: la Cassazione conferma la linea dura

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8652 del 2024, si è pronunciata su un caso di dichiarazione fraudolenta, ribadendo principi fondamentali in materia di reati tributari e limiti del giudizio di legittimità. La decisione conferma che l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti è un reato di particolare gravità, per il quale il legislatore ha scelto di non prevedere alcuna soglia minima di punibilità. Questa sentenza offre importanti spunti di riflessione per amministratori e professionisti sulla valutazione del rischio penale in ambito fiscale.

I Fatti alla base della Sentenza

Il caso riguarda due amministratori di una società S.r.l., condannati sia in primo grado che in appello per il reato di dichiarazione fraudolenta previsto dall’art. 2 del D.Lgs. 74/2000. L’accusa era di aver inserito nella dichiarazione fiscale relativa all’anno 2013 elementi passivi fittizi, avvalendosi di due fatture per operazioni oggettivamente inesistenti emesse da un’impresa individuale. L’obiettivo era evadere le imposte sui redditi e l’IVA per un imponibile complessivo di 22.500 euro e un’IVA di 4.950 euro.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Gli imputati hanno presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali e una questione di legittimità costituzionale:
1. Errata applicazione della legge penale: Sostenevano che le operazioni fossero reali, provate da pagamenti tracciabili, e che la mancata registrazione contabile da parte dell’emittente non fosse a loro imputabile.
2. Vizio di motivazione: Criticavano la valutazione delle prove testimoniali da parte dei giudici di merito, proponendo una lettura alternativa dei fatti.
3. Mancata applicazione della non punibilità per particolare tenuità del fatto: Ritenevano che la condotta, per la sua modesta entità, dovesse rientrare nell’ambito dell’art. 131 bis c.p.
4. Incostituzionalità: Sollevavano dubbi sulla legittimità costituzionale dell’art. 2 D.Lgs. 74/2000 per la mancanza di una soglia di punibilità, a differenza di altri reati tributari, ritenendola una violazione dei principi di ragionevolezza e uguaglianza.

La Decisione della Cassazione sulla Dichiarazione Fraudolenta

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili entrambi i ricorsi, confermando integralmente la condanna. I giudici hanno smontato punto per punto le argomentazioni della difesa.

La Questione di Legittimità Costituzionale

La Corte ha ritenuto la questione manifestamente infondata. Ha chiarito che rientra nella piena discrezionalità del legislatore definire le fattispecie criminose. La dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture false è considerata una condotta dotata di una particolare “insidiosità” per gli interessi dell’erario. Questa sua natura giustifica la scelta di punirla a prescindere dal superamento di una soglia, a differenza di reati strutturalmente diversi come l’omesso versamento.

La Valutazione dei Fatti e delle Prove

In merito ai primi due motivi, la Cassazione ha ricordato che il suo ruolo non è quello di un terzo grado di giudizio sul merito. Non può effettuare una nuova valutazione delle prove o sostituire il proprio giudizio a quello, logicamente motivato, dei giudici di primo e secondo grado. Nel caso di specie, le sentenze precedenti si basavano su una “doppia conforme” valutazione di colpevolezza, fondata su elementi convergenti: la testimonianza di una dipendente, la contabilità parallela, le anomalie contabili e la mancata registrazione delle fatture presso l’emittente. I ricorsi si limitavano a proporre una lettura alternativa, inammissibile in sede di legittimità.

L’Esclusione della Particolare Tenuità del Fatto

Anche il terzo motivo è stato respinto. La Corte d’appello aveva adeguatamente motivato l’esclusione della causa di non punibilità, sottolineando la gravità della condotta, che aveva coinvolto una dipendente nella gestione di una contabilità occulta, e la non esiguità del profitto conseguito. La valutazione sulla gravità del fatto è un giudizio di merito che, se ben motivato, non può essere sindacato in Cassazione.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su due pilastri. Il primo è il rispetto della discrezionalità legislativa nella configurazione dei reati tributari. Il legislatore, nel punire la dichiarazione fraudolenta senza soglie, ha inteso colpire un meccanismo fraudolento particolarmente pericoloso, capace di inquinare il sistema economico e fiscale, indipendentemente dall’importo specifico evaso in un singolo atto. Il secondo pilastro è la natura stessa del giudizio di Cassazione, che è un controllo di legittimità e non di merito. I ricorsi che mirano a una rivalutazione delle prove, senza dimostrare un vizio logico manifesto o un travisamento della prova nella motivazione della sentenza impugnata, sono destinati all’inammissibilità.

Conclusioni

La sentenza in esame consolida un orientamento rigoroso in materia di reati fiscali. Insegna che l’utilizzo di fatture false per alterare la dichiarazione dei redditi è una condotta grave, punita indipendentemente dall’importo. Inoltre, sottolinea l’importanza di costruire ricorsi per cassazione su vizi di legittimità concreti e non su mere contestazioni dell’apprezzamento dei fatti operato dai giudici di merito, poiché tali doglianze non trovano spazio nel giudizio davanti alla Suprema Corte.

Il reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture false ha una soglia minima di punibilità?
No, secondo la sentenza, il legislatore ha scelto di punire questa condotta a prescindere dal superamento di una soglia di punibilità, a causa della sua particolare insidiosità per gli interessi dell’erario.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove e le testimonianze del processo?
No, la Corte di Cassazione non può effettuare una nuova valutazione delle risultanze acquisite. Il suo compito è verificare la legittimità e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata, non riesaminare i fatti. Un ricorso che propone una semplice lettura alternativa delle prove è considerato inammissibile.

Quando si può escludere l’applicazione della “particolare tenuità del fatto”?
L’applicazione di questa causa di non punibilità può essere esclusa quando i giudici di merito, con motivazione adeguata, ritengono che la condotta non sia di lieve entità. Nel caso di specie, la gravità è stata desunta dalle modalità dell’azione (coinvolgimento di una dipendente in una contabilità occulta) e dalla non esiguità del profitto del reato (la riduzione dell’imposta dovuta).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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